Nonostante lo scandalo intorno alla sua tesi di dottorato, la candidata della Spd per la corsa al municipio di Berlino sembra continuare a essere benvoluta dai cittadini: nonostante la sua esperienza in città e la competenza guadagnata al ministero della Famiglia, dovrà vedersela con una candidata dei Verdi forte
- Sindaco di Neukölln, ministro federale e ora candidata borgomastro di Berlino: la carriera di Franziska Giffey finora è sempre andata in crescendo.
- La campagna elettorale potrebbe però risentire dell’ultimo scandalo: si è dimessa da ministro per le accuse di frode legate alla sua tesi.
- Eppure, l’80 per cento dei berlinesi la conosce e la metà ha un’opinione positiva. Un buon segno per la sua campagna elettorale all’insegna delle 5 B
«Come berlinese, continuerò la battaglia per quello che conta davvero: Berlino». Una frase degna di un candidato sindaco, se non fosse che è stata pronunciata per lasciare un ministero. Eppure, nonostante le accuse di plagio della tesi e le dimissioni dal ministero di Famiglia, la carriera della socialdemocratica Franziska Giffey non sembra destinata a concludersi qui. L’aspetta una campagna elettorale da borgomastro di Berlino che per lei significa un ritorno alle proprie radici: dal 2015 al 2018 è stata infatti sindaco distrettuale di Neukölln, quartiere della capitale che conta oltre 100mila abitanti. L’elezione rappresenterebbe una vera e propria consacrazione definitiva per Giffey, ragazza dell’est giunta ormai vent’anni fa nella capitale.
La campagna di Berlino
«Chi rispetta troppo il passato non può guardare al futuro». La massima è dell’ex borgomastro di Berlino Ernst Karl Frahm, meglio noto come Willy Brandt, ed è applicabile anche alla campagna elettorale di Giffey. Dal 2001 la capitale tedesca è retta da un esponente della Spd, che ogni volta ha alternato alleanze diverse. Stavolta però rischia di andare diversamente: infatti, nonostante la candidata abbia un curriculum più importante rispetto a quello dei suoi concorrenti, la socialdemocrazia si trova a dover rincorrere.
Gli ultimi sondaggi danno favorita Bettina Jarasch, candidata per i Grünen e davanti di 5 punti nei sondaggi nei confronti di Giffey. «Saranno i berlinesi a scegliere il miglior borgomastro», sosteneva Giffey in un’intervista alla Zeit dello scorso dicembre, la stessa nella quale esponeva in maniera dettagliata il suo programma politico basato sulle 5 B. «La nostra forza saranno Bauen, Bildung, Beste Wirtschaft, Bürgernähe e Berlin in Sicherheit (cioè costruzione, istruzione, economia migliore, vicinanza al cittadino e Berlino sicura, ndr)». Punti sui quali Giffey ha un’esperienza consolidata, sia come rappresentante locale che come ministra federale.
In particolare, sulle politiche per la famiglia e l’integrazione la candidata potrà far valere il suo maggiore peso specifico, visto che sono state il suo pane quotidiano per lungo tempo. Se la prima può sembrare naturale, considerando i recenti trascorsi da ministro, la seconda invece potrebbe alla lunga risultare decisiva, visto che Giffey ha fatto gavetta per lungo tempo nell’amministrazione di Neukölln come commissario europeo per il distretto, assessore alle Finanze e sindaco distrettuale. Il quartiere ha infatti una forte influenza multiculturale: sono molti i turchi e i russi che abitano la zona, mentre l’adiacente strada Sonnenallee è caratterizzata dalla presenza di bar e ristoranti gestiti da arabi.
Il tema, quindi, è particolarmente caro all’ex ministra del governo Merkel che, durante i suoi anni nell’amministrazione locale, ha sempre lavorato sull’applicazione dei progetti di integrazione del governo sia federale che statale. È spesso andata in Romania e Bulgaria per capire le ragioni della migrazione sul posto e ha persino promosso l’uso del burkini per incentivare le bambine musulmane a imparare a nuotare. Tutti spunti che potranno tornare utile per la campagna elettorale nella capitale, una città da sempre crocevia di migrazioni: secondo l’ufficio di statistica della regione di Berlino-Brandeburgo, nel 2019 erano circa 777mila gli stranieri registrati come residenti e un berlinese su 5 risultava nato all’estero, in particolare in Turchia, Polonia e Siria.
La tesi copiata
Lo scandalo non può passare inosservato. Sarà inevitabile che uno dei temi più discussi della campagna elettorale berlinese sarà la frode: Giffey è infatti accusata di aver copiato parte della sua tesi di dottorato sul funzionamento dell’Europa presso la Freie Universität di Berlino. Una storia che però viene da lontano. Già nel 2019 VroniPlag Wiki, piattaforma di Wikipedia che smaschera le tesi fasulle, aveva contestato 119 passaggi in 76 delle 205 pagine della tesi di dottorato di Giffey, sostenendo che le citazioni riportate non erano attribuite a fonti citate. Un problema enorme, visto che la tesi si basava sulla sua esperienza diretta da Commissario europeo per il distretto di Neukölln.
Su richiesta di revisione della stessa Giffey, l’università istituì una Commissione esaminatrice che l’assolse esprimendo un rimprovero. Il caso non finì lì perché, su pressione del Servizio parlamentare scientifico del parlamento statale di Berlino e dopo il rapporto dei giuristi Klaus Garditz e Ulrich Battis, nel 2020 la Fu di Berlino ha riaperto il procedimento istituendo una nuova commissione senza l’aiuto di colei che si era occupata della sua tesi, la professoressa Tanja Borzel, accusata di aver manipolato il lavoro dei primi giudici. La seconda commissione e l’imminente giudizio hanno portato Giffey a dimettersi.
Già in passato altri politici tedeschi, come il ministro della Difesa della Csu Karl-Theodor zu Guttenberg e la ministra dell'Istruzione della Cdu Annette Schavan si erano dimessi per accuse simili. Un altro deputato dei cristiano-democratici, Frank Steffel, si era visto togliere il titolo di dottore nel 2017 per accuse simili e aveva annunciato il ritiro dalla politica a fine mandato. Nel 2015 VroniPlag Wiki aveva sollevato sospetti anche sull’allora ministra della Difesa e attuale presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ma una verifica della facoltà di Medicina dell’Università di Hannover l’aveva assolta. La particolarità è che tutti coloro che si sono dimessi non lo hanno mai fatto cercando di rimanere in pista per un’altra campagna elettorale.
La parola data
Eppure, questa storia potrebbe alla fine avvantaggiare la stessa Giffey. A novembre dello scorso anno aveva rinunciato a presentarsi come Doktor, nonostante non avesse avuto richieste in questo senso e a questo aveva aggiunto la promessa che «se l’università dovesse ritirare il dottorato sono pronta a dimettermi da ministra». Detto fatto, anche senza revoca.
Intanto però lla Spd le ha continuato a coprire le spalle. «Se fossi nei panni di nonna Krawuttke di Spandau o di Marzahn penserei che Giffey ha fatto bene, in fondo. La gente vuole qualcuno che difenda la sua parola», ha detto il copresidente del circolo berlinese della Spd Raed Saleh. Adesso che è libera, l’ex ministra del governo Merkel si preoccuperà soprattutto di fare campagna elettorale in vista del voto del 26 settembre, quando la sua città adottiva sceglierà il successore del socialdemocratico Michael Müller, in carica dal 2014.
Una corsa che non si preannuncia scontata per una ragazza dell’est giunta a Berlino circa 20 anni dalla sua città natale, Francoforte sull’Oder. L’identificazione è stata totale: non è un caso che Giffey la chiami “la mia Berlino” e abbia stabilito nella capitale la sua famiglia, composta dal marito Karsten Giffey e dal loro figlio, nato nel 2009. Un amore che sembra ricambiato: secondo un sondaggio quasi l’80 per cento dei berlinesi conosce Franziska Giffey e quasi la metà ha un’opinione positiva di lei. La scalata da Neukölln al palazzo del ministero nella Mitte e l’essere sempre benvoluta ne fanno un riferimento per molti tedeschi, che adesso vedono in questa campagna elettorale i contorni di una bella favola giunta al suo capitolo conclusivo. Il lieto fine è solo da scrivere.
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