L’amministrazione americana ha stabilito le regole e i meccanismi per la riduzione delle emissioni delle auto private. È l'ultimo e il più delicato dei tasselli messi dal presidente nel suo disegno della transizione degli Stati Uniti.
L’amministrazione Biden ha deciso le regole e i meccanismi per la riduzione delle emissioni delle auto private. È l’ultimo e il più delicato dei tasselli messi dal presidente nel suo disegno della transizione degli Stati Uniti.
È delicato perché cade in campagna elettorale, a otto mesi dalle elezioni, e perché è quello che tocca più direttamente i consumi dei cittadini, e quindi degli elettori, molto più di misure più ricche e strutturali come l’Inflation Reduction Act del 2022.
Nel 1992, prima del summit di Rio durante il quale è stata scritta la Convenzione Onu sui cambiamenti climatici, l’allora presidente George H.W. Bush aveva fissato il principio che «lo stile di vita americano non sarebbe mai stato negoziabile. Punto».
Invece, trent’anni dopo, le norme di Biden vanno a toccare proprio un pilastro di quello stile di vita americano «non negoziabile», l’auto a benzina e più in generale la libertà di consumare quanto e come si vuole.
Limitare le emissioni
L’organo governativo che si occupa della materia è l'Environmental Protection Agency guidata da Michael Regan, è a lui che il presidente ha affidato il mandato di cambiare le macchine degli americani senza provocare falli di reazione.
Le regole dell’EPA avranno un funzionamento diverso da quelle europee, sono più elastiche e non prevedono nessun bando diretto a tipologie o modelli di auto.
Mentre dal 2035 in Unione europea non si potranno più vendere auto a benzina, a diesel o ibride, il piano Usa è tecnologicamente neutrale, non dice cosa si può o non si può mettere in commercio, ma prevede dei limiti alle emissioni medie del parco veicoli, crescenti dal 2027 fino al 2032. Si parte da 170 grammi di CO2 per miglio nel 2027, si arriva a 85 grammi di CO2 per miglio nel 2032. Le case produttrici potranno scegliere come regolarsi e quali sistemi adottare per raggiungere questi standard: elettriche, ibride, idrogeno, benzine non convenzionali.
Le reazioni ambientaliste
Secondo i calcoli dell’EPA questi limiti, sommati agli incentivi all’acquisto di veicoli elettrici, cambieranno radicalmente le abitudini degli americani.
Oggi le auto elettriche vendute sul mercato statunitense sono il 7,6 per cento del totale. Nel 2032, se il piano funziona, saranno il 56 per cento. Le ibride plug-in sono il 2 per cento, dovrebbero diventare il 13 per cento. Ma le auto a combustione rimarranno comunque il 29 per cento di quelle vendute nel 2032, un terzo del totale.
È il motivo per cui le reazioni del mondo ambientalista sono state fredde, ma comunque non ostili. Biden, che rimane un formidabile negoziatore, ha scelto una soluzione di compromesso, ha anche alzato i limiti alle emissioni rispetto a una prima bozza, che aveva agitato le aziende.
Aveva bisogno di non scontentare i produttori (che vogliono fare la transizione, ma chiedono più tempo per adattarsi), di non spaventare i lavoratori e i sindacati, di non irrigidire i consumatori. I trasporti sono la prima fonte di emissioni di gas serra negli Stati Uniti (secondo paese al mondo per emissioni dopo la Cina).
Se il piano funzionerà, l’EPA avrà tolto sette miliardi di tonnellate di CO2 dall’atmosfera nei prossimi trent’anni, come un intero anno di emissioni americane, considerando tutti i settori.
Trump vs elettrico
La transizione dell’auto privata è ancora un piano con diverse incognite, innanzitutto perché tocca la carne viva degli americani, lavoro, consumo e identità.
Prima incognita: se Donald Trump vince le elezioni a novembre, smantella tutto. Seconda incognita: alcuni degli stati in bilico (tra cui il Michigan e l’Ohio) sono anche economie dell’automobile, dove l’elettrificazione del settore fa paura ed è ottimo materiale di propaganda.
In un comizio a Dayton, in Ohio, Trump ha parlato dell’auto elettrica come di un «bagno di sangue». Secondo il New York Times, l’American Fuel & Petrochemical Manufacturers (lobbisti della benzina) sta spendendo milioni di dollari per una campagna di post social e telefonate negli stati in bilico (Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Ohio) per parlare di come Biden sta mettendo al bando le auto.
Esiste il rischio che la propaganda anti elettrico, che negli Usa è fortissima ancora più che da noi, gli faccia perdere stati decisivi per il rinnovo del suo mandato.
Terza incognita: la Corte Suprema, dove le contestazioni dei repubblicani e delle aziende oil&gas potrebbero portare la misura dell’EPA, è controllata dai repubblicani, sei membri di orientamento conservatore contro tre.
La quarta incognita è quella meno politica: per elettrificare i trasporti privati americani servono infrastrutture, nell’ultimo anno sono state installate 172mila colonnine per ricaricare le auto, ne servono due milioni nel 2030 per supportare le ambizioni elettriche di Biden.
«Quello che stiamo provando a fare è rompere il monopolio che una sola industria aveva su come far andare gli americani dal punto A al punto B», ha spiegato bene il consigliere della Casa Bianca sul clima, Ali Zaidi. «Non si dovrà più necessariamente passare dalla pompa di benzina per andare al lavoro o a scuola». Se funziona, non è solo una rivoluzione industriale, è anche una rivoluzione culturale.
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