28 giugno 2021 • 07:00Aggiornato, 28 giugno 2021 • 10:08
Dalla scorsa estate, l'industria fossile ha avuto almeno 100 incontri con i ministeri chiave incaricati di redigere il piano: una media di oltre due riunioni a settimana.
Eni, la principale multinazionale fossile italiana, ha guidato l'attività lobbistica con almeno 20 incontri ufficiali. Sfruttando le sue relazioni privilegiate con lo Stato, il Cane a sei zampe è riuscito a far sì che le successive versioni del Recovery Plan collimassero sempre più con il suo piano industriale.
Stesso numero di incontri anche per Snam, la società che controlla la rete di gasdotti in Italia e nel resto del continente europeo.
FOTO Un impianto Ccs (Michael Bell/The Canadian Press, via AP, File)
Ricercatore e attivista di Re:Common dal 2017, lavora su campagne contro la green economy e la finanza fossile, e ha condotto ampie ricerche sul campo sugli impatti socio-ambientali delle industrie estrettative e delle grandi infrastrutture.