- La decisione del presidente in carica Donald Trump di tagliare le truppe in Germania era arrivata a inizio estate, quando era stato annunciato che il contingente si sarebbe ridotto circa di un terzo.
- Ad attivarsi dopo non aver avuto contatti diretti con Washington se non il tweet del presidente, è stato anche lo stato maggiore della diplomazia tedesca, con il ministro degli Esteri Heiko Maas.
- La mossa era stata una ritorsione per la mancanza d’impegno percepita dal presidente negli investimenti in difesa del governo tedesco nei confronti della Nato.
Il Congresso americano ha annunciato di voler bloccare il ritiro delle truppe dalla Germania voluto da Donald Trump. La decisione del presidente in carica era arrivata a inizio estate, con l’annuncio che il contingente si sarebbe ridotto circa di un terzo.
La presenza delle forze americane è stata ininterrotta dalla fine della guerra, ma rimangono 34mila soldati: ai tempi della riunificazione il contingente americano rappresentava circa la metà dei 400mila soldati stranieri presenti sul suolo tedesco.
Molte delle missioni in Medio Oriente, Africa e anche quella in Afghanistan vengono gestite dai centri operativi in Germania.
In estate Trump aveva minacciato di richiamarne in patria circa 10mila, svuotando alcuni dei centri di comando più importanti fuori dagli Stati Uniti e spostando insieme a loro tutte le loro famiglie. La permanenza stabile delle truppe ha infatti provocato la creazione di community americane intorno alle basi, dove addirittura si usano solo dollari.
Quando in passato alcune comunità americane sono state smantellate l’impatto è stato anche molto forte sull’economia tedesca circostante, quindi di fronte all’annuncio di Trump era scattato l’allarme su più fronti. Il ministro degli Esteri Heiko Maas che ha lamentato di non aver ricevuto lumi né dal ministero degli Esteri né da quello della Difesa d’Oltreoceano.
La mossa era stata una ritorsione per la scarsità degli investimenti in difesa del governo tedesco previsti nell’ambito della Nato. Trump ha più volte rimproverato la Germania di non fare abbastanza per la Nato mentre spende troppo per acquistare energia dalla Russia.
Il riferimento è al progetto Nord Stream 2, la pipeline che dovrebbe portare il gas russo in Europa occidentale, da sempre avversata dagli americani.
Più volte negli ultimi anni infatti gli alleati degli Stati Uniti nella Nato hanno ribadito l’impegno di aumentare il budget di spesa per la difesa al due per cento del Pil nazionale: la Germania, però, non è ancora arrivata all’1,4 per cento e nei prossimi anni non supererà l’1,5 per cento. Questo nonostante gli investimenti nella Bundeswehr negli ultimi anni siano aumentati
Le ragioni sono un armamento obsoleto, con aerei ed elicotteri che non volano, u-boot che non possono lasciare il loro porto e soldati privi anche dell’attrezzatura di base, oltre alla volontà dichiarata di far arrivare l’esercito a 203mila uomini nel 2027. Un progetto immenso, che costerebbe oltre cento miliardi di euro.
Il tabù militare
Nel 2020 la Bundeswehr ha festeggiato il suo sessantacinquesimo compleanno, ma in Germania la difesa resta un tema tabù per ovvie ragioni storiche: motivo per cui anche i partiti di destra si tengono ben lontani dalla discussione di investimenti in armi e ampliamento delle truppe, soprattutto in campagna elettorale.
Resta poi una diffidenza di fondo della popolazione per l’esercito, tanto che due terzi dei tedeschi in un recente sondaggio hanno affermato di non essere a favore di qualsiasi missione estera dell’esercito: le attività di supporto come quelle che hanno avuto luogo durante la pandemia trasmettono certamente più serenità.
Resta il fatto che a lungo termine i governi tedeschi dovranno decidere che piega far prendere alla politica di difesa. La presidenza Trump ha dimostrato che sulla presenza degli americani, mutata negli anni da organo di controllo a deterrente contro gli avversari della Germania, non durerà per sempre, anche se il Congresso e il presidente eletto Joe Biden decideranno di fermare il ritiro. Intanto, i partner europei, prima fra tutti la Francia, spingono per dare finalmente il via a un progetto di difesa unica europea.
Negli ultimi giorni anche una dei due presidenti dei Verdi tedeschi ha aperto a finanziamenti ad hoc per singoli settori dell’esercito. Uno spunto importante per due motivi: da un lato per il ruolo di peso che i questo partito giocherà alle prossime elezioni, con buonissime possibilità di entrare nel governo, dall’altro per la tradizionale impronta pacifista che caratterizzava il partito. Bisognerà vedere se sarà il primo passo verso una normalizzazione del tema della difesa in Germania.
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