Gli stessi legami di parentela, utilizzati nella prassi mafiosa per cementare alleanze e comunanze di interesse, portava ad affiancare i Vernengo con il gruppo dei corleonesi visto che Vernengo Cosimo, padre di Pietro, ha sposato in seconde nozze una sorella del Di Miceli Giuseppe noto favoreggiatore dei luogotenenti di Luciano Leggio, Riina Salvatore e Provenzano Bernardo
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino
La presenza del clan dei corleonesi tra gli ispiratori della guerra, emergeva pure attraverso la contemporanea presenza del DI MICELI, nativo di Corleone e di MARCHESE Mario, quest'ultimo legato al clan di Altofonte, vassallo, com'è noto, dei corleonesi.
L'arresto di VERNENGO Ruggiero e l'accertata presenza di AGLIERI Giorgio conducevano al clan mafioso dei VERNENGO, implicato varie volte in reati di contrabbando di tabacchi lavorati esteri unitamente a gruppo SPADARO – SAVOCA nonché ai MARCHESE ed ai TINNIRELLO; inoltre gli stessi legami di parentela, utilizzati nella prassi mafiosa per cementare alleanze e comunanze di interesse, portava ad affiancare i VERNENGO con il gruppo dei corleonesi visto che VERNENGO Cosimo, padre di Pietro, ha sposato in Seconde nozze una sorella del DI MICELI Giuseppe noto favoreggiatore dei luogotenenti di Luciano LEGGIO, RIINA Salvatore e PROVENZANO Bernardo.
La più volte dimostrata partecipazione dei corleonesi e dei VERNENGO nella ideazione ed esecuzione della guerra mafiosa implicava, quasi per assioma, anche la presenza di uno dei più agguerriti e sanguinari gruppi criminali e cioè del gruppo facente capo ai fratelli MRCHESE Filippo e MAHCHESE Vincenzo nonché quella del gruppo mafioso di più alto lignaggio e cioè quello dei GRECO - PRESTIFILIPPO di Ciaculli e Croceverde Giardini.
I legami tra Leoluca BAGARELLA, braccio armato della famiglia di Corleone ed i citati MARCHESE, sono stati riscontrati in occasione della scoperta dell'appartamento bunker di via Pecori Giraldi, occupato da BAGARELLA ma di proprietà di MARCHESE Vincenzo, una cui figlia a nome Vincenza é fidanzata con lo stesso.
Giova ricordare che si pervenne alla localizzazione del covo di via Pecori Giraldi a seguito dell'arresto in data 8 luglio 1979 di MARCHESE Antonino, figlio di Vincenzo e fratello di Giuseppe, e di GIOE' Antonio, indiziato d'appartenere alla cosca di Altofonte.
Nei giorni successivi all'irruzione della villa di via Valenza, mentre venivano ulteriormente attivate le fonti informative ai fini dell'identificazione di quanti erano riusciti a sottrarsi all'arresto, perveniva un circostanziato esposto anonimo riguardante proprio la riunione di mafia del 19 ottobre 1981, inviato in più copie alla locale Questura nonché alla Procura della Repubblica ed all'ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo.
In tale scritto venivano indicati tra i fuggiaschi della villa SORCI Francesco, TERESI Giovanni inteso "u pacchiuni", PULLARA' Ignazio, fratello di Giovanbattista, MARCHESE Filippo, indicato come "il pericolo numero uno", ZANCA Carmelo, gestore di una pompa di benzina in piazza Scaffa, DI CARLO Francesco, GRECO Giuseppe detto "scarpazzedda", BRUSCA Bernardo di San Cipirrello, i fratelli SPADARO Vincenzo, Giuseppe e Tommaso.
Si specificava che nella villa erano attesi boss corleonesi e che scopo della riunione era quello di “finire di distruggere i MAFARA, i fratelli GRADO e il CONTORNO Salvatore, perché sono rimasti fedeli al clan BONTATE”.
Aggiungeva l'anonimo che autori del tradimento nei confronti dei BONTATE erano TERES1 Giovanni, i fratelli PULLARA' ed i fratelli SPADARO ma che la coalizione comprendeva anche il gruppo di corso Dei Mille capeggiato da MARCHESE Filippo con i suoi seguaci, tra cui il di lui cognato TINNIRELLO Benedetto, ZANCA Carmelo, ARGANO Filippo e D'ANGELO Giuseppe nonché i fratelli PRESTIFILIPPO Giovanni e Salvatore e il gruppo rappresentato da SAVOCA Giuseppe e Vincenzo detto “u siddiato”, quello facente capo a DI PERI Pierino, e il clan LO IACONO.
Specificava che lo ZANCA Carmelo e il gruppo di corso Dei Mille gestivano un laboratorio per la raffinazione della droga nella zona di Acqua dei Corsari; che il medesimo gruppo di corso Dei Mille era responsabile degli omicidi perpetrati nella zona di corso Dei Mille e della via Conte Federico; che scopo della riunione non era quello di verificare le possibilità di una tregua, ma quello di organizzare ulteriormente la strage.
Tutte le persone citate nell'anonimo sono state identificate nella nota numero 3112/3-1981 del giorno 8 aprile 1982 del Nucleo Operativo del Gruppo Carabinieri di Palermo diretto alla Procura della Repubblica e al Giudice Istruttore della Sesta Sezione di Codesto Tribunale, nella quale pure sono stati evidenziati alcuni elementi di indagini già acquisiti sino a quella data dagli organi di
Polizia Giudiziaria.
© Riproduzione riservata