La delegazione israeliana, guidata dal capo dello Shin Bet, Ronen Bar e con esponenti dell'Idf, è al Cairo per riprendere i negoziati con i mediatori di Usa, Egitto e Qatar per una possibile tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi.

Ieri il premier Benjamin Netanyahu – dopo il ritorno della delegazione israeliana da Doha – aveva dato il via libera alla nuova missione al Cairo. Segnali positivi esplicitati anche dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che in un post su X ha scritto: «Sei settimane fa ho delineato un quadro completo per raggiungere il cessate il fuoco e riportare a casa gli ostaggi. C’è ancora del lavoro da fare e si tratta di questioni complesse, ma questo quadro è ora accettato sia da Israele che da Hamas».

E non c’è tempo da perdere perché come scrive Haaretz Israele ha sequestrato il 26% di Gaza e ora i coloni ebrei e i parti di estrema destra che li sostengono vedono la loro possibilità di tornare a riprendersi quelle terre da cui l’ex premier Sharon li aveva estromessi.

È una corsa contro il tempo con l’accordo discusso a Doha tra Tel Aviv e Hamas che si articola in tre fasi, secondo il resoconto ricostruito da David Ignatius sul Washington Post e ricalca la exit strategy proposta da mesi dal presidente Biden che spinge per l’accordo anche ai fini di un rilancio della sua immagine sempre più appannata a causa delle sue gaffe a ripetizione.

La prima fase è una tregua di sei settimane, durante le quali Hamas rilascerà alcuni ostaggi. Israele in cambio dovrebbe rilasciare un numero imprecisato di palestinesi e spostare le sue truppe al confine orientale della Striscia.

Gli aiuti umanitari dovrebbero raggiungere finalmente i palestinesi affamati e dovrebbero iniziare i lavori di ricostruzione. Se al termine delle sei settimane i colloqui saranno ancora aperti, il cessate il fuoco sarà prolungato. Anche Hezbollah dovrebbe partecipare al cessate il fuoco sul confine Nord di Israele. La seconda fase prevede la creazione di una forza temporanea di controllo a Gaza, sostenuta dagli Stati Uniti e da Paesi arabi e ANP. La terza fase si estrinseca in un piano pluriennale di ricostruzione.

Il premier Benjamin Netanyahu avrebbe posto come condizione per concordare una tregua di impedire il ritorno di uomini armati nel nord di Gaza. Una condizione che viola gli accordi precedenti con i mediatori e rischia di complicare i negoziati.

È quanto riferito da Channel 12, secondo le quali alla fine di maggio lo Stato ebraico aveva rinunciato alla sua richiesta iniziale di mantenere il controllo del Corridoio Netzarim, che divide in due la Striscia e impedisce il ritorno di uomini armati nella parte settentrionale.

«La richiesta di monitorare tutti coloro che si spostano verso nord è una ritrattazione della nostra concessione in materia» e «impedirà un accordo», ha affermato una fonte. Ma forse è solo tattica negoziale.

«Hamas è indebolita»

Un elemento positivo si può trovare nel fatto che Hamas avrebbe ammorbidito alcune delle sue posizioni nei negoziati su una possibile tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Lo ha riferito il sito Axios secondo cui la scelta sarebbe dettata da valutazioni dell'intelligence che indicano che la fazione islamica vuole un cessate il fuoco a Gaza a causa dell'indebolimento della sua posizione militare.

Secondo le fonti citate da Axios, Netanyahu «sta cercando di sfruttare la debolezza di Hamas per ottenere quanto più possibile». I funzionari hanno affermato, ha riportato Axios, che «alcuni alti comandanti di Hamas a Gaza hanno comunicato alla leadership politica di Hamas a Doha che la situazione nella Striscia è urgente e che hanno bisogno, di un cessate il fuoco».

Egitto e Israele

Israele e Egitto starebbero studiando «un sistema di sorveglianza elettronica» lungo il confine con la Striscia per impedire il contrabbando di armi ad Hamas. Se così fosse, questo potrebbe portare al ritiro delle truppe israeliane dal Corridoio Filadelfia, la striscia di terra tra Gaza e l’Egitto, uno dei punti più controversi, insieme al controllo del valico di Rafah, nei negoziati che sono previsti al Cairo.

Ieri ancora lo stesso premier Netanyahu ha ribadito tra le “linee rosse” di Israele per un accordo il controllo del Corridoio Filadelfia e del valico di Rafah per evitare che Hamas si riarmi di nuovo. Ora, come ha detto Biden, bisogna limare i dettagli.

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