Il 19 marzo del 2022 sedici migranti sono stati intercettati in territorio albanese dalle forze di polizia nazionali. Caricati e trasportati a un’ora di distanza in un luogo vicino a Kakavia, punto di confine a sud con la Grecia, non sono stati registrati dalle autorità albanesi né è stata data loro la possibilità di fare richiesta di protezione internazionale.

Uno dei migranti intercettati ha anche denunciato di essere stato «preso a calci» dagli agenti albanesi. Una volta arrivati lungo il confine, verso sera, la polizia albanese li ha obbligati a percorrere un sentiero. Dopo un paio d’ore sono stati catturati vicino la cittadina Mayropoulo da altri agenti, questa volta però con divise greche, e trasportati al centro di Delvinaki. È soltanto uno dei tanti respingimenti collettivi, vietati dal diritto internazionale ma sempre più praticati a danno di migranti sia via terra sia in mare. Questa storia è una delle numerose denunce pervenute al Fundamental Rights Office (Fro) dell’Agenzia europea per il controllo delle frontiere (Frontex), l’ufficio che si occupa di monitorare il rispetto dei diritti umani nelle aree in cui operano le guardie di frontiera dell’Ue.

A ogni segnalazione di questo tipo, l’ufficio deve indagare sulle presunte violazioni dei diritti delle persone coinvolte. L’indagine, poi, si conclude con un documento, chiamato “Serious Incident Report” (Sir). Domani, tramite un accesso agli atti, ha potuto visionare decine di Sir arrivati sulle scrivanie del quartier generale di Frontex a Varsavia, relativi a sospetti respingimenti avvenuti nel 2022 in cui risultano coinvolti almeno 84 migranti.

Il confine e la rotta

L’Albania è stata scelta dal governo italiano come luogo di esternalizzazione delle frontiere, ma dai documenti di Frontex emergono molte criticità sull’operato della polizia albanese e dell’agenzia europea: due attori che saranno direttamente coinvolti nella gestione dei centri italiani di Shengjin e Gjader.

Secondo l’ultimo rapporto del Fro, relativo al 2022, su un totale di 72 Sir, 15 riguardano l’Albania, il secondo paese per numero di violazioni dopo la Grecia, che ne ha registrate 23. Le storie sono sempre le stesse. Gruppi di migranti, attraversando l’Albania da sud verso nord, vengono intercettati dalle forze di polizia che, con metodi spesso violenti e senza alcuna indicazione sul diritto di asilo, li trasportano lungo il confine sud con la Grecia. Da qui le persone vengono obbligate a oltrepassare la frontiera. D’altronde è lo stesso accordo firmato dall’Ue e dall’Albania a consentire agli agenti di Frontex l’uso della forza e delle armi e a garantire loro impunità.

Negli ultimi anni l’Albania è diventata sempre più un paese di transito per la rotta balcanica e adriatica. Più del 99 per cento delle persone mira ad arrivare in Germania o in Austria. L’Associazione studi giuridici per l’immigrazione, nel rapporto del progetto Medea, ha evidenziato «una presenza importante di automezzi» di Frontex al valico di Kakavia. Mentre la presenza dell’agenzia europea è molto evidente, i migranti che attraversano il paese sono poco visibili.

In Albania, sottolinea Asgi, «c’è una sostanziale assenza delle organizzazioni della società civile» a supporto dei migranti, questo crea un vuoto nella tutela dei loro diritti. È un documento di Frontex a evidenziare come nel paese non venga garantito il diritto di asilo, previsto dalla Convenzione di Ginevra: mentre nel periodo prepandemico il 62 per cento dei migranti faceva richiesta di protezione internazionale, nel 2022 solo l’1 per cento ha presentato richiesta e, secondo i dati di Bruxelles, le persone che attraversano la rotta provengono da paesi con un alto tasso di protezione internazionale.

È difficile pensare che questo dato dipenda solo dalla volontà dei richiedenti. Inoltre, la diminuzione delle richieste coincide con l’entrata a pieno regime dell’operazione congiunta Frontex-Albania: nel 2022 i migranti entrati irregolarmente sono diminuiti del 34 per cento rispetto al 2021. A questo si somma la poca visibilità delle violazioni, essendo il confine greco-albanese poco raccontato.

I Sir redatti dal Fro sono quindi fondamentali per rilevare le violazioni, praticate non solo dalla polizia albanese, ma anche dagli agenti della stessa agenzia europea, che in diversi casi assistono e legittimano i respingimenti collettivi, come già documentato da Domani.

Il ruolo di Frontex

Non è la prima volta che emerge un coinvolgimento di Frontex nei respingimenti di massa. Diverse inchieste giornalistiche hanno rilevato questa pratica anche nel Mediterraneo orientale. Il direttore esecutivo Fabrice Leggeri, in corsa alle europee con l’estrema destra al fianco di Marine Le Pen, si era dimesso per questo il 29 aprile 2022.

La direttrice ad interim Aija Kalnaja aveva assicurato che le segnalazioni di cattiva condotta appartenevano al passato. Così non è stato.

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