È arrivato il giorno della verità: il parlamento ha concluso la votazione sui consiglieri d’amministrazione della Rai: alla Camera sono stati eletti Roberto Natale (con i voti di Avs e M5s) e Federica Frangi, su cui si sono concentrati i voti del centrodestra.

Al Senato la scelta è caduta, secondo i pronostici, su Antonio Marano per il centrodestra e Alessandro di Majo in quota Cinque stelle, votato anche da Sinistra italiana e Verdi.

Il Pd dopo la riunione congiunta di mercoledì sera ha deciso per l’Aventino e non ha partecipato al voto.

Gelo Pd-M5s

Il centrodestra ha rinunciato al tiro mancino che i numeri alla Camera e al Senato, combinati con l’assenza del Pd, gli avrebbero permesso: Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia avrebbero avuto la forza di indicare un altro candidato, ma hanno scelto di non farlo, indice secondo alcuni di un accordo di desistenza con Giuseppe Conte.

Nel campo largo si rincorrono le letture contraddittorie che però paradossalmente prendono spunto dallo stesso documento firmato in agosto. Per il Pd a tradire è stato il Movimento, mentre i Cinque stelle difendono la loro posizione motivando la partecipazione al voto con la necessità di controllare l’operato della maggioranza.

Se Angelo Bonelli dei Verdi non usa mezzi termini e dichiara «morto» il campo largo, Conte si difende dalle accuse di collaborazionismo accusando gli ormai ex alleati del Pd: «Chi non vuole occupare le poltrone in Rai dica ai suoi “uscite fuori dalla Rai e abbandonate le poltrone”». Per Conte i tempi erano troppo stretti per aspettare la riforma: «La riforma della governance Rai non si può fare in tempi rapidi. E nel frattempo cosa facciamo? Rimaniamo senza cda? Lo lasciamo quindi a Giorgia Meloni e alle forze di maggioranza? Il Cda non è una poltrona», arriva a dire l’ex premier.

Dal Movimento giurano che lasceranno la Vigilanza quando si tratterà di votare il nome, ma tutto sommato vivono la mattinata come una vittoria: «Non possiamo buttare il bambino con l’acqua sporca, abbiamo ottenuto l’apertura alla riforma, abbiamo ottenuto la garanzia dell’incardinamento, che altro avremmo dovuto desiderare?».

Dalle parti del Nazareno non la vedono alla stessa maniera. Il gelo tra i due leader è tangibile anche alla consegna delle firme per il referendum sull’autonomia differenziata in piazza Cavour. Elly Schlein rivendica che la posizione coerente è la sua, quella dell’Aventino, da mettere in campo contro la rottura del patto di tutto il resto del campo largo a parte Iv e Azione: «La maggioranza in vigilanza ha dichiarato di votare un Cda perché duri 3 anni: questo vuol dire che la riforma necessaria della Rai viene rinviata al duemilamai. A questo noi non ci pieghiamo».

Fiamma magica

La destra intanto guarda con serenità ai prossimi passi, ansiosa di lasciarsi alle spalle il limbo degli ultimi mesi e di completare la presa di controllo su viale Mazzini. Frangi è espressione della fiamma magica, e ha scalzato Valeria Falcone, che non dispiaceva ai colonnelli meloniani di viale Mazzini.

Su Marano pende la spada di Damocle del suo incarico in Milano-Cortina e c’è chi già evoca ricorsi che esplicitino il suo conflitto d’interesse. Era la carta di Alessandro Morelli e ha dalla sua questione dell’età, che gli permetterebbe di conquistare la presidenza ad interim in caso Agnes non sia eletta. La lettura che circola è anche che Matteo Salvini lo abbia preferito ad Alessandro Casarin per avere a sua disposizione un tessitore espero di viale Mazzini, pronto al bisogno a giocare con la malizia necessaria.

Ma ora lo sguardo corre ai prossimi passi. Giovedì mattina il ministro dell’Economia  – azionista principale del servizio pubblico – ha proposto i suoi due nomi al cdm, Giampaolo Rossi e Simona Agnes. Venerdì 27 settembre il Consiglio dei ministri dovrebbe approvarli, poi si attende la convocazione dell’assemblea dei soci. Successivamente si passerà al voto in Commissione vigilanza, in cui si potrà valutare la posizione del M5s.

Ad Agnes attualmente mancano due voti per la conferma della presidenza: Conte può fornirli. Secondo i maliziosi in area dem per puntare alla direzione di Rainews o addirittura del Tg3. A questo punto, con la fiducia tra alleati in frantumi, tutto è possibile.

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