No alle case green, ma no anche alle risorse europee per le case green? Tra poche settimane il governo Meloni dovrà chiarire come intende spendere 1,4 miliardi di euro che la Commissione Ue ha preteso che entrassero nella trattativa su RepowerEu, per finanziare «la riqualificazione energetica di alloggi di edilizia pubblica e sociale, di persone a basso reddito e in condizione di povertà energetica».

Ossia proprio le categorie che secondo la destra saranno le principali vittime delle politiche climatiche nel racconto pubblico portato avanti in questi mesi.

È previsto che le risorse vengano destinate a creare uno specifico strumento finanziario per promuovere investimenti privati e migliorare l’accesso agli incentivi per questo tipo di interventi. Che poi, ricordiamolo, sono proprio quelli su cui ha fallito il Superbonus che giustamente è stato criticato per l’inefficacia nell’aiutare coloro che più avrebbero bisogno di un supporto nel ridurre consumi e spesa per l’energia.

Fino ad oggi nessuna notizia è trapelata rispetto alle intenzioni del governo, nessun annuncio neanche dal tanto loquace Ministro delle Infrastrutture, eppure il tempo corre. Per l’investimento numero 17 di RepowerEu il governo deve entro settembre definire lo strumento finanziario e per la fine di quest’anno trasferirgli 1.381 milioni di euro.

Per diverse ragioni sarà interessante verificare se il governo riuscirà a mettere a frutto questi finanziamenti, perché vanno al cuore delle contraddizioni con cui fino ad oggi tutta la materia della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio è stata gestita da Fratelli d’Italia e Lega. Ma proviamo intanto a ragionare di quali processi e progetti si potrebbero portare avanti con queste risorse.

La priorità 

Il patrimonio di alloggi di edilizia sociale pubblica italiano ha da tempo un disperato bisogno di interventi di riqualificazione. Nel nostro paese sono presenti oltre 836mila alloggi gestiti da enti diversi, secondo le analisi di Federcasa, con circa un terzo in condizioni di degrado e un fabbisogno di almeno 250 mila alloggi che servirebbe per soddisfare la domanda di famiglie in difficoltà a pagare l’affitto o sotto sfratto.

Poi ci sono, soprattutto nelle grandi città, i condomini privati di periferia dove abitano pensionati e famiglie a basso reddito, quelli dove le detrazioni fiscali risultano inaccessibili perché non c’è capienza di reddito.

Questi edifici sono la priorità di intervento della cosiddetta direttiva “Case Green”, perché sono quelli più degradati e dove ogni euro speso in miglioramento dell’efficienza genera le maggiori ricadute sociali. Per chi governa le città italiane oggi la sfida più difficile sta proprio nell’intervenire in questi quartieri, immaginare cosa avverrà dopo il 2026, quando termineranno i cantieri del Pnrr.

Se ne parla poco, purtroppo, ma grazie a quelle risorse europee straordinarie si sta mettendo mando ad alcune delle più disgraziate periferie d’Italia, con interventi senza precedenti. Da Tor Bella Monaca a Roma a San Pio a Bari, da Scampia a Napoli ai diffusi cantieri nei diversi comuni per riqualificare migliaia di alloggi, restituire dignità e identità con interventi su scuole, biblioteche, spazi verdi. Il problema è che tutto questo rischia di essere un’eccezione, un treno speciale passato in alcune fermate, e tanti auguri a chi non è riuscito a salire a bordo.

In questo anno e mezzo al ministero delle Infrastrutture Salvini ha fatto alcuni annunci di piani per le periferie che non hanno avuto seguito. Per far comprendere quanto in Italia la riqualificazione degli alloggi di edilizia pubblica non interessi a nessuno, basta guardare il testo della proposta di revisione degli incentivi per la riqualificazione degli edifici pubblici, il Conto Termico, che il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha da pochi giorni pubblicato in consultazione.

È previsto un rimborso fino al 50 per cento per alcune categorie di interventi di efficientamento e un tetto massimo di spesa che taglia fuori qualsiasi edificio con più di 15 alloggi.

Partnership

Proprio perché questa è la dimensione dei problemi, l’opportunità di RepowerEu non può essere sprecata e non solo per le risorse che mette a disposizione ma anche per l’innovazione che propone nelle forme di intervento. È infatti stabilito che i progetti siano portati avanti con partnership pubblico-private, coinvolgendo Cdp e Bei.

Questo cambiamento è importante perché una stagione degli interventi pubblici in questo campo è finita. Quella per cui erano regioni e comuni, enti proprietari degli edifici, a progettare, gestire gli appalti e poi gli edifici. Come propone Bruxelles, ha molto più senso coinvolgere operatori privati – le cosiddette Esco - nel portare avanti queste fasi e, soprattutto, sfidarle a ridurre al massimo i consumi energetici e ad autoprodurre l’energia attraverso il solare, in modo da recuperare margini per cofinanziare gli interventi.

Mentre al pubblico spetta la responsabilità di fissare obiettivi e controllare, garantire un’efficace regia delle operazioni. È questo che ci si aspetta dal governo Meloni per utilizzare al meglio le risorse di RepowerEu, supportando gli enti locali attraverso Invitalia e Cdp nel costruire meccanismi virtuosi di cofinanziamento, nell’accesso a prestiti a tassi calmierati e all’incentivo del Conto Termico.

Per poi dal 2026 attingere anche alle risorse del Fondo Sociale Clima che, sempre l’Europa, ha introdotto per supportare questo tipo di interventi. E la stessa strada occorrerebbe intraprendere per i condomini privati dove vivono le famiglie che più hanno subito in questi anni la crisi del Covid e l’inflazione. Il paradosso è che oggi ci sono tutte le condizioni per costruire un progetto di lungo termine che coinvolga imprese, sindaci, sindacati.

Finita la campagna elettorale si aprirà uno scenario molto diverso a livello europeo da quello che in tanti paventano, non ci saranno passi indietro rispetto al green deal ma una molto maggiore attenzione alle ricadute concrete delle politiche climatiche per l’economia e per i cittadini. E chi sta al governo non si potrà più nascondere dietro i soliti slogan.

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