Da alcuni mesi abbiamo iniziato a chiederci se una superficie che sembra pulita sia anche igienizzata e se tutte le superfici siano uguali dal punto di vista della possibilità di tramettere una infezione
- I termini pulito e igienizzato sono erroneamente usati come sinonimi ma hanno significato differente.
- Non tutti i detergenti sono anche igienizzanti e le soluzioni igienizzanti non sono buoni detergenti.
- Esistono protocolli per garantire pulizia ed igienizzazione ma occorre fare bene attenzione ai prodotti che si utilizzano.
Il tatto è tra i primi strumenti di esplorazione del mondo circostante che si sviluppano nel neonato. Crescendo, impariamo in qualche modo ad addomesticare il nostro desiderio di contatto fisico grazie agli stimoli forniti anche da vista, olfatto e udito ma non perdiamo mai completamente il desiderio di toccare qualunque cosa che si presenti come nuova, interessante, desiderabile. Una delle prime cose che facciamo quando compriamo un telefono nuovo è far scorrere le dita sul bordo e sullo schermo. Una carezza che è allo stesso tempo familiarizzazione e gratificazione. Lasciati liberi di farlo, toccheremmo ogni statua di un museo, i frutti più belli esposti al mercato, tutti i mobili presenti in una esposizione.
Da alcuni mesi però l’atto di toccare una superficie è passato da sensibilissimo strumento di analisi delle caratteristiche dei materiali che ci circondano a possibile veicolo di infezione. Tutti, in modo più o meno conscio abbiamo iniziato ad interrogarci su quanto siano pulite le superfici che tocchiamo. Più ancora, abbiamo iniziato a chiederci se una superficie che sembra pulita sia anche igienizzata e se tutte le superfici siano uguali dal punto di vista della possibilità di tramettere una infezione.
Si tratta di domande tutt’altro che peregrine. Andiamo con ordine.
Superfici come acqua
Per capire se una superficie sia pulita o meno ci si affida, tutto sommato giustamente, alla vista e all’olfatto. Se sembra pulita, e non ha odori sospetti significa che non presenta materiali estranei di dimensioni superiori a qualche frazione di millimetro (per chi ha la vista buona). Se al contrario ci sono macchie, incrostazioni o aloni visibili (o se naturalmente puzza), si ricorre a un detergente e con un po’ di olio di gomito si ottiene una superficie pulita.
L’atto di detergere è però differente da quello di igienizzare. Una formulazione detergente è una soluzione acquosa studiata per rendere disperdibili in acqua sostanze che di per loro non lo sarebbero: olio, terra, polvere, inchiostri.
Ciò che il componente attivo dei detergenti fa è aderire alla superficie dello sporco e renderlo più simile all’acqua in cui poi si disperde facilmente. Un detergente quindi non altera la composizione chimica dello sporco che rimuove, lo rende semplicemente più idrofilo di modo che possa essere facilmente rimosso.
L’igienizzazione comporta invece una azione di degradazione di batteri e virus, necessità cioè della presenza di un agente biocida (in parole povere un veleno per batteri e virus) che porti a una degradazione della materia biologica presente.
Facciamo un esempio pratico per far capire bene di che cosa stiamo parlando. Supponiamo di volerci assicurare che la superficie della nostra scrivania sia priva di batteri e virus. In questo caso possiamo utilizzare una soluzione di alcol e acqua in cui la quantità di alcol sia almeno l’80 per cento del totale.
L’alcol ha una forte azione biocida e degrada in breve tempo la maggior parte dei batteri e virus. Questa stessa soluzione non è però un buon detergente quindi la superficie della scrivania sarà sicuramente igienizzata, ma probabilmente non ben pulita.
Le incrostazioni più tenaci saranno sicuramente ancora presenti.
Al contrario, immaginiamo di voler pulire la superficie da tutte le incrostazioni e macchie. Utilizzeremo allora un buon detergente. In questo caso saremo sicuri di aver ottenuto una superficie pulita ma non necessariamente igienizzata.
Mai fidarsi dei sensi
Naturalmente è possibile formulare detergenti che siano anche igienizzanti, ma questa caratteristica deve essere esplicitamente indicata sull’etichetta del prodotto.
In nessun caso, possiamo fidarci dei nostri sensi per giudicare l’igienizzazione di una superficie, perché purtroppo i batteri e ancor più i virus sono ben più piccoli del più minuto corpuscolo che i nostri occhi possano vedere.
Che fare quindi per non correre rischi? Per qualunque superficie che non sia quella della nostra pelle, una soluzione diluita di ipoclorito di sodio (candeggina) miscelata a un buon detergente garantirà pulizia e igienizzazione.
Per quel che riguarda le nostre mani, se sono molto sporche un lavaggio accurato della durata di almeno 60 secondi con acqua e sapone garantisce pulizia e igiene. I saponi per le mani sono biocidi ma hanno una azione lenta che richiede un lavaggio prolungato.
Se le mani sono già pulite, l’igienizzazione può essere ottenuta usando una soluzione alcolica contenetene piccole quantità di glicerina per evitare la disidratazione.
Sul tema della supposta maggior infettività di certe superfici rispetto ad altre si è speso molto inchiostro, soprattutto nelle prime fasi dell’emergenza covid.
Un recentissimo studio pubblicato sul Journal of Hospital Infection, mostra che la resistenza di alcuni Coronavirus rappresentativi su metallo, legno, plastica e vetro è abbastanza confrontabile e dell’ordine dei giorni. Il tempo di vita si abbassa molto considerevolmente se la temperatura passa da 20 a 30 gradi centigradi. Non è quindi tanto una questione di privilegiare una superficie piuttosto che un’altra quanto piuttosto di cercare di fare un po’ a meno dei condizionatori. L’arrivo dell’autunno sarà sicuramente di aiuto.
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