Gli Stati Uniti e il Regno Unito vogliono una formulazione dura nel nuovo Concetto strategico per la sicurezza verso il 2030, che descriverà la Russia, un paria finanziario dopo il primo default sul debito straniero dai tempi di Lev Trotskij un secolo fa, come «la minaccia» più significativa e diretta alla sicurezza dell’Alleanza atlantica e citerà la Cina per la prima volta, come una delle «sfide strategiche» future della Nato.

Francia Germania invece sono più caute, e l’Italia di Mario Draghi, messa dal settimanale tedesco, Der Spiegel, nel “vagone di testa” dell’Europa in occasione del viaggio in treno a Kiev con Emmanuel Macron e Olaf Scholz, sarà chiamata a mediare tra i due fronti. Mario Draghi, dopo anni passati tra vertici a Bruxelles, Francoforte, Washington e tra i governatori centrali a Jackons Hole nel Wyoming o a Sintra in Portogallo, conosce molti dossier e la maggior parte dei protagonisti. Per questo, nonostante rappresenti una media potenza spesso rissosa e indisciplinata, parla alla pari con i grandi della terra e spesso detta la linea. 

Aumentano le forze di intervento rapido

Al vertice di Madrid la Nato approverà il più importante rafforzamento delle proprie capacità dalla fine della Guerra fredda e aumenterà di sette volte le forze di pronto intervento portandole da 40mila oltre la soglia delle 300mila unità. Lo ha detto il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, in procinto di diventare in un futuro ancora da definire il governatore della Banca centrale di Oslo, nella conferenza stampa di presentazione del vertice di Madrid.

Insomma la Nato farà la “faccia feroce” al presidente russo, Vladimir Putin ma senza dimenticare il presidente cinese, Xi Jinping. E per sottolineare l’importanza che il quadrante Indopacifico ha per la nuova Nato anche il premier giapponese, Fumio Kishida, parteciperà per la prima volta ai lavori dell’Alleanza atlantica. I giorni della disordinata ritirata delle forze occidentali da Kabul, che aveva creato forti tensioni tra gli alleati, sembrano ormai superati come la polemica di Macron che aveva prematuramente definito l’Alleanza in “come cerebrale”.

Il vertice Nato di Madrid affronterà i legami sempre più stretti della Cina con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, e quella che è vista come la crescente inclinazione della Cina, seconda economia globale, a mostrare i suoi muscoli geopolitici e la forza economica coercitiva all’estero. Il testo potrebbe definire la Cina come «una sfida strategica» e la Russia come «una minaccia».  

Distinguo lessicali non privi di importanza, perché le parole, come diceva Nanni Moretti, sono importanti. I negoziatori, secondo Reuters, stanno inoltre mettendo a punto come descrivere la relazione tra Cina e Russia, con Praga e Budapest contrarie all’espressione "convergenza strategica" per definirla. Meglio che “un’alleanza senza limiti”, come l’avevano definita Pechino e Mosca.

«Siamo preoccupati per l’aumento delle capacità militari russe a Kaliningrad. La Lituania non fa altro che implementare le sanzioni decise dall’Unione europea», ha sottolineato Stoltenberg. «Mi aspetto che gli alleati a Madrid indicheranno la Russia come la principale e la più immediata minaccia per la nostra alleanza», ha aggiunto.

Svezia e Finlandia

«L’obiettivo è fare progressi sull’adesione di Finlandia e Svezia, ma non posso fare promesse», ha proseguito Stoltenberg. Sulla questione dell’ingresso di Svezia e Finlandia, Stoltenberg si è detto ottimista che i leader di Svezia, Finlandia e Turchia si incontrino alla vigilia del summit per superare i dubbi sull’adesione all’alleanza militare dei due Paesi scandinavi.

Per cercare di superare l’impasse dell’ingresso di Stoccolma e Helsinki nella Nato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan volerà alla volta di Madrid. Il leader turco opporrà il veto, mossa sufficiente a impedire l’ingresso nella Nato dei due Paesi scandinavi. Svezia e Finlandia avevano chiesto di unirsi alla Nato il 18 maggio, dopo l’attacco russo all’Ucraina.

Il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha confermato la volontà di Ankara, che vuole che tutti i membri dell’Alleanza prendano una posizione netta contro i separatisti curdi del Pkk e l’ala siriana del Pyd-Ypg, che i turchi considerano formazioni terroristiche e con cui sono in conflitto dal 1984 con un bilancio di 40mila morti. Per superare il problema non è escluso un bilaterale tra Biden e Erdogan: il via libera alla vendita caccia Usa potrebbe risolvere la questione.

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