Forza Italia non se la passa bene nell’alleanza di governo. Tra decreti rinviati e misure bandiera lasciate in sospeso, il partito guidato da Antonio Tajani ha subito una serie di rovesci in pochi giorni. E tutto lascia presagire a una vendetta, servita tiepida da Giorgia Meloni, per mano dei suoi ministri, dopo il caso-Giambruno.

Lo scontro più significativo riguarda gli stop alle iniziative avviate dai forzisti su legge di Bilancio e dintorni. Oltre agli emendamenti alla manovra, palazzo Chigi ha bloccato anche le proposte di modifica al decreto Anticipi neutralizzando quelle sottoscritte dalla capogruppo di FI al Senato, Licia Ronzulli, in asse con la spina nel fianco della maggioranza, Claudio Lotito.

Tra queste quella sulla proroga del Superbonus per i condomini che hanno svolto la maggior parte dei lavori. «Lavoreremo solo sugli emendamenti ordinamentali che non abbiano impatto sui saldi», ha sentenziato il presidente della commissione Bilancio di palazzo Madama, Nicola Calandrini, che per conto di Fratelli d’Italia ha stoppato gli appetiti forzisti.

Bonus bandiera

Gli azzurri sembrano comunque intenzionati a proseguire la battaglia per il potenziamento del bonus psicologo. Sul fondino, un centinaio di milioni a disposizione nella manovra economica, è possibile mettere qualche risorsa in più. Magari cercando la sponda del centrosinistra.

Al Senato siede infatti Filippo Sensi, senatore del Pd, in prima linea per introdurre e incrementare l’incentivo. Il test finale è atteso per martedì prossimo, quando è previsto il termine per la presentazione degli emendamenti. Solo allora si chiarirà se la resa di Forza Italia sarà totale. Ronzulli ha già adombrato la possibilità di un maxiemendamento del governo per apportare le modifiche indicate dai parlamentari di maggioranza. Un tentativo di guerriglia con armi spuntate.

Qualche ora dopo la tenzone intorno alla manovra, durante l’audizione in commissione Attività produttive della Camera, Forza Italia ha subito un’altra battuta d’arresto. A impartirla, questa volta, è stata la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che ha rinviato l’introduzione del codice identificativo nazionale (Cin) per gli immobili da affittare.

Era il coniglio dal cilindro tirato fuori da Tajani per indorare la pillola dell’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi, inserito nel testo della legge di Bilancio. Misura indigesta ai berlusconiani. «A oggi c’è un’interlocuzione, vediamo come arrivare a una definizione», ha detto Santanchè rispondendo alla richiesta di chiarimenti in merito avanzata dal deputato forzista, Luca Squeri. Di fatto non c’è alcuna garanzia sull’introduzione dello strumento.

Ma anche Meloni in persona ha ridimensionato le ambizioni di Forza Italia. Questa volta la materia è quella delle riforme. Sulla revisione della Costituzione la presidente del Consiglio ha avocato a sé il dossier, relegando a un ruolo marginale la ministra delle Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che avrebbe dovuto indossare i panni della protagonista.

Lo scopo era quello di realizzare l’antico sogno berlusconiano dell’elezione diretta del capo del governo. Oggi, invece, il premierato ha il volto di Meloni. È lei la madrina della riforma, piaccia o meno.

Scontro energetico

C’è, infine, lo scontro sul decreto Energia. Il provvedimento è voluto dal ministro dell’Ambiente, il forzista Gilberto Pichetto Fratin. Il testo è stato sottoposto al Consiglio dei ministri. Da circa un mese è sparito dai radar.

A imporre l’altolà è stato il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, che ha sottolineato come alcuni punti fossero contrastanti con le richieste dell’Unione europea, soprattutto la proroga del mercato tutelato per i contratti di energia elettrica. L’idea era quella di consentire una campagna informativa della società Acquirente unico, che fa capo all’amministratore delegato Giuseppe Moles, già compagno di partito di Pichetto Fratin.

Le ricostruzioni parlano di un confronto acceso tra Fitto, nelle vesti di pretoriano della premier, e il titolare dell’Ambiente. Un braccio di ferro che ha visto finora prevalere il meloniano. «Il decreto andrà nel prossimo Consiglio dei ministri e sarà approvato definitivamente», garantiscono dall’entourage di Pichetto Fratin, che ha ribadito lo stesso concetto di fronte ai cronisti. L’ultimo rinvio, secondo la versione ufficiale, sarebbe stato disposto per evitare l’accavallamento con il pacchetto sicurezza esaminato giovedì scorso.

A oggi, però, non c’è la bozza aggiornata che possa confermare l’intesa raggiunta. Gli staff dei due ministri smentiscono tensioni. Agli atti resta un provvedimento congelato da settimane. Con Forza Italia costretta a subire i colpi. Guarda caso inferti da tutti ferventi meloniani.

© Riproduzione riservata