Una parte del progetto ha avuto il via libera del ministero dell’Ambiente anche se è stata bocciata anche dall'analisi costi-benefici commissionata dall’Autorità per l’energia
- Il 27 agosto è arrivato il via libera ufficiale del ministero dell’Ambiente, controfirmato dal ministero dei Beni culturali, per il tratto sud del maxi gasdotto che Snam e Sgi vogliono costruire in Sardegna.
- Il 10 agosto è stato pubblicato uno studio costi-benefici commissionato dall’Autorità per l’energia che spiega che l’opera, da finanziare con le bollette, non è conveniente.
- Fridays For Future, Legambiente e Wwf sono contrari al gasdotto. Il ministero dello Sviluppo economico, cui spetta l’ultima parola, ancora non si è espresso.
Il 27 agosto il ministero dell’Ambiente ha dato ufficialmente il via libera al tratto sud del maxi-gasdotto che Snam e Società Gasdotti Italia vogliono costruire in Sardegna, peccato però che secondo Rse, società del gruppo Gse (controllato dal ministero dell’Economia), non è conveniente.
Lo scorso 10 agosto è stato pubblicato uno studio costi-benefici di Rse commissionato dall’Autorità per l’energia (Arera) dove si afferma che la realizzazione della nuova dorsale dal costo stimato di 600 milioni, e che andrebbe pagata con le bollette gas (in discussione se dei sardi o di tutti, o un po’ e un po’), costa più di un ipotetico trasporto su gomma del metano. Per gli ambientalisti, che da anni avversano l’opera, non bisogna lasciare spazio al metano e l’opera Snam-Sgi non va assolutamente fatta.
Il documento di Rse è aperto alle osservazioni sul sito di Arera fino al 21 settembre, a quel punto sarà inviato al ministero dello Sviluppo economico, che non potrà più sottrarsi dal prendere una decisione.
L’incertezza politica
In Sardegna non c’è rete di trasporto del metano e nel 2017 la società Enura, joint venture di Snam e Società Gasdotti Italia, ha presentato il progetto ipotizzando di avviarne la realizzazione nel 2020. Il Pd era a favore, Lega e Movimento rispettivamente per il sì e per il no. Oggi Christian Solinas, presidente leghista della regione, continua a spingere perché si faccia. Per quanto riguarda il Pd, in parlamento è stata presentata una risoluzione firmata da 21 deputati per chiedere di finanziare con il Recovery Fund (oltre a un collegamento sullo Stretto di Messina) «un’infrastruttura idonea» alla metanizzazione della Sardegna.
Il cambio di posizione del M5s
Fino all’anno scorso (prima delle elezioni sarde) il M5s propugnava la soluzione “tutto rinnovabili”. L'allora ministro dei trasporti Danilo Toninelli a gennaio 2019 dichiarava: "se la Sardegna sarà la prima regione d'Italia governata dal M5s la sua economia si baserà sulle fonti rinnovabili. Sono queste che rappresentano il futuro e non certo i fossili che rappresentano il Medioevo" (poi non hanno vinto). Da allora hanno abbandonato le ambizioni 100 per cento green.
La sottosegretaria Alessandra Todde, incaricata dal ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, in vista del raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima, ha iniziato a occuparsi dello spegnimento delle centrali a carbone sarde, fissato insieme alle altre (in maniera non definitiva) al 2025. A questo si sono aggiunti i tavoli sulle industrie locali in crisi, Eurallumina e SiderAlloys. Da lì la sottosegretaria ha deciso di appoggiare le ragioni del metano e due mesi fa ha lanciato la proposta di una virtual pipeline, ovvero di un collegamento virtuale via nave per il gas, la costruzione di nuovi rigassificatori e piccoli tratti di rete. Per il trasporto all’interno dell’isola però ha proposto l’utilizzo dei camion: il no ufficioso alla dorsale è rimasto.
Lo studio commissionato dall’Autorità
Un anno fa l’Autorità per l’energia ha commissionato a Rse uno studio costi benefici propedeutico ai Piani decennali di sviluppo di trasmissione elettrica e di trasporto gas. Patuanelli a novembre ha detto alla Camera che ne terrà conto. Da allora la pubblicazione dello studio è stata rimandata più volte, da marzo di quest’anno a luglio, quindi ad agosto. Rse ha decretato la vittoria del metano, ma con il trasporto su gomma: i costi “risulterebbero inferiori di circa 400 milioni nel periodo di 20 anni rispetto all’opzione con dorsale”. Rse inoltre frena anche la rete di distribuzione Italgas, prevedendo che vengano utilizzati i bacini con i lavori completati o con i lavori già avviati, ma non che si vada avanti con altri progetti.
Una dorsale per l’idrogeno?
Una delle possibilità più pubblicizzate da Snam è che il gasdotto potrebbe un domani essere utilizzato per l’idrogeno. Nello studio di Rse però si legge: «in una prospettiva temporale più ampia rispetto a quello dello studio, l’elettrificazione resta comunque la strada più coerente con le politiche di decarbonizzazione sull’orizzonte di lungo termine dal 2050, insieme allo sviluppo dell’idrogeno “verde”, ovvero da fonti rinnovabili».
Su questo punto «recenti report internazionali esprimono posizioni prudenti sulla effettiva possibilità di riutilizzo di reti gas per il trasporto di idrogeno».
Gli ambientalisti sono ancora più scettici. A fine giugno il Politecnico di Milano ha pubblicato uno studio sulla Sardegna redatto in collaborazione con il Wwf dove si propone di soddisfare il fabbisogno energetico dell’isola con un uso maggiore di energie rinnovabili e in futuro di idrogeno da fonti pulite, facendo a meno del metano.
La dorsale viene etichettata come controproducente, perché incoraggia investimenti «in conflitto con gli obiettivi di decarbonizzazione nel lungo periodo».
Adesso tocca al ministero dello Sviluppo
Se Patuanelli aspetta, Solinas dal canto suo ha dato praticamente per fatta l’opera a più riprese anticipando il sì del ministero dell’Ambiente. Il ministro Sergio Costa a inizio mese ha effettivamente firmato il decreto di Valutazione di Impatto Ambientale per il tratto sud della dorsale che è passato poi alla controfirma del ministro dei beni culturali Dario Franceschini (Pd), e ieri sera è stato pubblicato sul sito del ministero dell’Ambiente. Il via libera ha portato le reazioni dei Fridays For Future Italia che giovedì sera hanno pubblicato un video spiegando il loro no all’opera e al metano, e criticando Costa.
Già in passato Legambiente e il Wwf hanno bocciato la dorsale. Per il tratto nord è stata conclusa l’istruttoria tecnica ma mancano ancora tutti i passaggi politici. Entrambi i procedimenti dovranno essere sottoposti ad autorizzazione unica presso il ministero dello Sviluppo economico, cui comunque spetta l’ultima parola.
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