Nelle elezioni, di solito trascurate, in Sachsen-Anhalt la Cdu si riprende la scena e conferma l’intenzione di voler continuare a guidare la cancelleria federale. Crolla la sinistra, sia la Spd di Scholz che la Linke, che qui aveva una delle sue roccaforti.
- Le elezioni di oggi rappresentavano anche l’ultimo test per i partiti prima del grande appuntamento di settembre, con le elezioni federali e per altri due Land e la Città-Stato di Berlino.
- La Cdu torna prepotentemente al centro del sistema politico tedesco, nonostante gli scandali e le difficoltà iniziali incontrate dal nuovo presidente. Sta premiando anche l’unità del partito.
- La Linke perde in quella che era una delle sue roccaforti oltre il cinque percento, calando dal 16,3 per cento ad appena l’11 per cento.
Sachsen-Anhalt è un Land di solito politicamente sottovalutato ma questa volta le elezioni per il Landtag erano attesissime. Qui cinque anni fa Alternative für Deutschland (Afd), alla sua prima prova elettorale a questo livello, ottenne un risultato straordinario: 24,3 per cento e seconda forza al parlamento territoriale. Ecco perché per la prima volta in Germania fu necessario varare una coalizione “Kenia”, con Cdu e Fdp guidata dal conservatore Rainer Haseloff e sostenuta anche da socialdemocratici e Verdi.
Ma le elezioni di oggi rappresentavano anche l’ultimo test per i partiti prima del grande appuntamento di settembre, con le elezioni federali e per altri due Land e la Città-Stato di Berlino. Questo test è stato chiaramente vinto dalla Cdu di Haseloff e può sorridere anche il candidato cancelliere conservatore Armin Laschet: la Cdu, secondo le prime proiezioni, guadagna oltre 6 punti percentuali, raggiungendo il 36 per cento, mentre Afd, che resta comunque seconda forza, perde consensi, nonostante qualcuno aveva azzardato addirittura l’ipotesi che riuscisse a superare i conservatori e diventare la prima forza del Landtag. Haseloff può continuare a guidare il Land e potrà scegliere la coalizione con la quale continuare a farlo (le opzioni, tranne un’alleanza con Afd o con la Linke, sono tutte sul piatto). Ralph Brinkhaus, capogruppo per Cdu e Csu al Bundestag, ha commentato immediatamente come il risultato rappresenti un ottimo segnale per le elezioni federali e ha sottolineato l’unità dei conservatori: «Anche Markus Söder ha fatto campagna elettorale in Sachsen-Anhalt». In effetti, il risultato in Sachsen-Anhalt mette il vento in poppa a Laschet: la sua Cdu ottiene di nuovo un risultato convincete, contiene Afd, in crisi da tempo, e può presentarsi nuovamente come (unica) Volkspartei.
Il ritorno dei conservatori
In sostanza, la Cdu torna prepotentemente al centro del sistema politico tedesco, nonostante gli scandali e le difficoltà iniziali incontrate dal nuovo presidente. Sta premiando anche l’unità del partito, con il coinvolgimento del vecchio avversario di Laschet Friedrich Merz, alla guida dell’ala più conservatrice del partito. Continuano, invece, le difficoltà di AfD che si affida a una linea sempre più estremista, a livello territoriale (in un Land come Sachsen-Anhalt dove la presenza di stranieri e rifugiati è minima, il partito ha continuato a usare toni molto prossimi all’estremismo di destra) come a livello federale: indubbiamente il partito raccoglie ancora consensi ma il felice stupore di cinque anni fa è ormai un lontano ricordo e persino alcuni elettori sembrano cominciare a stufarsi da questo “gioco” con le correnti più estreme della destra tedesca. Ancora ieri sera Alexander Gauland, capogruppo al Bundestag, continuava a difendere la linea sin qui seguita, probabilmente dopo le elezioni nel partito potrebbe arrivarsi ad una (nuova) frattura.
Al Landtag entrano anche i Liberali della Fdp che aumentano i propri consensi dell’1-2 per cento. Guadagnano forse poco più di un punto percentuale i Grünen (Annalena Baerbock, la candidata alla cancelleria, nelle primissime reazioni ha ammesso «ci aspettavamo qualcosa di più e non abbiamo raggiunto l’obiettivo»), mentre tutta la sinistra passerà la notte a leccarsi le ferite. La Spd perde due punti percentuali, un risultato certamente molto deludente (obiettivi erano diventare la forza principale a sinistra e superare il 10 per cento, entrambi mancati e con uno dei peggiori risultati della socialdemocrazia da sempre) ma forse messo in conto dal candidato Olaf Scholz, che questa volta ha preferito mandare in tv innanzitutto i capi regionali del suo partito.
Per la Linke il risultato è una «chiara sconfitta» con le parole di Dietmar Bartsch, capogruppo al Bundestag. Il partito perde in quella che era una delle sue roccaforti oltre il cinque percento, calando dal 16,3 per cento ad appena l’11 per cento: a questo punto, vista anche la frattura interna con l’ala della ex segretaria Sahra Wagenknecht, la stessa presenza del partito al Bundestag è messa in discussione. Nelle prime reazioni il partito ha difeso la scelta di volersi segnalare nuovamente come rappresentante della questione dell’Ost, del risentimento dei cittadini della ex Germania Est per la delusione della riunificazione. Una scelta che è stata anche contestata, per i modi scelti, anche da alcuni compagni di partito. La crisi del partito, comunque, appare più profonda e la pesante sconfitta di oggi non sembra recuperabile solo tramite un profilo più radicale rispetto alla questione della riunifcazione.
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