Le prolungata latitanza di Sorci Antonino costituisce conferma della sua influente posizione in seno alla mafia e delle sue molteplici amicizie e protezioni. Nel rapporto della Polizia Tributaria concernente il contrabbando di tabacchi e stupefacenti in Sicilia, Sorci Antonino è indicato come uno degli elementi più in vista, noto verso il 1955, quale luogotenente a Palermo del famigerato Lucky Luciano
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo
Cimò Antonino, secondo il rapporto suppletivo del Nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri e della Squadra Mobile in data 25 gennaio 1964, è uno dei maggiori esponenti mafiosi di Palermo e della zona ad oriente della città, sino a Bagheria e Misilmeri, più volte denunziato per danneggiamento, oltre che per altri reati.
Originariamente modesto contadino è riuscito a conseguire un cospicuo patrimonio, per cui oggi dispone di larghi mezzi finanziari che gli consentono di vivere all’Estero e precisamente nel Belgio dove secondo le notizie avute, si troverebbe da tempo.
Risulta dalle indagini svolte che Cimò Antonino è socio della A.B.C. (Agrumi Bagheria Casteldaccia) insieme con Panno Giuseppe, imputato di associazione per delinquere nel procedimento penale contro Angelo La Barbera + 42. Giunta Salvatore è indicato da Serafina Battaglia come uno dei mafiosi che partecipò, dopo l’omicidio di Stefano Leale, alla riunione di contrada Traversa nella casa di Salvatore Pinello, insieme con costui, con Francesco Paolo Bontate, Greco Salvatore, Rocco Semilia e Matteo Corrado.
Il vincolo associativo dell’imputato con altri mafiosi appare, pertanto, pienamente provato ed é da mettere in rilievo come l’imputato, nonostante la sua avanzata età, abbia continuato ad esercitare un ruolo di primo piano nell’ambiente della mafia.
Né è da pensare che Serafina Battaglia abbia potuto ingannarsi nella identificazione di Giunta Salvatore, secondo quanto potrebbe apparire dalla sua dichiarazione in data 2 maggio 1963.
L’incertezza apparentemente mostrata in quell’occasione è stata completamente chiarita nella dichiarazione resa il 7 febbraio 1964, avendo la teste spiegato che era stata di proposito reticente perché voleva evitare di danneggiare il vecchio Giunta Salvatore, per un riguardo alla sua età.
D’altro canto l’episodio della proposta fatta da Giunta Salvatore & Corrado Rosa di troncare il fidanzamento con Salvatore Lupo Leale per sposarsi con suo nipote, conferma che Serafina Battaglia conosceva bene, senza possibilità di equivoci, l’imputato.
Sorci Antonino appartiene a quella categoria di mafiosi tra i quali anche Mancino Rosario, Pietro Davì, Gaspare Ponente ucciso il 3 marzo 1959 Salvatore Greco, che dopo la guerra si dedicò al redditizio traffico dei tabacchi e degli stupefacenti in combutta con la malavita di Tangeri, Marsiglia, Nizza, della Corsica e della Spagna.
Nel rapporto suppletivo della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri in data 2 agosto 1964, Sorci Antonino è indicato come uno dei maggiori esponenti della mafia, arricchitosi con i proventi del contrabbando e delle estorsioni.
I suoi legami con Troia Mariano e con Matranga Antonino sono provati dalle deposizioni di Di Carlo Angelo e di Lo Monte Orazio, nonché dal rapporto in data 14 novembre 1964 della Polizia Tributaria, già citati a proposito di Troia e Matranga, da cui risulta che i predetti dal 1947 al 1950 riuscirono ad insinuarsi nella Società Ippica Siciliana, nella quale Sorci Antonino, per un certo tempo, rivesti persino la carica di amministratore delegato. Insieme con Di Carlo Angelo, inteso “il capitano”, individuo legato alla mafia di Corleone, Sorci Antonino fa parte della Società I.S.E.P. (Istituto Sovvenzioni e Prestiti), costituita nel 1951.
Il sequestro nell’abitazione di Greco Girolama, sorella di Greco Salvatore “ciaschiteddu”, di tre cambiali emesse da Croco Nicola, fratello di Greco Salvatore “l’ingegnere”, in favore di Sorci Antonino dimostra l’esistenza di stretti legami tra l’imputato ed i Greco.
Il rapporto della Polizia Tributaria del 14 novembre 1964 mette in evidenza le lucrose speculazioni realizzate nel campo edilizio da Sorci Antonino che, nel periodo 1950-1961, investendo complessivamente £.35.000.000 circa riesce a ricavare un utile di oltre £.95.000.000 e ad assicurarsi una considerevole proprietà immobiliare.
L’ingente entità del guadagno fa fondatamente pensare che gli affari conclusi dal Sorci siano stati caratterizzati dall’uso di sistemi spregiudicati e intimidatori, tipicamente mafiosi.
Le prolungata latitanza di Sorci Antonino costituisce conferma della sua influente posizione in seno alla mafia e delle sue molteplici amicizie e protezioni. Nel rapporto della Polizia Tributaria concernente il contrabbando di tabacchi e stupefacenti in Sicilia, Sorci Antonino è indicato come uno degli elementi più in vista, noto verso il 1955, quale luogotenente a Palermo del famigerato Lucky Luciano.
Sono messi in evidenza i suoi oscuri legami con Mancino Rosario, col quale risulta acquirente nel 1950 atto in notar Margiotta – di un lotto di terreno della villa d’Orleans venduto dalla principessa Anna di Francia, con Diana Bernardo, Greco Salvatore, Davì Pietro ed altri mafiosi della provincia di Trapani, nonché con noti trafficanti di stupefacenti, quali i fratelli Canepa, Piricò Francesco e Mancuso Serafino.
La sua illecita attività nel traffico degli stupefacenti è oggetto di attenzione anche da parte della Polizia americana e di quella francese.
È significativo, infine, il contegno del teste Sorci Giuseppe, il quale, interrogato sull’annotazione contenuta nell’agenda di Matranga Antonino relativa al numero telefonico 27 febbraio 1964 sotto il nome di Sorci Salvatore e quindi sui rapporti di parentela con l’imputato, dopo avere fornito le spiegazioni richiestagli sull’attività dei propri fratelli e sull’appartenenza di quel numero telefonico, dichiarò: “... Sorci Antonino, ricercato dalla Polizia, è purtroppo nostro cugino...”, manifestando così, chiaramente, il suo punto di vista sul poco raccomandabile parente, del quale probabilmente, in altri tempi, non avrebbe osato parlare in simili termini.
L’argomento della riabilitazione dell’imputato, pronunziata dalla Corte di Appello con sentenza del 7 giugno 1962, appare irrilevante poiché il provvedimento fu emesso in base a dati acquisiti in un periodo in cui non avevano ancora avuto luogo le allarmanti e continue manifestazioni di criminalità oggetto del presente procedimento penale e di quello contro Angelo La Barbera. + 42.
Tra il giudizio espresso tre anni fa dalla Corte di Appello e la valutazione oggi fatta della personalità di Sorci Antonino, non vi é nessun contrasto, soprattutto perché in questa sede l’indagine giudiziaria é stata estesa a fatti, vicende e a persone, certamente non presi in considerazione nel procedimento di riabilitazione.
Quanto al trasferimento di Sorci Antonino in Emilia, basta osservare che l’imputato pur soggiornando periodicamente a Rimini, continuava a mantenersi in contatto con altri mafiosi a Palermo da dove si allontana definitivamente nel luglio 1963, quando le indagini della Squadre Mobile cominciarono a dirigersi nei suoi confronti.
Di Maggio Rosario, nel rapporto di denunzia del 31 luglio1963 ed in quello suppletivo del 14 maggio 1964, viene indicato come l’esponente della mafia di Torretta, dedito al contrabbando in combutta con Badalamenti Gaetano, Coppola Domenico, Rimi Vincenzo e Manzella Cesare, ucciso a Cinisi il 26 aprile 1963.
Dell’imputato viene messa in evidenza la florida posizione economica raggiunta, risultando che é proprietario di un’avviata azienda armentizia ed, in società con altri, di una cava di pietre in località Bellolampo.
Senonché dalla deposizione del maresciallo Buscarnera, comandante della Stazione Carabinieri di Torretta, emerge che il Di Maggio rimpatriò dall’Argentina verso il 1948 e impiantò subito, evidentemente con i risparmi accumulati con il lavoro svolto all’Estero, un allevamento di bestiame, già dall’inizio abbastanza ragguardevole. Pertanto arricchimento del Di Maggio ha un’origine quanto mai lecita.
Quanto all’attività di contrabbando, i sospetti formulati dalla Polizia Giudiziaria non sembrano fondati, perché non sono confermati dal rapporto della Polizia Tributaria, in cui il nome di Di Maggio Rosario non è nemmeno accennato. In detto rapporto si parla brevemente solo di Di Maggio Calogero, fratello di Di Maggio Rosario.
D’altro canto dallo stesso rapporto di denunzia del 31 luglio 1963 risulta che si sono altri Di Maggio compromessi più o meno gravemente con la mafia, per cui non è da escludere l’ipotesi di un equivoco.
L’asserita qualità di mafioso del Di Maggio non appare perciò sufficientemente provata e nel pervenire a tale conclusione, devesi tener conto anche del fatto che l’imputato dopo un breve periodo di latitanza, si costituì mettendosi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, con un comportamento che di regola é inammissibile per un mafioso.
In conseguenza si ritiene giusto prosciogliere Di Maggio Rosario dalla imputazione ascrittagli per insufficienza di prove.
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