Reintrodurre il reddito di cittadinanza per colmare i vuoti lasciati dalla decisione del governo Meloni di sostituire la misura con l’assegno d’inclusione (Adi) e il supporto per la formazione e il lavoro (Sfl). È la proposta che arriva dalla Sicilia, dove uno dei settanta deputati dell’Ars ha depositato un disegno di legge che punta a creare l’Rrdc, il reddito regionale di cittadinanza.

Fin qui nulla di particolare, se si considera che il Meridione resta una delle aree più povere d’Europa e l’isola negli anni è stata la seconda regione per numero di beneficiari. Le cose cambiano quando si scopre che a sostenere l’iniziativa è Forza Italia.

Il ddl, come verificato da Domani, è stato presentato a inizio giugno da Luisa Lantieri, deputata giunta alla terza legislatura e attuale vicepresidente dell’Ars. Originaria della provincia di Enna, Lantieri è una politica di lungo corso – l’ingresso all’Assemblea regionale siciliana risale al 2012 con Grande Sud di Gianfranco Miccichè, per poi essere rieletta cinque anni dopo con il Pd e infine, nel 2021, approdare ufficialmente in Forza Italia – ma nel suo curriculum figura anche l’impiego da ispettrice del lavoro.

«Lungi dal configurarsi come misura di carattere meramente assistenzialistico, il reddito di cittadinanza ha dato sostegno ai nuclei familiari in difficoltà», si legge nella relazione che accompagna il ddl. Scorrendo il documento sembra di essere davanti a una proposta del Movimento 5 stelle, che in Sicilia è all’opposizione, e invece a smentire quello che per anni a livello nazionale è stato un cavallo di battaglia del centrodestra è una componente della maggioranza che sostiene il governo guidato da Renato Schifani.

«L’Rdc risponde a diversi principi consacrati a livello internazionale», continua la relazione, in cui si fa riferimento alla Carta sociale europea del Consiglio d’Europa, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, i principi raccolti nel cosiddetto Pilastro europeo dei diritti sociali, fino a recenti pronunciamenti del Consiglio europeo e dell’Europarlamento.

«Attraverso l’Rdc, il nostro Paese si è allineato alla maggioranza dei Paesi europei, nei quali sono previsti da molti anni strumenti universalistici di contrasto della povertà. Nel valutare l’efficacia dimostrata finora dal RdC, occorre considerare che l’attuazione della misura ha inevitabilmente risentito della crisi pandemica», continua la deputata forzista in una difesa che probabilmente farebbe invidia anche al più irriducibile dei grillini.

A sostegno della proposta di varare un reddito di cittadinanza specifico per la Sicilia, impegnando il governo a stanziare annualmente 200 milioni di euro, Lantieri ricorda come l’Adi e l’Sfl, con i tanti paletti introdotti per poter accedere ai sussidi, abbiano ristretto la platea dei percettori. «Il governo insediatosi nell’ottobre 2022 ha immediatamente dato avvio a un’azione di drastico ridimensionamento delle misure di sostegno al reddito», si afferma nella relazione.

Il rapporto Inps

La tesi nei giorni scorsi ha trovato conferma in un rapporto dell’Inps in cui viene fotografata la situazione sei mesi dopo l’introduzione di Adi ed Sfl e l’archiviazione definitiva del reddito di cittadinanza.

Tra gennaio e giugno, in Sicilia sono 145.250 i nuclei familiari (poco più di 387mila persone) che hanno avuto accesso a un assegno di inclusione, la misura riservata alle famiglie che abbiano almeno un componente con disabilità, minore, over 60 o seguito dai servizi sociali. L’importo medio dell’assegno è stato di 635 euro.

Per quanto riguarda il supporto per la formazione e il lavoro – contributo della durata massima di dodici mesi e destinato alle singole persone di età compresa tra 18 e 59 anni che dimostrino il possesso di requisiti stringenti, a partire da un Isee non superiore a 6mila euro annui – in Sicilia, tra settembre 2023 e giugno 2024, sono stati 17.217 i percettori.

L’isola, così come accadeva con l’Rdc, si conferma la seconda regione del Paese per numero di beneficiari. Una condizione di povertà che sostanzialmente non è mutata negli ultimi anni, anche per via di un tasso di disoccupazione che secondo l’Istat tra il 2022 e il primo trimestre del 2024 è passato solo dal 16,9 al 15,9 per cento considerando la popolazione compresa tra 15 e i 64 anni.

A cambiare, invece, è il numero di persone che oggi vengono aiutate: nel 2022, l’anno in cui il parlamento nazionale ha votato l’abolizione dell’Rdc, in Sicilia erano più di 285mila le famiglie che percepivano il reddito di cittadinanza, per un totale di oltre 685mila individui. Il numero superava le 711mila unità tenendo conto anche dei percettori della pensione di cittadinanza.

Risorse regionali

«La presente proposta di legge regionale è stata redatta – si legge nella relazione del ddl presentata da Lantieri – nella piena consapevolezza che le risorse del bilancio della Regione sono da sole insufficienti a garantire un sostegno al reddito a tutte le famiglie in difficoltà private di qualsiasi aiuto dalle politiche governative. Senza alcuna pretesa che la Regione si sostituisca allo Stato nell’affrontare quella che è a tutti gli effetti un’emergenza nazionale – continua l’esponente di Forza Italia – la proposta prevede che l’amministrazione garantisca un sostegno ai nuclei, che tra tutti quelli esclusi dall’assegno di inclusione in forza dell’assenza di componenti tutelati versano nelle condizioni di maggiore difficoltà».

Il ddl, però, è ancora più ambizioso: «La proposta non manca di impegnare la Regione a un’attenta ricognizione di tutte le risorse a sua disposizione, comprese quelle derivanti da fonti finanziarie nazionali ed europee per raggiungere l’intera platea di nuclei precedenti beneficiari dell’Rdc, affinché – conclude Lantieri – non sia lasciato indietro nessuno».

Adesso bisognerà capire che sorte avrà il disegno di legge, se il suo iter, che al momento lo vede assegnato alla commissione Servizi sociali, proseguirà fino ad arrivare in Aula o se invece verrà lasciato in soffitta, evitando imbarazzi nel centrodestra tra Palermo e Roma.

In ballo, sulla carta, potrebbe esserci anche la possibilità di accaparrarsi una fetta di consenso elettorale nell’unica regione in cui, alle ultime Europee, Forza Italia si è affermata primo partito, superando anche Fratelli d’Italia. E staccando, di gran lunga, anche i cinquestelle, coloro che il reddito di cittadinanza lo hanno concepito e provato a difendere.

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