È composta da 109 articoli la legge di Bilancio, depositata in Senato il 30 ottobre, con due settimane di ritardo rispetto all’approvazione in Consiglio dei ministri: un rinvio su cui hanno pesato le tensioni nel governo, in particolare tra Lega e Fratelli d’Italia. Nel testo della manovra, su cui la maggioranza non ha intenzione di presentare emendamenti, ci sono capitoli dedicati alla sanità, alle pensioni, alla famiglia, alla revisione della spesa.

Tra le novità c’è il bonus asilo nido per i nuovi nati con un fratello under 10, ma anche l’addio all’Iva al 5 per cento sui prodotti per l’infanzia e l’igiene femminile. Per comuni e regioni è prevista una spending review da 350 milioni l’anno. In questo articolo vediamo cosa cambia in tema di sanità, dalle misure per ridurre le liste d’attesa alle modifiche nella distribuzione dei farmaci.

I farmaci generici

Nelle prime bozze della legge era previsto che i farmacisti ricevessero un incentivo dallo stato, pari a 28 centesimi a scatola, per vendere i medicinali generici al posto di quelli di marca. Nell’ultima stesura della manovra la misura è sparita, sostituita da una quota premiale di 10 centesimi sui farmaci a brevetto scaduto (sia equivalenti che di marca). Lo stato spenderà sempre 100 milioni di euro, ma i farmacisti non saranno spinti a prescrivere prodotti meno cari e comunque efficaci.

I fondi

La manovra presenta numeri lontani da quelli auspicati dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che puntava a 4 miliardi aggiuntivi per il sistema sanitario nazionale. Per il 2024 ci saranno 136 miliardi nel fondo, cioè circa 3 miliardi in più rispetto a quelli stanziati dal governo Draghi e confermati lo scorso anno.

Dato che 2,4 miliardi (circa l’80 per cento) andranno ai rinnovi contrattuali 2022-2024 del personale medico e sanitario, alle regioni resteranno poco più di 600 milioni di euro. Ai 3 miliardi di stanziamento aggiuntivo vanno aggiunte anche le risorse del Pnrr e i 300 milioni riconosciuti alla regione siciliana. Il fabbisogno sanitario nazionale verrà poi incrementato di 4 miliardi nel 2025 e di 4,2 dal 2026.

Le liste d’attesa

Buona parte di questi soldi sono destinati a un solo obiettivo, abbattere i tempi lunghi per esami e visite specialistiche. Per farlo, il governo aumenta le tariffe orarie degli straordinari del personale sanitario e consente di comprare più prestazioni da privati convenzionati. Le regioni avranno 280 milioni di euro per pagare gli straordinari ai medici, che varranno 100 euro l’ora e non più 60, e agli infermieri, che saliranno a 60 euro.

I sindacati dei camici bianchi hanno già bocciato la misura, perché con la carenza di organico non riescono a lavorare di più. Sono stati stanziati 250 milioni per il 2025 e 350 dal 2026 per potenziare l’assistenza territoriale, con riferimento a nuove assunzioni, ma le risorse non sono sufficienti. Anche perché il governo non intende togliere il vecchio tetto di spesa sul personale sanitario.

Più spazio ai privati

Un’altra norma pensata per smaltire la domanda di cure che le strutture pubbliche non riescono a soddisfare riguarda l’aumento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie dai privati, cioè dalle cliniche convenzionate. Schillaci ha parlato di una mossa necessaria anche perché, con l’approvazione dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza), le tariffe si sono alzate.

Farmaci in farmacia

Nella legge di Bilancio ci sono anche norme per la rideterminazione dei tetti della spesa farmaceutica e modifiche ai metodi di distribuzione dei medicinali. Il tetto per gli acquisti diretti sale dall’8,2 all’8,6 per cento, mentre quello per la convenzionata scende dal 7 al 6,7 per cento. È ancora incerta la sorte dei produttori di dispositivi medici, che attendono lo stanziamento per superare la norma sul payback.

Ma il cambiamento più immediato per i pazienti riguarda la distribuzione dei farmaci ospedalieri. Se fino ad ora alcuni medicinali si potevano ritirare solo nelle strutture sanitarie, dall’anno prossimo saranno disponibili anche nelle farmacie, rendendo più semplice e comodo il ritiro. L’Aifa ha tempo fino al 30 marzo 2024 per aggiornare il relativo prontuario e stabilire i farmaci interessati.

Una norma per gli stranieri

Per i cittadini di paesi extra Ue residenti in Italia si prevede la possibilità di usufruire della sanità pubblica versando un contributo di 2mila euro annui, con un adeguamento al rialzo rispetto alla normativa del 1998. L’importo del contributo, che il ministro Schillaci nega sia una «tassa per extracomunitari», è ridotto per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio e per quelli collocati alla pari.

L’esborso non riguarda tutti gli stranieri iscritti obbligatoriamente al servizio sanitario nazionale – come i lavoratori con permesso di soggiorno o i minori non accompagnati – ma alcune categorie che possono iscriversi in via volontaria per ottenere le cure nel periodo di permanenza: è il caso di diplomatici, volontari e familiari ricongiunti ai propri cari.

Non scappate in Svizzera

C’è poi una tassazione speciale a carico dei lavoratori frontalieri che usufruiscono del servizio sanitario nazionale: la «quota di compartecipazione», stabilita dalla regione di residenza, oscillerà tra un minimo del 3 e un massimo del 6 per cento del salario percepito in Svizzera. Il ricavato andrà a beneficio del personale medico delle aree di confine, come trattamento accessorio «in misura non superiore al 20 per cento dello stipendio».

Questo contributo mira a sostenere la sanità delle regioni e delle province che confinano con la Svizzera (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Alto Adige) e a rendere più appetibili i salari di medici e infermieri che da quelle regioni fuggono, attratti dagli stipendi più alti offerti dalla Confederazione elvetica.

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