Per Greenpeace l'Ipcc ha fornito «nuovi e potenti mezzi, a tutti e ovunque, per ritenere l'industria dei combustibili fossili e i governi direttamente responsabili dell'emergenza climatica in corso»
Greenpeace è pronta a usare il rapporto dell’Ipcc davanti ai giudici per dare forza alle sue battaglie: «Non lasceremo che questo rapporto venga oscurato da ulteriore inazione. Lo porteremo con noi nei tribunali» ha detto Kaisa Kosonen, Senior Political Advisor di Greenpeace Nordic, commentando il rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite sul mutamento climatico.
L’Ipcc ha presentato lunedì 9 agosto il report “Climate change 2021: the Physical Science Basis” e ha lanciato l’allarme sull’impatto del mutamento climatico, che continua a causare danni – alcuni anche irreversibili – in tutte le regioni del mondo. Incendi, innalzamento dei livelli del mare, scioglimento dei ghiacciai: senza un deciso taglio delle emissioni causate dall’uomo questi eventi sono destinati a peggiorare in tempi brevissimi.
Per l’associazione ambientalista ci sono delle colpe: «Rafforzando ulteriormente l'evidenza scientifica tra le emissioni prodotte dal genere umano e gli eventi climatici estremi, l'Ipcc ha fornito nuovi e potenti mezzi, a tutti e ovunque, per ritenere l'industria dei combustibili fossili e i governi direttamente responsabili dell'emergenza climatica in corso. Basta guardare la recente vittoria in tribunale contro la Shell per rendersi conto di quanto possa essere potente la scienza dell'Ipcc».
La corte dell’Aja, infatti, ha imposto a maggio alla compagnia petrolifera di ridurre del 45 per cento le sue emissioni entro il 2030, confermando che l'industria dei combustibili fossili non può continuare a emettere gas serra e contribuire ad aggravare l’emergenza climatica.
Il nuovo rapporto, ricorda Greenpeace, è stato redatto dai più autorevoli scienziati al mondo che si occupano di clima ed è parte integrante del sesto rapporto di valutazione Ipcc. La parte pubblicata, un’anteprima del testo che sarà reso disponibile integralmente nel 2022, arriva a tre mesi dalla Cop26, il più importante meeting sul clima a livello mondiale. Gli scienziati hanno messo in guardia rispetto a ciò a cui andremo incontro se non verranno intraprese azioni urgenti a difesa del clima.
Le sorti dell’umanità
Per Greenpeace questo è un momento decisivo. Gli effetti della strada intrapresa, continua a ribadire la scienza, sono visibili. «Gli eventi meteorologici estremi alimentati dalle emissioni di gas serra sono più feroci che mai, ma allo stesso tempo si stanno facendo passi avanti nelle soluzioni. È dunque il momento di essere coraggiosi e pensare in grande». Per l’organizzazione ambientalista è necessario accelerare la transizione verde «garantendo giustizia e protezione alle comunità e alle persone che pagano i costi più alti per l'inazione climatica». Passaggi che hanno sottolineato anche gli esperti dell’Ipcc.
Stop ai combustibili fossili
Il confronto con i dati è stato ripreso sul versante italiano: «Quest’anno l’Italia giocherà un ruolo decisivo perché ha la presidenza del G20 e la vice presidenza della COP26, ma purtroppo anche questo governo sta dimostrando di fare gli interessi delle aziende dei combustibili fossili, prima tra tutte Eni, e non quelli delle cittadine e dei cittadini italiani», ha detto Luca Iacoboni, responsabile Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Continuare a promuovere energie inquinanti come il gas, insieme a false soluzioni come l’idrogeno blu ricavato da fonti fossili, significa restare dalla parte sbagliata della storia. Soluzioni alternative esistono e sono anche economicamente convenienti»
Per questo, prosegue, bisogna puntare convintamente sulle energie rinnovabili. «Il solare e l'eolico, ad esempio, sono oggi il modo più economico per produrre nuova energia in gran parte del mondo, la mobilità a zero emissioni è una realtà, e perfino la finanza sta facendo passi avanti per abbandonare il carbone e le altre fonti fossili. Un mondo libero dai combustibili fossili è possibile, a mancare finora è stata solo la volontà politica».
Le prossime parti del rapporto Ipcc affronteranno gli impatti della crisi climatica sugli esseri umani e i modi per mitigare il riscaldamento del pianeta e gli effetti. Già durante la conferenza stampa però gli esperti hanno detto chiaramente che servirà un’azione coordinata che parta dai decisori politici e arrivi fino alla popolazione. La Cop26, hanno ribadito, potrà essere il momento cruciale per fissare la svolta.
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