Bentornati alla Deutsche vita. Anche oggi proviamo a mettervi in pari per quanto riguarda la campagna elettorale tedesca: per qualsiasi incertezza potete far riferimento al nostro spiegone sulle elezioni e alle pillole che trovate sul canale Instagram di Domani. Il caso della settimana scorsa è stato senz’altro la fuga in avanti della Cdu, che ha deciso di proporre una stretta securitaria sull’immigrazione in un piano in cinque punti. Chi voterà l’iniziativa, ha detto il candidato cancelliere Friedrich Merz, non gli importa. Tradotto: se AfD dovesse essere della partita, non sarà rilevante. Il pubblico tedesco la vede diversamente.

Trappola per chi? 

Friedrich Merz vuole di mostrare che lui la destra la sa fare. Da sempre è ben più rigido del corso centrista che aveva imboccato Angela Merkel, ma l’ultima sterzata del candidato cristianodemocratico rischia di buttare alle ortiche la reputazione della Cdu di partito rispettabile dell’arco parlamentare. Conservatore, ma non disposto a scendere a patti con l’estrema destra, per sua natura inaccettabile (finora) per gli altri partiti. 

La proposta del weekend di Merz, però, rischia di chiudere la distanza incolmabile che dovrebbe separare la Cdu dalla AfD: non è un caso che appena dopo la pubblicazione della notizia (e la dichiarazione di Merz sul fatto che non gli interessa chi voterà a favore del suo testo) il partito di Alice Weidel abbia celebrato quello che considera un suo successo. Secondo la Zeit, tuttavia, Merz starebbe cercando di uscire dall’angolo con due strategie parallele. Da un lato, ha spedito il suo piano a Spd, Verdi – che difficilmente sposeranno la proposta – e Fdp – che ha già segnalato il suo sostegno – in maniera preventiva, dall’altro ha incluso nell’articolato un passaggio sul fatto che AfD è totalmente invotabile: diffonde «teorie complottiste» e nutre «l’ostilità per gli stranieri». Il partito – scrive la Cdu – considera la repubblica federale una parte dell’«unione economica eurasiatica di Putin» e per il partito di Merz non è un partner ma «un avversario politico». 

Vero è anche che l’iniziativa, come altre proposte – la depenalizzazione dell’aborto o anche la richiesta alla Corte costituzionale di vietare AfD – rischia di schiantarsi contro i tempi strettissimi che restano in questa legislatura: la prossima settimana sarà l’ultima in cui ci sarà spazio per discutere qualcosa in aula. La Cdu consegna le sue proposte oggi, ma anche la Spd risponderà con un proprio pacchetto di iniziative.

Divieti e manifestazioni

Una delle ultime carte che resta da giocare ai partiti democratici nei confronti di AfD sembra essere quella di vietare il partito. I tempi sono lunghi e per il momento manca la calendarizzazione dell’iniziativa, ma intanto i cittadini hanno scelto di prendere in mano la situazione: decine di migliaia sono scesi in piazza lo scorso fine settimana per manifestare contro l’estrema destra, da nord a sud in tutte le città più grandi. A Colonia, per dire, hanno manifestato 40mila persone quando ne erano state previste appena 5mila. A Berlino la polizia ne ha registrate 35mila, secondo gli organizzatori in piazza c’erano 100mila cittadini. 

Anche a Halle, dov’era in programma un evento di campagna elettorale del partito di estrema destra, hanno protestato 8mila manifestanti. Il Lichtermeer, il mare di luci che hanno inscenato le persone in piazza è stato accompagnato dal grido Wir sind die Brandmauer”, “noi siamo il muro di fuoco” – quello che dovrebbe separare l’arco parlamentare dall’estrema destra. Un’eco di “Wir sind das Volk”, che era lo slogan delle proteste per la riunificazione prima della caduta del Muro di Berlino, ma poi è stato fatto proprio dall’estrema destra di Pegida nei primi anni Dieci. 

A Halle, dentro la sala in cui AfD ha celebrato il suo evento elettorale, invece, sono andate in scena situazioni degne di 1984 di George Orwell. Il partito che ha appena ottenuto quasi un milione di euro da un benefattore anonimo che si nasconde dietro un indirizzo a Jena ma non è ancora stato identificato ha invitato come ospite d'onore niente meno che Elon Musk, collegato e proiettato in dimensioni esagerate alle spalle di Alice Weidel. Il multimiliardario ha continuato con la sua dubbia campagna di sostegno ad AfD, incoraggiando i sostenitori a chiedere di ridurre i poteri dell’Unione europea e soprattutto rilanciando lo slogan adattato al Vecchio continente di Donald Trump: «Make Germany great again». Ma è stata una frase di Musk a risultare particolarmente spaventosa a un pubblico abituato all’approccio dei tedeschi alla storia del loro paese: «È di nuovo ora di essere orgogliosi della Germania» ha detto il patron di Tesla. Troppa l’attenzione «per le colpe del passato», che andrebbero secondo lui lasciate alle spalle. Brividi. 

Rilancio (rosso)verde?

La speranza, di qua dal centro, è che lo scivolone di Merz apra nuove possibilità per Spd e Verdi, ancora alla rincorsa della Cdu. Per i socialdemocratici ha trovato la sua voce Matthias Miersch, il segretario generale che finora non si era segnalato per una particolare presenza scenica. Il partito è passato all’offensiva con un’efficace campagna social: «Keine Zusammenarbeit mit Nazis. Seit 1863.», «Nessuna collaborazione con i nazisti. Dal 1863». Dopo la sua raccomandazione alla Cdu di non fare mosse ambigue scegliendo di contare sull’appoggio di AfD, anche i governatori dei Land socialdemocratici hanno sposato il suo appello a non infrangere il patto non scritto della democrazia tedesca. 

Ma è stato soprattutto il candidato verde Robert Habeck che ha cavalcato la situazione, annunciando che il suo partito non può sostenere le proposte di Merz. Se accettasse la proposta di AfD, Merz «infrangerebbe un tabù. Se la Cdu facesse passare una proposta con AfD, avremmo una situazione come quella in Austria», ha detto Habeck. 

Cultura del ricordo

Chiudiamo con un tema ricorrente nella storia tedesca e – ahimè – anche in questa campagna elettorale. Ieri è stato l’ottantesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Come sempre, la ricorrenza è stata celebrata da tutti i livelli istituzionali: il presidente federale e il cancelliere sono volati in Polonia e tutti i partiti – con l’eccezione di AfD – hanno ricordato la terribile persecuzione protata avanti dai nazisti con in sostegno dei loro alleati. 

Anche in Germania le comunità ebraiche segnalano un aumento dell’antisemitismo e c’è un tema di testimoni ancora in vita che diminuiscono di anno in anno. Sono tantissimi i progetti che si propongono di portare avanti il ricordo anche quando i sopravvissuti della Shoah non saranno più in vita: c’è l’Auschwitz Memorial che sul suo account X propone per tutto l’anno il ricordo delle persone uccise nei campi allegandone anche le foto, per dimostrare che gli ebrei, sinti e roma, disabili e oppositori politici eliminati nei campi non erano soltanto numeri, ma volti e persone. Ma la cultura del ricordo ha conquistato anche Instagram e TikTok: l’account keine.erinnerungskultur di Susanne Siegert, premiato anche con il prestigioso Grimmepreis si segnala per un racconto a misura di reel (purtroppo per ora solo in tedesco) di quel che ha rappresentato il nazionalsocialismo per la Germania e i perseguitati.

Partendo dalla propria esperienza, Siegert si è proposta di ampliare la consapevolezza generale dei crimini perpetrati dai nazionalsocialisti: vivendo nei pressi di Mühldorfer Hart, il più grande campo satellite di Dachau, dopo averlo visitato al liceo si è resa conto di non saperne quasi nulla. A quel punto, la content creator ha cominciato la sua ricerca autonoma negli archivi online. Decidendo poi di condividere le sue scoperte, per offrire anche ai suoi follower l’occasione di imparare qualcosa sull’inizio del ventesimo secolo. Ben oltre quel che si insegna a scuola: con il nome dell’account (nessuna cultura del ricordo), Siegert si rivolge esplicitamente a chi non ha ricordi personali al periodo del regime. Il suo scopo è quello di mostrare a quanti livelli diversi della società agivano i nazisti e come sono riusciti a conquistare il potere. Ma la content creator si sforza anche di creare nessi con il mondo contemporaneo, come la celebrazione del Christopher Street Day, le Olimpiadi o quando una terminologia nazista riemerge in qualche programma di trash tv. 

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