Sarebbe il suo momento, ma di lei non c’è traccia. La ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone sembra essersi volatilizzata: nessuna dichiarazione per rassicurare all’indomani dei 169 mila sms dell’Inps agli ormai ex percettori del reddito di cittadinanza, nessuna informazione precisa su quali strumenti alternativi entreranno in vigore.

Solo una nota è arrivata dal ministero: ieri la ministra ha partecipato a una videocall sulle nuove misure di inclusione insieme ad Anpal e alle Regioni. Il ministero ha assicurato che la «piattaforma Siisl», una app che dovrebbe gestire il supporto per la formazione e il lavoro e incrociare domanda e offerta, «sarà attiva a partire dal primo settembre» e che il ministero sta «seguendo con attenzione il potenziamento della rete territoriale dei Centri per l'Impiego», attraverso i quali dovrebbe passare la presa in carico di chi potrà beneficiare delle nuove misure. 

Chi si trova in condizione di fragilità dovrà invece recarsi presso i servizi sociali per una valutazione sul diritto all’accesso ad un aiuto di 350 euro mensili, che dovrebbe partire sempre a inizio settembre.

Nel frattempo, però, il mese di agosto trascorrerà così e senza ulteriori informazioni: senza reddito di cittadinanza per gli ex beneficiari e senza la possibilità, per chi ne avesse diritto, di rientrare immediatamente in altri strumenti di sostegno.

La ministra sparita

Risposte, per ora, la ministra non sembra intenzionata dare nemmeno alle camere. Calderone, infatti, è stata chiamata dal Movimento 5 Stelle ad un question time urgente sul reddito di cittadinanza ma non ha dato disponibilità a venire in aula, hanno fatto sapere dal gruppo in commissione Lavoro.

La ministra ha preferito intervenire domani al Senato su richiesta del Pd e del Terzo polo ma con una informativa che riguarderà sia il rdc che il salario minimo e senza question time.

Neanche con il presidente dell’Anci, Antonio Decaro è previsto un faccia a faccia. L’associazione dei comuni in questi giorni si è fatta portavoce del malessere dei sindaci, che si sono trovati a far fronte all’esercito dei 169 mila ex percettori del rdc si è riversato per chiedere informazioni o l’accesso ad altre misure. 

«Solo contatti a livello tecnico tra ministero e Anci rispetto ai ritardi e agli elenchi degli aventi diritto», viene fatto sapere. Nessun confronto politico quindi, mentre i tecnici del ministero tentano di risolvere i problemi di coordinamento sorti dopo la cancellazione del reddito e che minacciano di far crescere l’incertezza e la tensione sociale. 

La strategia

Quale sia la strategia del governo sulla cancellazione del reddito, Calderone la aveva spiegata in una delle sue rare interviste ai primi di marzo su Repubblica: «L’occupabile non avrà un sussidio, ma una politica attiva definita anche da un’indennità di partecipazione».

L’idea forte è quella di separare gli occupabili da inserire in un percorso di politiche attive per il lavoro dagli inoccupabili con diritto a un sussidio. Per distinguerli il criterio è che l’occupabile sia ogni percettore di reddito under60, senza figli minori e non disabile.

 Secondo la ministra, infatti, il punto debole del rdc era la presa in carico dei centri per l’impiego e a questo dovrebbe servire questa nuova piattaforma, che però entrerà in attività a partire da settembre e non da quando il reddito è stato cancellato per la prima tranche di beneficiari.

Questo dovrebbe essere il mandato di Calderone, già per 18 anni presidente del consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro e considerata per questo una ministra tecnica. La scelta sul suo nome, però, è stata fatta personalmente da Giorgia Meloni ed è considerata in quota Fratelli d’Italia, nonostante il suo passato molto vicino proprio al Movimento 5 Stelle che ha approvato il reddito. 

Durante il primo governo Conte, infatti, Calderone era in campo per diventare la presidente dell’Inps, con l’appoggio della coppia Luigi Di Maio-Matteo Salvini. Poi nell’istituto di previdenza è diventato presidente Pasquale Tridico, ma a ottenere il posto di consigliere di amministrazione è stato il marito dell’attuale ministra Rosario De Luca, anche lui consulente del lavoro.

Proprio questa ascendenza politica legata al governo Conte 1 ha fatto illudere chi sperava che Meloni non cancellasse il reddito di cittadinanza ma si limitasse a rimodularlo. 

Calderone e De Luca, che si sono sempre mossi in tandem sia a livello professionale che politico, hanno sempre avuto una posizione interlocutoria rispetto al reddito, parlando di «un’ottima intuizione se accompagnata dalla possibilità del sistema di offrire opportunità» e che deve essere mantenuto non solo per le figure fragili e a rischio.

Gli otto mesi di governo di destra, però, sembrano aver portato la ministra a rivalutare le sue posizioni.

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