Si chiude la “COP de la gente”, con una partecipazione record alle giornate di lavori, quasi un milione di persone negli spazi della Zona Verde, gli spazi allestiti per l’agenda culturale e accademica messa a disposizione della cittadinanza. I delegati dei 150 paesi nella Zona Azzurra hanno discusso per 24 ore consecutive per chiudere un Accordo sul monitoraggio e l'avanzamento dell’Accordo Kunming-Montreal per trovare strumenti condivisi per la protezione della biodiversità a livello globale.

Dai comunicati stampa del governo colombiano emerge una valutazione positiva, entusiasta e orgogliosa per il ruolo che il paese ha assunto nel processo di approvazione di alcuni punti chiave dell’accordo.

Tra questi, il lancio della coalizione Paz con la Naturaleza, che rappresenta un passo importante verso l'integrazione delle politiche ambientali nel processo di pace, e l’istituzione di un gruppo di lavoro (Organo sussidiario) per l'attuazione delle disposizioni dell'Articolo 8J della Convenzione sulla diversità biologica.

L’articolo riconosce e protegge le conoscenze tradizionali delle comunità indigene e afrodiscendenti rilevanti per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità, promuovendo la loro partecipazione equa e il rispetto dei loro diritti.

Cosa manca

Al netto delle decisioni importanti e dei passi avanti nel riconoscimento dei processi partecipativi, queste operazioni sembrano specchietti per le allodole se si pensa che le grandi questioni di questo vertice non sono state sciolte. Tra le le critiche che movimenti e organizzazioni ambientaliste muovono, il fatto che non siano stati presentati piani nazionali chiari e vincolanti.

A oggi solo 44 dei 196 paesi hanno presentato i loro piani nazionali per la conservazione della biodiversità, adattati al Quadro globale (il Global biodiversity framework – GBF - di Kunming-Montreal) con una qualità e un'ambizione in molti casi discutibili. Risulta estremamente improbabile che i 152 paesi restanti riescano a presentare questi piani strategici entro dicembre 2024 come dovrebbero.

Inoltre è scomparso dal documento finale ogni riferimento a metodi di valutazione e monitoraggio dei Piani che possano valutare i progressi dei singoli paesi, oltre al fatto che tutto rimane estremamente vago e non vincolante. Anche per quanto riguarda i finanziamenti l'impegno rimane volontario, con lo stanziamento di 20 miliardi di aiuti all'anno nel 2025 e 30 miliardi nel 2030, a fronte dei 700 necessari come ricorda il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP).

Cambiamento climatico e biodiversità: un’agenda condivisa?

I delegati hanno approvato un testo nel quale si evince la chiara consapevolezza della necessità di mettere in campo risposte coordinate per la lotta al cambiamento climatico e la difesa della biodiversità, riconoscendo l’interdipendenza delle due crisi.

In questa direzione va la creazione di un gruppo di lavoro delle tre Convenzioni di Rio, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), la Convenzione sulla diversità biologica (CBD) e la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta contro la desertificazione (UNCCD).

Tuttavia, il gruppo e il documento redatto presentano gravi lacune e ancora proposte ritenute «false soluzioni» poiché sono basate sulla finanziarizzazione della natura, o promuovono politiche conservazioniste che rischiano di violare i diritti umani delle popolazioni locali.

Non sono state accolte nel documento finale alcune delle richieste formulate inizialmente dal gruppo, come la messa in guardia da strumenti come i crediti di biodiversità o la richiesta di attenzionare progetti che promuovono le monoculture per l'agrobusiness implementati come soluzioni climatiche, ma che hanno un grave impatto sulla biodiversità.

Compensare per continuare il business as usual

Entra con forza nei negoziati per la diversità anche il principio del «chi inquina paga». O meglio, «chi inquina, può continuare a farlo, pagando». Non si discute qui dei grandi inquinatori, ma di chi promuove progetti che contribuiscono alla perdita di biodiversità.

Secondo i principi No Net Loss (NNL) e Net Gain, imprese e stati che hanno realizzato un progetto che ha un impatto negativo sulla biodiversità potranno adottare misure di compensazione (NNL). Oppure dopo le misure di mitigazione e compensazione, potranno realizzare progetti migliorativi (Net Gain).

Questi sistemi si applicano a progetti estrattivi o infrastrutturali che possono così investire in progetti di riforestazione o nella protezione di altre aree per compensare la perdita di biodiversità.

In ogni caso, con nomi e modalità diverse stiamo assistendo a forme di monetizzazione della natura, iniziative che danno un prezzo alla biodiversità, ad animali, fiumi, piante, e la mettono nelle mani di mercati e imprese.

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