- Uno degli sviluppi chiave degli ultimi dieci anni è stato comprendere che, se smettessimo di emettere CO2 in atmosfera, le temperature superficiali del pianeta si stabilizzerebbero molto rapidamente.
- La Russia non avrebbe questo arsenale militare se non l'avessimo sostenuta per anni, acquistando da loro gas e petrolio. E sta usando questa dipendenza per impedire che l'Europa possa emanare altre sanzioni.
- Questa crisi ci dà una lezione importante, come spiega Michael E. Mann in questa intervista. Ha lavorato fin dalle prime pubblicazioni sui cambiamenti climatici, ha collaborato con l'Ipcc ed è una delle figure più importanti del dibattito sul cambiamento climatico, impegnato a contrastare la disinformazione diffusa dall'industria dei combustibili fossili.
Michael E. Mann ha lavorato fin dalle prime pubblicazioni sui cambiamenti climatici e collaborato con l'Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico. È una delle figure più importanti del dibattito sul cambiamento climatico, impegnato a contrastare la disinformazione diffusa dall'industria dei combustibili fossili. L'abbiamo incontrato in occasione del CICAP Fest, il Festival della scienza e della curiosità, che si terrà a Padova dal 3 al 5 giugno. Un’intervista che spazia dalle ultime evidenze scientifiche sullo studio del clima, alle subdole azioni messe in atto dagli “inattivisti” per ritardare l'azione nei confronti della crisi climatica, alla nascita dell'attuale crisi energetica, causata dell'invasione russa dell'Ucraina.
In questi ultimi mesi, a causa della guerra in Ucraina, l'Europa sta subendo gli effetti di una grave crisi energetica, dovuta al legame con i combustibili fossili provenienti dalla Russia. Crede che questa crisi possa spingerci verso una transizione energetica o invece minerà gli sforzi e gli obiettivi raggiunti?
Spero sia il primo e non il secondo scenario. Ma come siamo arrivati a questo punto? Come abbiamo costruito stati autoritari come la Russia? È colpa della nostra storica dipendenza dai combustibili fossili. Russia e Arabia Saudita hanno costruito la loro enorme ricchezza sulla nostra dipendenza dal loro petrolio e dal loro gas. E la Russia non avrebbe questo arsenale militare se non l'avessimo sostenuta per anni, acquistando da loro gas e petrolio. Il fatto è che se non facessimo affidamento sui combustibili fossili, allora non saremmo in una posizione in cui la Russia può usare questa dipendenza come leva contro di noi. 2
È una lezione sui pericoli della nostra dipendenza dai combustibili fossili. Ha ragione quando allude al fatto che c'è una carenza di energia da combustibili fossili, e questo sta accadendo perché le compagnie petrolifere stanno guidando l'aumento della domanda non aumentando l'offerta. E lo stanno facendo deliberatamente per aumentare i prezzi in modo da realizzare profitti maggiori. In parte questa crisi è guidata dalle compagnie di combustibili fossili che stanno cercando di realizzare enormi profitti, un motivo in più per allontanarci da queste fonti energetiche. Ci sono certamente misure a breve termine, come attingere ad altre risorse, ma questo significa nuove estrazioni, nuovi oleodotti, insomma è esattamente la direzione opposta a cui dovremmo andare.
Oggi la scienza sui cambiamenti climatici ha fatto enormi passi in avanti. Abbiamo una conoscenza migliore degli effetti e dei collegamenti con gli eventi estremi. Ma può ancora migliorare? Avremo modelli sempre più affidabili?
La comunità scientifica ha migliorato il modo in cui attribuisce eventi specifici ai cambiamenti climatici. Se fino a 15 anni fa ciò non era possibile, oggi ci consente di attribuire specifici eventi meteorologici estremi ai cambiamenti climatici. Ora possiamo usare i modelli per concludere che questi tipi di eventi sarebbero stati estremamente improbabili in assenza del riscaldamento del pianeta causato dall'uomo. Ma c'è anche un altro aspetto importante: gli scienziati hanno lavorato a lungo per determinare come le nostre emissioni si traducono nel riscaldamento del pianeta. E uno degli sviluppi chiave degli ultimi dieci anni è stato comprendere che, se smettessimo di emettere CO2 in atmosfera, le temperature superficiali del pianeta si stabilizzerebbero molto rapidamente. Inoltre ora sappiamo che anche gli oceani continuerebbero a immagazzinare CO2. L'effetto netto è che quando si smette di emettere anidride carbonica, le temperature superficiali smettono di aumentare quasi immediatamente. E questo è davvero importante perché ci mostra come le nostre azioni abbiano un impatto diretto.
Come spiega nel suo ultimo libro, La nuova guerra del clima, negli anni si è passati da campagne negazioniste a campagne di distrazione di massa. Sono quelli che lei chiama inattivisti. Come funziona questa tecnica e come possiamo difenderci?
La parola inattivista si riferisce a qualcuno che sta lavorando per prevenire il cambiamento, per prevenire l'azione. E stiamo parlando di aziende che inquinano, di media conservatori e politici che sono serviti da passacarte per l'industria dei combustibili fossili, promuovendo la loro agenda. Oggi è molto difficile per gli inattivisti negare che il cambiamento climatico stia accadendo. Ciò non significa che abbiano rinunciato alla lotta, hanno semplicemente spostato le loro tattiche. È quella che chiamo la nuova guerra del clima, che include varie tecniche per ritardare le azioni, con promesse tecnologiche come la cattura e il sequestro del carbonio o la geoingegneria. Una scusa per continuare con il business as usual. Include poi azioni mirate per dividere gli attivisti: se riescono a dividerci, la comunità non è più in grado di parlare come una voce unita. Hanno infine spostato l'attenzione sul comportamento individuale, come se si trattasse solo di cambiare dieta, o riciclare la plastica. Certo dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre la nostra impronta, ma dobbiamo anche renderci conto che le nostre azioni, da sole, non possono raggiungere le riduzioni di cui abbiamo bisogno. Se riescono a convincerci che è troppo tardi per fare qualcosa, ci portano verso la negazione e quindi all'inazione. Vogliono persone disimpegnate e che si mettano in disparte, piuttosto che stare in prima linea. Per questo quando incontriamo amici, familiari, colleghi che si sono convinti che sia troppo tardi, dobbiamo spiegare loro che così non è e che sono, in una certa misura, vittime di una campagna di distrazione di massa.
Negli anni lei ha subìto numerose campagne denigratorie proprio da parte di questi gruppi. Campagne diffamatorie che miravano a screditare il suo lavoro. Cosa ha provato in quei momenti?
Ci sono stati alcuni momenti difficili, non c'è dubbio, quando sono stato attaccato e ho avuto politici conservatori che mi hanno sottoposto a una caccia alle streghe. Alcuni di loro volevano farmi licenziare dalla mia università. O quando sono stato presentato come uno dei cattivi sui media come Fox News, come uno che stava fabbricando prove scientifiche del cambiamento climatico per diventare ricco. Ci sono state anche minacce di morte contro di me e persino contro la mia famiglia. Ma ho sempre cercato di guardare avanti, grazie anche all'aiuto di colleghi che avevano già attraversato questi momenti, e che mi hanno dato consigli. Ho capito che non si trattava di qualcosa di personale, ma il fatto che la mia scienza era una minaccia. Ci sono momenti in cui ringrazio scherzosamente i miei detrattori, perché mi hanno fornito una palco che sto usando per cercare di comunicare la crisi climatica al pubblico.
Nel terzo rapporto dell'Ipcc sulla mitigazione molta enfasi viene data ai comportamenti individuali. Ma questo non potrebbe portarci a un’ulteriore polarizzazione?
Questo è davvero un punto molto importante. Lo stile di vita è stato usato come cuneo dagli inattivisti. È sono molto attivi sui social media, usando bot e troll. Sto parlando di paesi come la Russia che sono impegnati in questa guerra informatica e hanno cercato di interferire nell'approvazione di leggi sul clima di altri paesi, dato che la più grande risorsa della Russia sono i combustibili fossili. E Putin ha combattuto duramente per prevenire le azioni climatiche. Una delle cose che hanno fatto è creare divisioni all'interno della comunità di sostenitori del clima online. E uno dei modi per farlo è farci combattere l'uno con l'altro per le nostre scelte, perché cosa è più personale del proprio stile di vita? Essere attaccati perché non si è vegani o perché occasionalmente prendiamo un volo per vedere la nonna durante le vacanze, è molto polarizzante. Dobbiamo stare molto attenti. Ovviamente dovremmo fare tutto il possibile per ridurre la nostra impronta, anche perché spesso le cose che ci fanno risparmiare denaro, ci rendono più sani e ci fanno sentire meglio con noi stessi. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno sono gli incentivi dei governi, in modo che non siano solo quelli che si preoccupano del clima a fare scelte consapevoli, ma le facciano tutti perché sono più convenienti. Insomma è fondamentale non essere uno contro l'altro.
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