C’era un tempo, non troppo remoto, in cui il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida parlava del boss Diabolik come di una «storia sportiva» omettendo tutto il resto che riguardava Fabrizio Piscitelli, detto, appunto, Diabolik. Ma andiamo con ordine. E partiamo da alcune chat, concentrato di neofascismo, criminalità romana e mondo ultrà. In sintesi questo sono i dialoghi tra Paolo Signorelli, capo ufficio stampa del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, e Fabrizio Piscitelli, conosciuto da tutti come Diabolik, il capo degli Irriducibili ucciso in pieno stile mafioso al Parco degli Acquedotti il 7 agosto del 2019. Insulti antisemiti: «Mortacci loro e degli ebrei». Lodi ai terroristi neri, tra cui Luigi Ciavardini tra gli stragisti di Bologna: «Onore a loro». Frasi contro giornalisti di origine ebraica: «Che ha detto quel porco di Gad Lerner?».

E tanto altro, come per esempio la gioia per l’assoluzione di un narco albanese. Signorelli è nero di famiglia: il nonno Paolo è stato nel Movimento sociale italiano e poi ai vertici di Ordine nuovo, il gruppo eversivo sospettato di aver partecipato agli attentati organizzati per destabilizzare l’Italia a partire dal 1969.

Il contenuto delle conversazioni, depositate in un processo in corso e divulgato da Repubblica, conferma il rapporto già noto tra Signorelli e il narco ultras Piscitelli, a capo di una banda coinvolta in inchieste giudiziarie condotte dalla procura antimafia di Roma sul traffico di droga. Il caso Signorelli è un doppio problema per Giorgia Meloni. Perché il passo falso questa volta viene dalla cerchia più fedele, quella familiare, che ben conosceva la storica amicizia tra Diabolik e Signorelli: nata tra gli Irriducibili e proseguita fino all’uccisione del boss.

Lollo e i funerali di Diabolik

Tuttavia, Lollobrigida, ministro cognato della premier, non abbandona al proprio destino il suo collaboratore. È lo stesso Lollobrigida che nelle vesti di capogruppo di FdI alla Camera aveva polemizzato con il questore di Roma, colpevole di aver vietato i funerali pubblici per Piscitelli “Diabolik”, una prassi quando si tratta di figure di peso della criminalità organizzata. «Incomprensibile non permettere ai suoi amici di partecipare come desiderano al funerale. Non sembrano esserci motivi di ordine pubblico che possano giustificare un provvedimento di questa natura. Semmai forse il rischio è il contrario, con una inutile esasperazione degli animi della tifoseria laziale legata alla storia sportiva di Fabrizio Piscitelli, e non certo alle altre vicende. Spero in un ripensamento del questore». Innanzitutto colpisce la sottovalutazione della figura di Piscitelli da parte di un dirigente del partito che predica legge e ordine: Lollobrigida ne tratteggiava il profilo «sportivo» omettendo il suo ruolo da ras del narcotraffico nella capitale.

Le date, poi, rivelano molto. Signorelli chattava con Diabolik nei mesi prima dell’agguato che è costato la vita a quest’ultimo. Il collaboratore di Lollobrigida all’epoca era già in contatto con Fratelli d’Italia. Una vicinanza che gli ha permesso, due anni più tardi, di entrare nello staff di Lollobrigida e al contempo di seguire la comunicazione per la candidatura a sindaco di Enrico Michetti.

Intanto Signorelli si è autosospeso dall’incarico in attesa di «chiarire il contenuto delle chat». Un’autosospensione che non vuol dire però dimissioni. Anzi, Lollobrigida ha preso le sue difese: «Sono certo sia distante anni luce da quanto riportato nella conversazione e confido possa smentirla al più presto». Sarà interessante capire come farà Signorelli a smentire sé stesso.

Meloniani irriducibili

Oltre agli insulti antisemiti e ai legami con neofascisti, di Signorelli preoccupano i rapporti con la criminalità. Per ora il fedelissimo di Lollobrigida ha solo detto di non riconoscersi in quelle chat. Ma intanto dovrebbe spiegare perché con Diabolik gioiva per l’assoluzione di Elvis Demce, spietato e violento narcotrafficante capace di cavare un occhio a mani nude a una vittima durante un pestaggio. Demce è uno dei tanti che hanno composto la batteria degli albanesi di cui Piscitelli si serviva e che ospitava anche in curva Nord.

Tra i seggiolini blu dell’Olimpico, Piscitelli intratteneva rapporti e affari con i narcos e il clan camorristico di Michele Senese, che da anni controlla la capitale. Ancora oggi durante le partite è presente uno stendardo dedicato a Diabolik. Quel “mondo di sotto” spesso si intreccia con il “mondo di sopra” della politica. Alle ultime elezioni capitoline, infatti, a tentare la fortuna per un posto da consigliere con Fratelli d’Italia è stato Francesco Cuomo, ultrà anche lui con un passato tra le fila della Banda Noatri, un gruppo neofascista nato dalla costola degli Irriducibili e sciolto nel 2005. Signorelli aveva già un ruolo di vertice dentro la campagna elettorale: scelto come capo ufficio stampa del candidato sindaco di Fratelli d’Italia.

Prima di Signorelli, tuttavia, Fratelli d’Italia aveva dovuto fare i conti con il caso di Marcello De Angelis, che si è dimesso da responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio governata dal meloniano Francesco Rocca. De Angelis, tra i fondatori di Terza posizione (condannato a 5 anni per banda armata), ha lasciato in seguito a un post su Facebook in cui in concomitanza del 2 agosto contestava duramente l’esito dei processi sulla strage di Bologna, difendendo gli ex Nar condannati in via definitiva. Tra loro c’è Luigi Ciavardini, «il Ciavarda», per usare le parole di Signorelli, che al boss Diabolik degli ex terroristi neri diceva: «Onore a loro». Ma per il ministro Lollobrigida è tutto normale. Come quando parlò di sostituzione etnica.

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