Per la prima volta Paolo Signorelli, il portavoce del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha deciso di parlare con la stampa da quando sono state pubblicate alcune sue chat antisemite intrattenute con Fabrizio Piscitelli, narcotrafficante e ultrà neofascista della Curva Nord laziale.

«Ho deciso di dimettermi da portavoce del ministro Lollobrigida. L'ho fatto per me e per la mia famiglia, per non danneggiare il governo. Non voglio fare assolutamente la vittima, ma è giusto per tutti che ora mi faccia da parte», ha detto Signorelli in un’intervista rilasciata al Foglio.

L’uomo di Lollobrigida si era autosospeso lo scorso 7 giugno con il ministro che lo aveva anche difeso in una nota: «Sono certo sia distante anni luce da quanto riportato nella conversazione e confido possa smentirla al più presto».

Oggi Signorelli non vuole parlare di quelle dichiarazioni. «Era un'altra fase della mia vita, quello era un altro Paolo: sono notizie che parlano di un tempo lontano a cui non faccio riferimento e in cui non mi riconosco in nessun modo», dice Signorelli. «Il passato non si rinnega, anche se si commettono errori. Ma da persona matura non sono più vicino ad ambienti che per tanti motivi ho frequentato».

Uno dei motivi è sicuramente il nonno, esponente di estrema destra e tra i fondatori del centro studi Ordine nuovo. «Sono un ex calciatore, vengo da una storia famigliare che non rinnego e pur rimanendo un tifoso della Lazio da anni non vado in curva», ha detto Signorelli.

«Questa bufera mi impedisce di continuare a fare il mio lavoro, così ho rassegnato le dimissioni che il ministro ha accettato. Lo ringrazio per la vicinanza alla mia famiglia e la conferma della stima nei miei confronti. Ringrazio Giorgia Meloni, Arianna e tutti coloro i quali ho avuto il piacere di lavorare».

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