Così Tel Aviv ha rifornito di armi Baku, specie nei mesi dell’invasione del Nagorno Karabakh. Le forniture di petrolio azero coprono il 40% del fabbisogno petrolifero israeliano. Un’alleanza che alla conferenza Onu sulla crisi climatica in corso a Baku si ammanta di parole sulla difesa dell’ambiente, della pace e dei diritti umani
A Cop29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si sta svolgendo in questi giorni a Baku, la giornata del 15 novembre è stata dedicata al tema “energia, pace, soccorso e ripresa”. Il presidente azero Aliyev ha anche invocato una «tregua mondiale per la Cop» durante il mese di novembre. Eppure, è passato appena un anno da quando le truppe di Baku hanno attaccato la regione del Nagorno-Karabakh, un anno in cui i legami tra Baku e Tel Aviv sono diventati più stretti che mai.
Nella capitale azera si riuniscono le delegazioni da oltre 200 paesi, compresa l’Italia con Giorgia Meloni, per discutere dei prossimi passi nell’agenda climatica globale. Ma il tema della pace non ha ricevuto molte attenzioni, se non l’appello per la creazione di un hub per favorire la collaborazione in «iniziative per assicurare un’azione climatica rispettosa della pace», lanciato dalla presidenza azera insieme a sei paesi, tra cui l’Italia.
«È in corso un’operazione di rebranding», denuncia il primo procuratore della Corte penale internazionale Luis Moreno Ocampo. Dopo un blocco all’ingresso di persone, cibo e medicinali nella regione a prevalenza armena del Nagorno Karabakh durato circa 10 mesi e che ha portato alla morte di alcune persone, a settembre 2023 l’Azerbaigian ha attaccato la regione, costringendo oltre 100mila persone a fuggire. Nel gennaio 2024, il territorio è diventato parte dei confini azeri. «Aliyev – ha detto Ocamp – si finge un campione dei diritti umani, mentre ha commesso un genocidio in Nagorno Karabakh, non è credibile».
Anche il legame tra Tel Aviv e Baku desta critiche: gli scambi in termini di fonti energetiche e materiale bellico si sono rafforzati nell’ultimo periodo. In contemporanea alla “giornata della pace”, il 15 novembre il Ministro della sanità palestinese ha annunciato che i morti a Gaza superano i 44mila, mentre oltre 103mila persone sono state ferite dal 7 ottobre 2023. Israele è stato il primo paese al mondo a riconoscere l’Azerbaigian dopo l’indipendenza del paese caucasico dall’Unione Sovietica nel 1991.
Le relazioni tra i due paesi risalgono già ai primi anni Novanta, rispondendo al bisogno israeliano di allargare le proprie alleanze nella regione in funzione anti-iraniana. A favorire questo sodalizio anche la presenza di una minoranza ebraica nel paese. Nei decenni successivi, le relazioni tra i due paesi si sono consolidate, soprattutto da un punto di vista energetico e militare.
Le forniture di petrolio azero coprono circa il 40% del fabbisogno petrolifero di Israele, e nel 2023 Israele ha concesso una licenza di esplorazione di gas nella parte settentrionale del giacimento Leviathan, a largo delle coste israeliane, a Socar, la compagnia statale azera, in collaborazione con la multinazionale britannica BP, British Petroleum.
Nel 2005 veniva inaugurato da Aliyev l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC), che passando dalla Georgia arriva sulle coste meridionali della Turchia, nel porto di Ceyhan, e oggi rappresenta il principale approvvigionamento di petrolio per le raffinerie israeliane. Da lì partono le rotte marittime principali delle navi cisterna dirette verso Israele. Secondo l’analisi di Data Desk, nonostante la guerra a Gaza le importazioni israeliane di petrolio greggio e materie prime sembrano essere in gran parte stabili. Inoltre, un’investigazione del gruppo Energy Embargo for Palestine ha dimostrato come questo petrolio sia utilizzato direttamente dalle Forze di difesa israeliane a Gaza.
«La complicità delle aziende e dei governi internazionali nell'alimentare la macchina da guerra di Israele rappresenta l'ultimo capitolo di una lunga storia di aziende di combustibili fossili che permettono genocidi e atrocità di massa», ha dichiarato Mohammed Usrof, membro del Palestinian Youth Climate Negotiation Team, durante la Cop. «Ogni spedizione di petrolio a Israele porta con sé il peso di vite palestinesi».
Nel 2024 il budget per la difesa del paese caucasico è aumentato del 6% rispetto al 2023, raggiungendo i 3.77 miliardi di dollari, in un trend che va avanti dal 2018, quando la spesa arrivava appena ad 1.85 miliardi di dollari. Molti di questi soldi sono arrivati direttamente in Israele: è stato calcolato che dal 2016 al 2020 il 70% dell'arsenale azero proviene dal paese.
A marzo 2024, un'inchiesta del quotidiano israeliano Haaretz ha rivelato che tra il 2016 e il 2020 sono stati registrati 92 voli cargo militari azeri all'aeroporto di Ovda, nel sud di Israele. Gli aumenti improvvisi dei voli coincidevano con intensificazioni dei combattimenti nel Nagorno-Karabakh. Secondo i dati di monitoraggio dei voli e i diplomatici armeni riportati dal Times of Israel, pochi giorni prima che l’Azerbaigian lanciasse il suo attacco a sorpresa in Nagorno-Karabakh il 19 settembre, si sono susseguiti voli militari cargo tra l’aeroporto militare di Ovda in Israele e la base militare azera nei pressi della regione a prevalenza armena.
Inoltre, ad ottobre 2023, Israel Aerospace Industries (IAI) ha firmato un accordo per la vendita di due satelliti all'agenzia spaziale azera Azercosmos. Secondo un rapporto pubblicato in Azerbaigian ad aprile 2023, il valore dell'accordo è di 120 milioni di dollari. I voli tra basi militari israeliane e azere sono continuati anche nel corso dell’ultimo anno, almeno una dozzina dal novembre 2023 all’aprile 2024 e con altre occorrenze ad aprile 2024.
Nel frattempo, Israele è ospite della Cop con più di 100 delegati. Avrebbe dovuto esserci anche il Presidente Isaac Herzog, che però ha rinunciato alla propria visita il 17 novembre, dopo che il governo di Ankara ha rifiutato il suo passaggio aereo sopra il territorio turco.
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