Continuano le ricadute della proposta del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano di tagliare i fondi destinati al finanziamento dell’industria cinematografica che ha suscitato tante polemiche e hanno anche messo a rischio il suo futuro politico.

«Mi sono permesso di dire che ci sono cose sospette che fanno riflettere e film finanziati con svariati milioni di euro da contributi pubblici che vengono visti da pochissime persone e sono stato crocifisso sui giornali da una casta molto ricca. Ho toccato un santuario di potere». Sangiuliano lo ha detto intervenendo al Teatro Brancaccio di Roma all'evento “L'Italia vincente” organizzato da Fratelli d’Italia per il primo anno di governo.

Appoggiandosi sulla retorica anticasta il ministro apre una disputa con il settore che si era compattamente schierato contro l’iniziativa dell’inquilino di via del Collegio romano. Un approccio che fa il paio con l’atteggiamento persecutorio che da sempre caratterizza la retorica del governo Meloni, ma che in questo contesto sembra quasi volersi scagliare contro le categorie che in passato hanno beneficiato dei fondi governativi senza dover dare conto di niente e producendo contenuti non apprezzati dalla destra: soldi che adesso, che quella destra è al potere, non vedranno più, sembra essere il ragionamento.

Sangiuliano ha spiegato che il tax credit «è passato dai 400 milioni del 2019 a 800 milioni di euro, una cifra enorme con la quale si potrebbero fare tante cose». Per questo, ha aggiunto «faremo un piccolo taglio ma nello stesso tempo vogliamo incidere sul meccanismo di spesa per renderlo più efficiente». 

Contro i francesi

Insomma, via i soldi a chi produce film che piacciono «a pochi». Il populismo di Sangiuliano è anche condito da una spolverata di nazionalismo grazie alla rivendicazione di aver chiesto indietro vasi «rubati» al Louvre. 

«Sono andato al Louvre e mi sono presentato con il mio dossier chiedendo alla direttrice del museo la restituzione di sette vasi rubati a Ostia. Si tratta di reperti rubati negli anni quaranta, cinquanta e settanta e la direttrice, davanti a tanti testimoni tra i quali giornalisti di Le Monde, ha ammesso che effettivamente si tratta di beni rubati dalla mafia e ha detto che mai nessun ministro italiano aveva avuto il coraggio prima di rivendicare i propri beni». E, per non sbagliare, ha annunciato che il 15 novembre sarà Giorgia Meloni stessa a inaugurare la mostra dedicata a J. R. R. Tolkien – grande punto di riferimento letterario della premier – alla Galleria d’arte moderna.  

«Parlare di riforma - ha proseguito il ministro, tornando al cinema - non significa ritenere l'industria dell'audiovisvo non importante per l'Italia. È fondamentale». Magari, quella che piace al ministro Sangiuliano. 

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