La mise distintiva del padre era il doppiopetto blu, ma anche Pier Silvio Berlusconi ne ha già una: jeans su giacca di un tono di blu ribattezzato “blu Fininvest” e copiato negli anni da molti dirigenti Mediaset. E, tra i palazzi della politica romana e la sede della rete a Cologno Monzese, l’attesa è di capire se sia arrivato il momento di preparare una nuova discesa in campo.

Dopo i funerali del Cavaliere, infatti, si sono avvertiti, inaspettati, i segnali di una presenza più forte da parte del secondogenito. A partire dalla lettera pubblica ai dipendenti Mediaset. Per poi passare alla rivoluzione “culturale” dei programmi – fuori il trash, dentro l’informazione – su cui Piersilvio ha messo la faccia anche durante la presentazione. Infine con l’insolita lettera al giornale storicamente antagonista del Cav, Repubblica, cui l’ad di Mediaset ha inviato una lettera-ritratto, per correggere quello che era stato pubblicato dal quotidiano.

In cui ha scritto che «sono dipendente dalla fatica fisica», «riservato sì, timido no e parlare con la gente mi dà calore» ma soprattutto «figlio di mio padre». Fino all’ultima comparsa pubblica in campo al primo trofeo Silvio Berlusconi. Certo è che gli ultimi atteggiamenti hanno stupito molti e fatto sperare altrettanti: in particolare chi guarda a Forza Italia come un partito ormai finito, su cui l’ultima croce è stata piantata proprio dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Nella triplice intervista concessa prima di Ferragosto, la premier ha stroncato politicamente l’attuale segretario “traghettatore” e per ora unico candidato al mesto congresso di febbraio 2024, Antonio Tajani. Mai prima era stata manifestata pubblicamente l’irrilevanza politica dell’attuale Forza Italia: il vicepremier azzurro ha scoperto della tassa sugli extraprofitti alle banche in consiglio dei ministri e, per candida ammissione della premier, non gli è stata comunicata prima perché «la questione non doveva girare troppo».

Dopo queste parole, l’agitazione nel partito è cresciuta insieme allo sdegno: come si arriverà al congresso in queste condizioni, ma soprattutto come si farà a superare la soglia del 4 per cento alle Europee e non morire definitivamente.

La minoranza del partito, che fa capo alla capogruppo in Senato Licia Ronzulli, Alessandro Cattaneo e l’indipendente Giorgio Mulè sarebbero all’opera sottotraccia per individuare un candidato da opporre a Tajani. Ma, prima di lanciare qualcuno, andranno chiarite le regole del congresso e quindi se ci sia margine di contesa.

Tutto, però, sarebbe festosamente superato se un Berlusconi Jr. si dimostrasse disponibile: a quel punto, probabilmente, nemmeno servirebbe un congresso.

La squadra di Piersilvio

Certo è che, se davvero un nuovo Berlusconi decidesse di rilevare Forza Italia, sarebbe per azzerarla. Chi lo conosce bene, infatti, racconta che Piersilvio non ama l’attuale classe politica del partito, Tajani compreso, il vecchio monarchico non avrebbe mai convinto l’ad di Mediaset e sarebbe una delle tessere da accantonare. A differenza, invece, degli storici amici del padre: Fedele Confalonieri è rimasto fidato consigliere anche del figlio e con molte idee anche per un programma di rilancio, se questo fosse nelle intenzioni della famiglia. In questo senso un altro nome considerato vicino è quello del saggista e giornalista Paolo Del Debbio, che di Forza Italia è stato uno dei fondatori.

Accanto a lui, Pier Silvio avrebbe poi anche il direttore generale dell’informazione Mediaset, Maurizio Crippa, e l’amministratore delegato di Publitalia, Stefano Sala.

Due persone di cui si fida professionalmente e che sono state a suo fianco nell’impegno di gestire l’azienda di comunicazione di famiglia. Di loro Pier Silvio, che di carattere è sì aperto (come si descrive nella lettera a Repubblica) ma nelle amicizie viene descritto come «volubile», con pochissime persone in cui confidare. Tra queste a potergli dare qualche utile consiglio sulla comunicazione ci sarebbero anche Maria De Filippi, decana dei programmi Mediaset e seduta in seconda fila dietro la famiglia al funerale di Berlusconi, e Alfonso Signorini, giornalista e altro volto del biscione.

Il tema, però, sarebbe su quali fondamenta ricostruire un progetto politico e una delle maggiori influenze potrebbe essere esercitata dal governatore ligure Giovanni Toti.

Uscito dai principali partiti del centrodestra e dalla stessa Forza Italia per costituire una sua forza politica, Toti ha comunque mantenuto un rapporto stretto col secondogenito del Cav, che da anni risiede con la famiglia proprio in Liguria, a Portofino. La moglie, Siria Magri, è poi anche condirettore di Videonews, la testata giornalistica di Mediaset che cura i programmi di informazione.

La bad company

Del resto, è stato proprio un sondaggio Winpoll commissionato e reso noto dal Tg5 a far riprendere quota alla pazza idea Pier Silvio: il 68 per cento degli elettori di Forza Italia lo considera l’erede di Silvio in politica.

Tuttavia, siamo ancora al livello della fantapolitica. Di concreto, ad oggi, ci sono i 90 milioni di fideiussioni garantite dalla famiglia Berlusconi sui debiti del partito. Da chi è vicino alla famiglia -  soprattutto alla primogenita Marina che al Cavaliere è stata forse la più legata e più ha patito i suoi guai giudiziari – trapela il concetto molto aziendalista che FI sia «una bad company in via di dismissione». Un costo, insomma, più che un vantaggio. Anche in questo senso si spiegherebbe il poco tatto di Meloni nei confronti di Tajani, che pure è sempre stato il più accomodante tra i due vicepremier. Eppure, come in ogni strategia aziendale, le ipotesi su carta possono essere più di una: da un lato la semplice progressiva dismissione di un asset non più utile; dall’altro una volontà rifondativa, da zero però. Anche perchè, spiega una fonte vicina a Mediaset, non è solo Marina ad avere un filo diretto con Meloni, «ma anche Pier Silvio con lei dialoga». E, forse, riflette.

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