Dopo la vittoria in Liguria il partito della premier Giorgia Meloni vuole sfilare la regione al partito democratico. In vista delle regionali del prossimo anno aumentano i consensi, ma anche il rischio infiltrazioni e malaffare
Alle ultime elezioni Europee Fratelli d’Italia ha incassato in Campania il 19 per cento delle preferenze muovendosi dalle sabbie mobili che inchiodavano il partito a percentuali risibili. Ma l’ascesa salutata con giubilo dai vertici romani presenta il conto e, negli ultimi mesi, diverse inchieste segnalano conflitti d’interessi, vicinanze rischiose con imprenditori in rapporti con la pubblica amministrazione e, ancor più grave, promiscuità con ambienti criminali.
Le regionali sono alle porte e i maggiorenti del partito hanno messo in chiaro: il candidato in Campania spetta al partito di maggioranza. Le indagini faranno il loro corso e la responsabilità penale si accerta con sentenza definitiva, ma le carte ci aiutano a comprendere come l’aumento di consensi possa mettere a rischio la questione morale. Iniziamo dall’ultimo caso che ci porta a Poggiomarino.
Il passato non passa
Poggiomarino è un comune in provincia di Napoli, sciolto per camorra nel lontano 1991 e nel 1999. Oltre 30 anni fa in quel territorio dettava legge Pasquale Galasso, il criminale della buona società, studiava medicina prima di diventare killer e numero due della nuova famiglia, l’organizzazione camorristica che si opponeva a Raffaele Cutolo. Galasso era padrone della città e del comune, il piano regolatore, le ditte, le assunzioni necessitavano del suo via libera.
«Un passaggio di sindaco o vicesindaco si poteva risolvere se c’era il gradimento del camorrista del momento. Io all’epoca ero appunto il camorrista del momento», raccontava Galasso il 13 luglio 1993 davanti alla commissione parlamentare antimafia. Sono passati 31 anni, oltre tre decenni, ma Poggiomarino sembra ripiombata nello stesso schema: la camorra comanda, la politica obbedisce.
Alcuni protagonisti di quella stagione politica hanno superato indenni gli azzeramenti per camorra e sono tornati nelle aule del consiglio comunale. Ma ci sono anche le nuove leve come Luigi Belcuore, esponente locale di Fratelli D’Italia, eletto con quasi 800 voti e diventato vicesindaco nella giunta guidata dal primo cittadino Maurizio Falanga. Quattro anni dopo la vittoria elettorale la festa è stata rovinata dai carabinieri e da un’indagine della procura di Napoli, guidata da Nicola Gratteri. Falanga, Belcuore e un altro esponente politico, Franco Carillo, sono stati arrestati per voto di scambio politico mafioso.
Ma perché sono finiti ai domiciliari? Ad accusarli c’è un boss, si chiama Rosario Giuliano, detto "‘o Minorenne”, diventato collaboratore di giustizia. Sembra un film che si ripete, il malavitoso è cresciuto nell’ombra di Galasso, di cui era fido scudiero, lo chiamano il minorenne proprio perché da giovane si è macchiato di reati per assecondare la sete di potere del suo capo. Oggi è lui che ha comandato in città fino alla collaborazione con la giustizia. «Una volta individuato il candidato sindaco della coalizione, nella figura di Falanga, ed essendomi garantito l'appoggio di Carillo quale rappresentante dei moderati e di Luigi Belcuore quale esponente di Fratelli d'Italia, di fatto avevo il controllo della coalizione di centro destra e quindi della possibile amministrazione comunale», racconta il collaboratore nell’ottobre 2023. Quando le sue dichiarazioni sono state pubblicate c’era stata la secca smentita dei politici che avevano bollato come «infamanti» le parole del collaboratore. Oggi i pm anticamorra ritengono di aver trovato riscontri a quelle dichiarazioni e i politici sono finiti ai domiciliari, misura che sarà sottoposta al vaglio di Riesame e Cassazione in caso di ricorso, l’inchiesta è ancora nella fase preliminare.
Belcuore è una nuova leva di Fratelli d’Italia, graduato dell’esercito italiano prima di dedicarsi alla politica. Lo scorso maggio pubblicava sui social una foto con l’allora ministro, Raffaele Fitto, chiaramente ignaro dei possibili incroci pericolosi del giovane amministratore. «Ho interloquito con il ministro (...) da vicesindaco mi sento onorato di aver condivido con lui una serie di iniziative e progetti per il futuro più prossimo (...)», scriveva l’allora assessore ai lavori pubblici e vicesindaco di Poggiomarino, Belcuore. Qualche settimana prima, invece, pubblicava foto e video con un altro ministro, Gennaro Sangiuliano, anche lui del tutto ignaro delle frequentazioni dell’amministratore, che aveva rinunciato a Cannes per visitare, con lo stato maggiore locale di Fdi, il parco archeologico di Longola. Ora quell’esperienza amministrativa è stata travolta dall’accusa di aver vinto le elezioni con i voti del clan, agli atti anche una videotelefonata dal carcere del boss con il sindaco.
Il nuovo acquisto
Per compravendita dei voti con l’ombra dei clan era già stato coinvolto un altro amministratore locale di Fratelli d’Italia che era transitato da Forza Italia ai meloniani. Si tratta di Sabino De Micco, coinvolto in un’indagine che ruotava attorno alle amministrative di Cercola, si era speso per l’elezione della sorella, Giusy detta ‘Caf’, candidata non eletta con la lista di Europa Verde, nelle comunali del 2023. De Micco è finito in carcere, poi ai domiciliari, dopo che aveva da qualche settimana salutato i forzisti per transitare nel partito della premier. «Con soddisfazione diamo il benvenuto in Fratelli d’Italia al consigliere De Micco, persona impegnata per il suo territorio, qualitativamente capace ed esperto», diceva, lo scorso aprile, Marco Nonno, coordinatore cittadino del partito, annunciando un’iniziativa politica insieme alla new entry in compagnia anche di parlamentari. De Micco vanta sui social scatti con senatori e deputati, compresa una visita nell’aula del Senato ai tempi della sua militanza azzurra. Dopo l’inchiesta Fratelli D’Italia ha annunciato la sospensione dell’iscrizione del consigliere municipale indagato.
L’altro astro nascente
Un altro astro nascente del partito azzurro è l’attuale sindaco di Palma Campania: Aniello Donnarumma, finito ai domiciliari, lo scorso gennaio, con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta. I pm della procura di Nola gli contestavano di aver messo in piedi un sistema clientelare assicurando posti di lavoro per ‘amici’ che venivano assunti in cambio di favori e lavori pubblici. Il primo cittadino è passato a Fratelli D’Italia nel 2020 in una conferenza stampa convocata alla presenza di Francesco Lollobrigida, arrivato da Roma per l’occasione. Dall’agosto scorso, quando il giudice del tribunale di Nola contro il parere della procura ha sostituito i domiciliari con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, Donnarumma è tornato sindaco vista la revoca della sospensione decisa dal prefetto di Napoli, Michele Di Bari. Nel settembre scorso il tribunale delle libertà, dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Suprema Corte, ha revocato anche la misura della presentazione alla polizia giudiziaria ribadendo però che «le considerazioni in ordine all'estrema gravità dei fatti svolte da questo tribunale nel provvedimento oggetto di rinvio» sono «tuttora pienamente condivisibili». Il procedimento penale prosegue e Donnarumma è sicuro di dimostrare la sua estraneità alle accuse. Intanto si occupa della città, l’ultimo annuncio è il concerto di Cristina D’Avena per la notte delle Quadriglie.
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