La corretta operazione in tempo di Covid-19 prevede il giusto tempo e il giusto sapone
- Le istruzioni per il corretto lavaggio delle mani sono meno ovvie di quel che sembra. Igienizzare non è sinonimo di lavare, per uccidere i virus e i batteri ci vuole più tempo.
- Il sapone deve restare sulla nostra pelle per alcune decine di secondi anche quando l’azione detergente è completa. L’operazione deve durare almeno due minuti.
- Tutti i saponi lavano e igienizzano le mani (se usati correttamente), ma non sono comunque tutti uguali. Per evitare che la pelle si rovini è bene quindi privilegiare saponi che contengano agenti idratanti e che non siano aromatizzati.
Ormai da mesi i bagni dei locali e degli uffici pubblici sono dotati di cartelloni che danno indicazioni pratiche su come lavarsi le mani.
Sembrerebbe una precauzione ridondante perché il gesto di lavarsi le mani è tra le prime abilità che si apprendono da bambini. In sostanza la cartellonistica fornisce due indicazioni.
La prima è ovvia: occorre lavare bene tutta la superficie delle mani, compreso lo spazio relativamente poco accessibile alla base delle dita. La seconda è un po’ meno ovvia: l’operazione deve durare almeno 60 secondi. In un articolo precedente ho già in parte elaborato sulla differenza tra il concetto di igienizzato e quello di pulito. L’indicazione relativa al tempo minimo di durata dell’operazione ha proprio a che fare con il fatto che in tempo di Covid-19 non laviamo le mani solo per pulirle, ma anche per igienizzarle.
Come si sanifica
Le due operazioni hanno tempistiche differenti e per capirlo occorre descrivere un po’ più in dettaglio i processi chimici coinvolti nella detergenza e nella igienizzazione. Un sapone è un composto chimico caratterizzato da un comportamento che si può definire schizofrenico. Si tratta infatti sempre di un composto costituito da almeno due porzioni distinte ma non separabili, l’una solubile in acqua è l’altra solubile in ambienti idrofobici (per semplicità possiamo assumere che sia solubile in oli/grassi). Questa particolare costituzione non solo rende i saponi solubili sia in acqua sia in oli ma rende disperdibili in acqua anche sostanze che per loro natura non lo sarebbero. Come di consueto facciamo un esempio. Quando laviamo i piatti di cucina, abbiamo interesse a rimuovere due tipi di sostanze: sali (solubili in acqua) e grassi (insolubili in acqua). Quando introduciamo il sapone, la parte affine agli oli della sua struttura interagisce con il grasso mentre la parte idrofila rimane ben immersa in acqua. Il risultato di questa interazione selettiva è che i grassi vengono ridotti in gocce microscopiche, corredate in superficie di frammenti di molecole solubili in acqua. L’intero processo non comporta una modifica della struttura chimica del grasso, ma solo una sua compatibilizzazione con l’ambiente acquoso che diventa a questo punto capace di rimuoverlo. In gergo di chimica delle formulazioni si dice che il grasso e gli oli vengono emulsionati e in questo modo posso essere facilmente asportati dall’acqua. Questo meccanismo è più che sufficiente per detergere, ma non per igienizzare.
Uccidere virus e batteri
In questo caso infatti non vogliamo limitarci a rimuovere dalle superfici sostanze insolubili in acqua, vogliamo uccidere batteri e degradare virus. L’alcol della miscela che ormai portiamo sempre in tasca è un biocida quasi istantaneo, un sapone richiede più tempo. Tanto i batteri quanto i virus sono circondati da strutture in qualche modo assimilabili alla nostra pelle. Per i batteri si tratta di una membrana costituita da molecole che hanno alcune caratteristiche comuni a quelle del sapone, per i virus si tratta di uno strato di proteine. In entrambi i casi, le molecole di sapone sono in grado di inserirsi in queste barriere protettive e di disorganizzarle, causando quindi la completa dispersione del contenuto con immediato effetto biocida. Il punto è che perché il sapone possa raggiungere le membrane descritte, permearle e disorganizzarle occorre un certo tempo, durante il quale non stiamo più pulendo ma igienizzando le nostre mani. Questo è il motivo per cui il sapone deve rimanere sulla nostra pelle per alcune decine di secondi anche quando l’azione detergente è completa.
Quale sapone scegliere
A questo punto la domanda successiva è se i saponi sono tutti uguali o se ne esistono di preferibili. Di fatto, qualunque tensioattivo (nome tecnico delle molecole schizofreniche contenute nei saponi) è in grado di esercitare l’azione biocida sopra descritta. Da questo punto di vista quindi tutti i saponi sono efficaci, ciò nonostante non sono equivalenti. Il perdurare dell’emergenza Covid-19 ci costringe a lavare le mani molto più spesso, e per i motivi descritti più a lungo, di quanto siamo fin qui stati abituati a fare. Ciò può comportare secchezza ed irritazione della pelle, entrambe da evitare. La pelle è la nostra prima barriera protettiva verso le contaminazioni, tanto la secchezza quanto l’irritazione possono portare a microfratturazioni che costituiscono canali privilegiati di trasmissione delle infezioni. È bene quindi privilegiare saponi che contengano agenti idratanti (come la glicerina) e che non siano aromatizzati.
I profumi non servono
Le fragranze sono tra le più comuni cause di reazioni allergiche e delle relative irritazioni. Senza suggerire alcuna marca in particolare, è bene privilegiare saponi semplici (meno ingredienti rendono meno probabili le reazioni allergiche), contenenti idratanti e possibilmente ottenuti utilizzando tensioattivi biodegradabili. Non dimentichiamo infatti che l’emergenza Covid prima o poi finirà ma le enormi quantità di rifiuti generati dalle attuali norme di distanziamento ed igienizzazione rimarranno con noi per un tempo molto lungo. Un detergente biodegradabile è costituito da tensioattivi che dopo un certo periodo di tempo perdono la loro capacità di emulsionare gli oli, e di degradare le membrane batteriche. Si tratta quindi di saponi efficienti fino a quando necessario, ma inerti una volta dispersi nell’ambiente.
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