Dall’idrogeno, che interessa poco al governo Meloni, alle piste ciclabili, che nella cultura della destra al potere sono poco più di un orpello. Passando per una miriade di interventi che potrebbero modernizzare il paese, comprese le borse di studio aggiuntive per la formazione in medicina generale (102 milioni inutilizzati). Sotto il cielo del Pnrr ci sono tanti progetti che, nonostante una ricca dotazione, risultano fermi.

Lo stato di avanzamento è pari a zero. Il bollino è stato apposto dalla relazione semestrale firmata da Raffaele Fitto. Sarà anche colpa del sistema Regis, su cui vengono caricate le informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori, ma agli atti della relazione del governo il quadro è desolante. Palazzo Chigi ha predisposto un decreto ad hoc per migliorare il funzionamento della piattaforma. Fatto sta che uno degli esempi dell’inazione dell’esecutivo è l’immobilismo sul gender gap. Il «sistema di certificazione della parità di genere», che fa capo al dipartimento delle Pari opportunità di Eugenia Roccella, ha a disposizione 10 milioni di euro.

Al 31 dicembre dello scorso anno non è stato speso nemmeno un euro. Eppure l’obiettivo è ambizioso: «Promuovere una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro». Almeno nelle intenzioni. E se in questo caso il plafond è ridotto, altri capitoli presentano una dote più ricca.

Poco idrogeno

I 600 milioni di euro stanziati dal Piano per la «tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale» sono ancora nel cassetto. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, potrebbe dar vita a una serie di iniziative: la valorizzazione di «insediamenti agricoli, fabbricati, manufatti» ma anche di «fabbricati rurali storici e colture agricole». La particolarità, rispetto ad altri casi, è che l’iniziativa farebbe pendant con il modello culturale della destra meloniana, il mondo antico venato di nostalgia fatto di trattori e fattorie.

I progetti selezionati, stando alle informazioni ufficiali, «sono stati 3.856, per un totale di 5.530 beni oggetto di intervento». In teoria. Tema diverso, perché riguarda l’innovazione, ma stessa situazione per la «formazione» e il «miglioramento delle competenze digitali» nell’ambito culturale su cui si potrebbero investire 20 milioni di euro. Se solo si mettesse in moto la macchina. Ma Sangiuliano non è certo da solo. Anzi. Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica può vantare un buon avanzamento della spesa del Pnrr.

Ma deve darsi ancora una mossa su molti fronti, in particolare in materia di idrogeno, la frontiera dell’energia pulita che però non appassiona molto il profilo “atomico”, nel senso dell’attenzione al nucleare, di Gilberto Pichetto Fratin. Il Piano mette a disposizione mezzo miliardo di euro per la realizzazione di 10 hydrogen valleys, «aree industriali con economia in parte basata su idrogeno, per promuovere a livello locale la produzione e l’uso di H2 (idrogeno, ndr) nell’industria e nei trasporti», spiega il sito del Mase.

Altri 300 milioni di euro giacciono inerti mentre potrebbero garantire, tra le varie cose, le «produzione di idrogeno verde e pulito» e le «tecnologie innovative per lo stoccaggio e il trasporto dell’idrogeno e la sua trasformazione in derivati ed elettro-carburanti». Non va meglio per i bei mari della penisola, altro mezzo della narrazione patriottica: al palo i 400 milioni per il ripristino dei fondali.

Ciclabili e turismo

Nell’elenco dei cantieri fermi, a dispetto dei soldi già disponibili, non manca il ministero delle Infrastrutture di Matteo Salvini, campione di lentezza nella spesa del Pnrr. Il Mit deve avviare i lavori, per un totale di 267 milioni di euro, necessari alla realizzazione di ciclovie turistiche per la realizzazione di piste ciclabili intrecciate alla valorizzazione del territorio. E richiamare appunto i turisti.

Del resto, è storia nota la preferenza di Salvini per i maxi-ponti e le opere magniloquenti rispetto a piccoli interventi urbani a favore della mobilità sostenibile. Sul capitolo turismo c’è un portafogli già pronto di 598 milioni di euro per il «miglioramento delle infrastrutture di ricettività attraverso lo strumento del tax credit» che dovrebbe impiegare la ministra Daniela Santanchè.

Finora è stato effettivamente speso appena un milione di euro. La lentezza in materia di sanità chiude il cerchio: il ministero della Salute di Orazio Schillaci ha in cassa 524 milioni di euro direttamente dal Pnrr per la ricerca del Ssn in campo biomedico. La spesa è stata finora di 2 milioni di euro. Con buona pace della retorica sulla ricerca come una priorità, che fa il paio con i 2 milioni (su 80) investiti sul «miglioramento dell’accessibilità dei servizi pubblici digitali».

© Riproduzione riservata