Dallo Stromboli al Vesuvio, dall’Etna a Ischia, i dati scientifici per conoscere da vicino i “giganti” che spaventano vasti territori
Di tanti in tanto i vulcani italiani fanno parlare di sé, anche se, per fortuna, negli ultimi anni non hanno mai mostrato attività tali da creare grande pericolo per le popolazioni che vivono in loro prossimità. In ogni caso i vulcani sono vivi, attivi e devono essere seguiti giorno dopo giorno dai geologi perché potrebbero ritornare a risvegliarsi intensamente da un momento all’altro.
Tra l’altro, va detto, che quando si parla di “attività” dei vulcani, non c’è solo il pericolo delle eruzioni, ma anche dei fenomeni ad essi connessi, come le emissioni di gas o il bradisismo.
Lo testimonia il comportamento di uno dei tanti vulcani italiani, la caldera dei Campi Flegrei, che è rimasta quiescente dal 1538, ma ha avuto significative crisi bradisismiche negli anni 1969-72, 1982-84, e in quella attuale, cominciata nel 2005, la quale ha causato anche sismi di una certa intensità. Nell’anno 2023 il bradisismo si è “fatto sentire” – e non poco – proprio a causa dei frequenti sciami di terremoti che hanno accompagnato un rilevante sollevamento del suolo. E poi vi è stata anche un’emissione gassosa anomala di Vulcano, una delle isole Eolie che ha portato il grado di pericolo da verde a giallo per alcuni mesi.
Solo il 19 dicembre 2023, il Dipartimento di Protezione Civile ha disposto per l’isola di Vulcano il ritorno al livello di allerta verde, indicativo, cioè, di attività di base. Grazie ai dati offerti dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia è possibile dare uno sguardo alla situazione attuale dei vulcani italiani che hanno mostrato una certa attività o che sono ritenuti particolarmente pericolosi dalla comunità scientifica
Campi Flegrei
Nella caldera dei Campi Flegrei, nel corso del 2023, è proseguita la fase bradisismica iniziata nel 2005. L’attuale crisi è caratterizzata da un significativo sollevamento del suolo accompagnato da sismicità che si manifesta anche con sciami sismici. Nel 2023 i fenomeni osservati sono stati molto più rilevanti degli anni precedenti; basti pensare che da circa 40 anni non si registravano terremoti di magnitudo uguale o superiore a 4.0.
Nel 2023 la rete sismica permanente dei Campi Flegrei ha registrato 6065 eventi sismici. La maggior parte degli eventi registrati (oltre il 90%) ha avuto una magnitudo inferiore a 1.0. Gli eventi sismici non si sono distribuiti uniformemente nel corso dell’anno, ma si sono particolarmente concentrati nei mesi di agosto e settembre.
Per ciò che riguarda la localizzazione degli eventi, gli epicentri si sono localizzati prevalentemente tra Pozzuoli, Agnano, l’area Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e il Golfo di Pozzuoli, con profondità degli ipocentri, ossia del punto esatto dove è avvenuto il terremoto, concentrati nei primi 3 chilometri. Il terremoto più forte, di magnitudo 4.2, è avvenuto alla profondità di 2.8 chilometri e si è verificato il 27 settembre, nel corso di uno sciame sismico.
Deformazioni del suolo: nel 2023 le reti geodetiche dell’INGV Osservatorio Vesuviano hanno continuato a registrare un sollevamento del suolo in tutta l’area Flegrea, con deformazione massima, nella zona del Rione Terra di Pozzuoli, pari a circa 18 centimetri in totale. Nel corso dell’anno la velocità massima di sollevamento del suolo ha mostrato variazioni comprese tra 15 mm al mese e 4 mm/mese, diminuendo ulteriormente negli ultimi quindici giorni dell’anno scorso.
Geochimica dei fluidi: i dati hanno evidenziato il perdurare dell’andamento di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale dei Campi Flegrei già in atto da diversi anni. La media delle temperature del suolo nell’area della Solfatara, misurate a 10 cm di profondità, mostra un incremento del valore medio delle temperature di oltre 6°C nel periodo 2002-2023.
Etna
Attività vulcanica: il 2023 era cominciato all’Etna con il proseguimento di una lenta attività effusiva iniziata il 27 novembre 2022 da due bocche poste alla base nord-orientale del Cratere di Sud-Est. Questa attività si è gradualmente esaurita nei primi giorni di febbraio e successivamente il vulcano è rimasto in uno stato di relativa quiescenza fino a metà maggio.
Dal novembre 2022 in poi, sono avvenuti quattro episodi parossistici, con fontane e colate di lava e alte colonne eruttive con conseguenti ricadute di materiale piroclastico in aree sottovento al Cratere di Sud-Est. Se da un lato alcune delle eruzioni hanno regalato fenomeni di grande attrazione visiva il rovescio della medaglia ha visto pesanti cadute di cenere e lapilli soprattutto a Catania, con conseguente inoperatività dell’aeroporto. I “preludi” dei parossismi sono stati molto diversi tra di loro. Quello del 21 maggio è stato preceduto, tre giorni prima, da un forte aumento dell’ampiezza del tremore vulcanico e da un piccolo sciame sismico, accompagnato da modeste deformazioni del suolo.
Questi fenomeni sono indicativi di un’intrusione magmatica molto superficiale. Il parossismo di agosto è avvenuto praticamente senza alcun precursore. Il preludio all’ultimo parossismo ha presentato le caratteristiche più particolari: dal 19 novembre fino al pomeriggio dell’1 dicembre il cratere di Sud-Est ha prodotto una sequenza di brevi episodi di attività stromboliana, a volte anche con piccoli trabocchi lavici, a un ritmo straordinariamente regolare di circa 70-80 minuti, separati da intervalli di calma quasi totale.
Sismicità
Nel corso del 2023, nell’area etnea sono stati localizzati circa 1100 terremoti, con magnitudo massima di 4.4.
Deformazioni del suolo
Dal punto di vista delle deformazioni del suolo, il 2023 non è stato caratterizzato da importanti variazioni a lungo periodo. Ci sono state le consuete e brevi fasi di deflation (sgonfiamento) che hanno accompagnato gli episodi eruttivi
Geochimica dei fluidi
L’emissione di CO2 dai fianchi del vulcano ha mostrato due fasi di incremento, culminate a giugno e ad ottobre 2023, compatibili con l’ingresso di magma più ricco in gas nel sistema di alimentazione, in grado di produrre l’attività parossistica osservata. Il flusso di SO2 dai crateri ha infine mostrato fasi di incremento in concomitanza con l’attività effusiva e di fontane di lava, ad indicare una rapida migrazione del magma verso le zone più superficiali dell’edificio vulcanico.
Stromboli
Attività vulcanica
Nel corso del 2023 l’attività vulcanica di Stromboli è stata caratterizzata da attività stromboliana ordinaria (piccole esplosioni ad intervalli regolari), presso le bocche delle aree crateriche Nord (N) e Centro-Sud (CS), alternata ad attività di spattering ( esplosioni pressoché continue e di modesta energia caratterizzate da lancio di brandelli di lava) dall’area craterica N, con il verificarsi di otto esplosioni di intensità maggiore e da una quindicina di episodi effusivi di modesta entità. L’intensità delle esplosioni è variata da 80 metri in altezza fino a 250 m di altezza.
Sismicità
Per quanto riguarda i terremoti, sono stati registrati pochissimi eventi di magnitudo molto bassa (M<1.5), localizzati nei primi 3 chilometri di crosta.
Geochimica dei fluidi
Nel corso degli ultimi mesi, le reti di monitoraggio geochimico ed i campionamenti hanno mostrato che i livelli di degassamento nelle aree periferiche del vulcano sono rimasti sostenuti, con flussi di CO2, ad indicare una significativa dinamica magmatica profonda.
Vesuvio
Nel corso del 2023, lo stato del Vesuvio è rimasto sostanzialmente invariato rispetto agli anni precedenti. Permane una sismicità di bassa energia localizzata prevalentemente in area craterica; inoltre, le misure di deformazioni del suolo non hanno mostrato variazioni riconducibili a sorgenti vulcaniche. I due terremoti più forti sono stati di magnitudo 2.5 e sono avvenuti il 22 aprile e il 29 giugno 2023.
Le temperature superficiali rilevate mediante monitoraggio termico, pur oscillando intorno a un valore medio di circa 70 °C per le fumarole sul bordo craterico, non evidenziano variazioni significative, come anche i parametri geochimici acquisiti. Il monitoraggio geochimico indica il proseguimento della diminuzione dell’attività idrotermale nell’area del cratere del Vesuvio.
Deformazioni del suolo
Nel 2023, l’analisi dei dati geodetici registrati non ha mostrato deformazioni del suolo legate ad attività vulcaniche. Si è confermato l’abbassamento nella parte alta del complesso vulcanico con spostamenti laterali coerenti con una contrazione del Gran Cono, probabilmente causata da effetti gravitativi e processi di compattazione o scivolamento di terreni posti su pendii ripidi e poco coerenti.
Ischia
Nel corso del 2023, lo stato di attività dell’isola d’Ischia è rimasto sostanzialmente invariato rispetto agli anni precedenti. Permane una bassissima sismicità. Riguardo le deformazioni del suolo, dalle misure GNSS e Tiltmetriche non emergono deformazioni legate a attività vulcaniche e si rileva una leggera subsidenza (abbassamento del suolo), più evidente nella parte centro-meridionale dell’isola. La termografia non mostra variazioni significative nella temperatura massima né cambiamenti nella distribuzione delle fumarole nei punti misurati.
Isole Eolie: Vulcano
Nel corso del 2023, l’isola di Vulcano, è rimasta al livello di “Allerta Giallo” fino al 19 dicembre 2023 quando, vista la sostanziale normalizzazione dei parametri fisici e chimici monitorati, il Dipartimento di Protezione Civile ha disposto il ritorno al livello “Verde”.
Sismicità
Dopo l’evento di magnitudo 4.6, registrato il 4 dicembre 2022 e localizzato a sud-ovest dell’isola, l’attività sismica dell’area di Vulcano per tutto il 2023 è stata alquanto modesta. La maggior parte dei terremoti registrati si localizza a sud-ovest dell’isola, a profondità tra 8 e 13 chilometri. La magnitudo massima è stata di 2.3.
Deformazioni del suolo
Nel corso del 2023 non sono state avvenute significative variazioni nelle serie temporali dei dispositivi di monitoraggio delle deformazioni del suolo presente presso l’isola di Vulcano, se si fa eccezione per una modesta tendenza alla contrazione visibile soprattutto nella seconda metà dell’anno
Geochimica dei fluidi
Durante il 2023 si è assistito ad una lieve ma continua diminuzione delle temperature delle fumarole, già iniziata nel 2022, mentre la composizione chimica dei gas emessi non è cambiata in maniera significativa.
Il flusso di CO2 dal suolo, sia lungo l’orlo del cono de La Fossa, sia in tutta l’area di Vulcano Porto, alla base del cono, è drasticamente diminuito, fino a valori confrontabili a quelli misurati prima dell’inizio della fase di allarme, a settembre 2021, così come l’emissione di SO2 dalle fumarole di alta temperatura.
Anche nella spiaggia di Levante dove, nel 2022, era stato misurato un forte incremento dell’emissione di CO2, si è registrata una progressiva diminuzione del flusso di gas. Ciononostante, sono ancora presenti aree di intenso degassamento, in prossimità della Baia di Levante (presso la cosiddetta “Vasca dei fanghi”), sia lungo la spiaggia, sia in mare, vicino alla costa.
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