La cannabis è legale. La notizia è di ieri, quando in tanti hanno festeggiato con un flash mob il momento in cui il consumo della sostanza è stato finalmente permesso. Vi raccontiamo anche l'inaspettata alleanza tra ambientalisti e sindacalisti e vi raccontiamo bene anche la vicenda della maglia della squadra tedesca utilizzata dai neonazisti per evocare le ss

Cannabis per tutti

Vi avevamo anticipato la scorsa settimana a spanne le nuove regole della legalizzazione della Cannabis in Germania. Ieri, il primo aprile, la legge è finalmente entrata in vigore e in tanti hanno celebrato il momento a mezzanotte con un flashmob davanti alla porta di Brandeburgo.

Per ripercorrere insieme a noi la storia di questa proposta che la coalizione Semaforo cova fin dal contratto di coalizione, leggetevi il nostro bilancio (e le previsioni su come il governo controllerà gli effetti della legalizzazione) qui.

A(n)dieu

In tanti hanno creduto a un pesce d'aprile (che in Germania per tradizione viene volentieri proposto anche dai giornali): Andreas Scheuer, detto Andi, molla il Bundestag. Una vita nella Csu, Scheuer è diventato ministro dei Trasporti durante l'ultimo governo di grande coalizione, nel 2018.

Nonostante sia stato tra i ministri più criticati di quell'esecutivo, il suo partito gli ha sempre coperto le spalle. In cima alla lista dei fallimenti, il tentativo di far pagare il pedaggio sulle autostrade soltanto agli stranieri, un provvedimento rispedito al mittente dalla corte europea di giustizia. Nonostante le contestazioni, su di lui ha sempre vegliato Markus Söder, che ha sempre elogiato la capacità di "Andi" di portare fondi pubblici in Baviera.

Gialloverdi

Vi segnaliamo un approfondimento dello Spiegel su un'inedita combinazione che potrebbe modificare il panorama movimentista tedesca: l'alleanza tra il sindacato ver.di (noto per le loro casacche gialle) e Fridays for future. La nuova joint venture si chiama Wir fahren zusammen, "andiamo insieme", e prova ad accoppiare le istanze degli ecologisti e quelle del sindacato.

I Fridays sono in una fase difficile, considerato che l'ambientalismo non mobilita più come una volta e i Fff tedeschi si sono dovuti dissociare pubblicamente da Greta Thunberg e le sue posizioni filopalestinesi, considerate eccessive e fuori luogo nella lotta contro il riscaldamento del clima da molti militanti, ma anche il sindacato - che festeggia in questi giorni dieci anni dall'introduzione del salario minimo – ha dovuto sconfiggere i propri pregiudizi nei confronti delle proteste per il clima, spesso malintesi provocati dalla sovrapposizione dei Fff con Ultima generazione, nota per azioni più eclatanti e "disturbatrici".

La tendenza sempre più esplicita dei Fridays ad allargare il proprio raggio d'azione a tematiche politiche e sociali ha fatto il resto. Ci sono ancora tanti compromessi da trovare, da un lato e dall'altro, ma il risultato potrebbe essere la prima proposta pratica di transizione ecologica che non avviene a spese dei lavoratori ma resta efficace: a metà mese Fff e ver.di si riuniranno in una conferenza a Colonia per limare meglio la propria collaborazione e definire posizioni comuni per le prossime sfide ecosociali che li attendono.

44

Sullo scandalo che si è consumato intorno alla maglia della nazionale di calcio tedesca customizzabile sul sito della Adidas lasciamo parlare chi ne sa più di noi, cioè il vicedirettore Angelo Carotenuto.

Due mesi e 12 giorni all'apertura degli Europei, stadio di Monaco di Baviera, Germania contro Scozia. Julian Nagelsmann ha dato un'aggiustatina alla Nazionale con un'intuizione, recuperando dopo tre anni di esclusioni Toni Kroos, che nel frattempo ne porta a spasso 34. Oddio, recuperare Toni Kroos non è poi questa idea così originale o coraggiosa, ma prima di lui nessuno lo aveva convinto. Quel che Nagelsmann non può fare è calmare il clima ogni volta che si parla di una maglia. Siamo al terzo caso in poche settimane.

Il primo: la presentazione della divisa di riserva, colore rosa, aveva acceso gli spiritosoni e gli omofobi. Qualcuno l'aveva chiamata la maglia di Barbie. La federcalcio è intervenuta in modo tempestivo con un video leggero per togliere ogni spazio alle offese.
Il secondo: la chiusura del contratto con Adidas e il passaggio a Nike. La fine di un'era. Il ministro dell’Economia Robert Habeck si è spinto a dire: «Non riesco a immaginare la maglia tedesca senza le tre strisce. Per me Adidas e nero-rosso-oro sono sempre stati insieme. Un pezzo dell’identità tedesca. Mi sarebbe piaciuto un po’ più di patriottismo locale». L'abbigliamento sovranista.

Il terzo arriva adesso. Adidas ha vietato ai tifosi di personalizzare le maglie degli Europei con il numero 44, per una somiglianza equivoca con le rune delle SS. Le prime preoccupazioni erano state sollevate dallo storico Michael König. Aveva trovato il font della divisa molto discutibile. Un portavoce dell'azienda, Oliver Brüggen, aveva negato che la somiglianza fosse intenzionale: «Come azienda ci impegniamo a opporci alla xenofobia, all’antisemitismo, alla violenza e all’odio in ogni forma».

Ora per evitare che dopo il numero 88 pure il 44 diventi un simbolo in mano ai nostalgici dell'estrema destra, è arrivato questo... questo... come chiamarlo? Non può essere considerato un divieto. E' più di un consiglio ed è meno di un monito. Equivale a dire: "fate i bravi, per favore". Non si faceva prima a evitare quel font?

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