È uscito l’Emission Gap Report 2022 dell’agenzia Onu sull’ambiente: a oggi, con le politiche e gli impegni dei governi, non esiste una strada credibile per contenere l'aumento delle temperature entro l'ultima soglia considerata sostenibile dalla scienza, +1.5° C rispetto all'era pre-industriale.
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FILE - A firefighter monitors a backfire, flames lit by fire crews to burn off vegetation, while battling the Mosquito Fire in the Volcanoville community of El Dorado County, Calif., on Sept. 9, 2022. Drought and wildfire risks will remain elevated in the western states while warmer than average temperatures will greet the Southwest, Gulf Coast and East Coast this winter, federal weather officials said Thursday, Oct. 20. (AP Photo/Noah Berger, File)
Nel contesto di un'Italia dove si fa strada l'idea che temperature estive a fine ottobre sono una sinistra anticipazione del futuro, e non una piacevole eccezione, è arrivato un nuovo rapporto delle Nazioni Unite sul futuro climatico che l'umanità sta costruendo per se stessa.
Il messaggio chiave è che a oggi, con le politiche e gli impegni dei governi, non esiste una strada credibile per contenere l'aumento delle temperature entro l'ultima soglia considerata sostenibile dalla scienza, +1.5° C rispetto all'era pre-industriale, e anche che quella massima dell'accordo di Parigi, +2°C, ci sta scivolando via. Oggi ci troviamo già a +1.2°C.
Il rapporto è l'Emission Gap Report 2022 dell'Unep, l'agenzia Onu per l'ambiente, «gap» inteso come la distanza - ormai una voragine - tra le promesse della politica e la realtà dell'atmosfera satura di gas serra. Questa è la settimana dei numeri che fanno paura.
È uscito su Lancet uno studio sulla crisi climatica come crisi sanitaria: tra le altre informazioni ci annuncia che l'Europa può diventare habitat per malattie tropicali come malaria e dengue.
E poi c'è l'analisi di Unfccc (il reparto Onu sul clima) su come è andata una promessa chiave del vertice di Glasgow del 2021: aggiornare gli impegni sul clima nel giro di un anno in risposta all'intensificarsi dell'emergenza. Tutti avevano firmato quel patto, solo 26 paesi su 193 vi hanno tenuto fede, nessuno in Europa.
La rotta
In copertina al rapporto Unep sul gap tra emissioni e promesse c'è una finestra con una scala mezza rotta per arrivarci. È la metafora visiva per raccontare il punto in cui ci troviamo, in fuga da una crisi e con chance reali ma precarie di farcela.
I numeri: con le politiche attuali la traiettoria di aumento della temperatura porta a uno spaventoso +2.8°C. Con gli impegni dettagliati ma non ancora attuati arriveremmo a +2.4°C.
Lo scenario diventa meno cupo se consideriamo gli impegni a lunghissimo termine (tra 2050 e 2070). Rispettandoli arriveremmo a +1.8°. Ma questi ultimi sono degli auspici più che impegni veri e propri, annunciati senza dettagli concreti su come arrivarci.
La realtà che ci racconta l'Onu è quindi che al momento la destinazione climatica dell'umanità è un aumento delle temperature tra 2.4°C e 2.8°C. È importante capire cosa significano questi numeri.
Ce lo spiega Giacomo Grassi, uno degli autori dello studio, senior scientific officer al Joint Research Center della Commissione Europea, «Quando parliamo di un massimo di 2°C previsto dall'accordo di Parigi, parliamo di temperature medie su tutta la Terra, compresi gli oceani, che si riscaldano meno in fretta.
Sulle terre emerse siamo già tra +1.7°C e +1.8°C. Un aumento superiore a 2°C delle temperature medie corrisponderebbe a +4°C, +5°C nelle aree più sensibili delle terre emerse, come l'Italia. Concretamente vuol dire sperimentare un raddoppio del riscaldamento che stiamo già vivendo in questi anni».
Ogni frazione di grado in più ci porta in un mondo più pericoloso, più vulnerabile a siccità, ondate di calore, eventi estremi che si stanno intensificando già oggi in condizioni che tra un paio di generazioni rimpiangeranno come freschissime.
Verso Cop 27
C'è un'altra finestra importante, in questi giorni, ed è quella di attenzione sul clima: il 6 novembre inizia in Egitto COP27, nuovo appuntamento del negoziato Onu per affrontare l'emergenza climatica, le uniche due settimane all'anno in cui il focus globale si concentra su questo.
È il motivo per cui tante ricerche sono uscite negli stessi giorni: applicare tutta la pressione possibile da parte della scienza per ricordare il disegno più grande, che include e supera inflazione, guerra, tensioni geopolitiche e pandemia.
Pochi giorni fa l'Agenzia internazionale dell'energia aveva dato un barlume di ottimismo: nel 2022 le emissioni hanno iniziato a crescere meno del previsto.
È la prova che le soluzioni - rinnovabili ed elettrificazione - funzionano. Serve solo attuarle in modo molto più drastico, rapido e massiccio.
«Non abbiamo più la possibilità di aggiustamenti incrementali», ha detto Inger Andersen, direttrice dell'Unep. «Ora serve modificare il sistema dalle radici».
Il tempo a disposizione inizia a essere poco: per tenere vive le speranze di lasciare una Terra vivibile ai bambini nati quest'anno le emissioni devono dimezzarsi in otto anni. «L'Europa, da questo punto di vista, sta facendo la sua parte», commenta Grassi.
Questi dati arrivano nei primi giorni di un governo che potenzialmente gestirà per conto dell'Italia cinque degli otto anni decisivi.
Nel suo discorso Giorgia Meloni ha mostrato di vedere l'energia in termini di costi e approvvigionamenti (sfide reali e fondamentali). La comunità scientifica affida a tutti, quindi anche al governo italiano, il mandato politico e morale di considerarne anche le conseguenze per emissioni e clima.
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