- La sottorappresentanza dei tedeschi dell’est in ruoli dirigenziali è un fenomeno che continua da trent’anni, dalla caduta del muro di Berlino.
- Il problema viene spesso sottovalutato internamente ed evitato sia dai media che dai politici tedeschi. Viene anche normalmente semplificato.
- Nonostante il miglioramento delle condizioni economiche della Germania orientale, la differenza tra le due parti del paese rimane.
Angela Merkel rimarrà cancelliera tedesca fino alla formazione di un nuovo governo. Al momento l’esito delle elezioni e delle conseguenti negoziazioni è ancora incerto, ma un cambiamento è sicuro: il prossimo cancelliere non sarà più della ex Germania est, rendendo più visibile un problema strutturale che ha accompagnato la prima economia europea negli ultimi trent’anni.
I tedeschi dell’est rappresentano il 17 per cento della popolazione tedesca, ma ricoprono tra l’1 e l’8 per cento delle posizioni di comando a seconda del settore. Parlando con giornalisti nati nella ex Germania ovest, questa discrepanza non sembra essere percepita. Anche quella risicata minoranza che la riscontra tende a suggerire che sia dovuta a una strutturale sfiducia nei confronti delle istituzioni tedesche in questa parte del Paese.
Questa lettura, che potrebbe ipoteticamente avere una logica nel caso della politica e della magistratura, non spiega però perché siano così pochi i tedeschi dell’est che ricoprono cariche dirigenziali in aziende. Inoltre, secondo i dati pubblicati dal governo, i tedeschi dell’est detengono più posizioni di rilievo proprio in politica (fino all’8 per cento). La sottorappresentanza è ancora più evidente nel settore privato e nelle forze armate, con percentuali che variano dall’1 al 2 per cento.
«In proporzione i tedeschi dell'est ricoprono più ruoli dirigenziali in politica, poiché i politici vengono eletti direttamente. La situazione è più grave in altri settori, a causa della mancanza di personale qualificato nella sicurezza e nella magistratura subito dopo la riunificazione. Si doveva per forza ricorrere a personale della Germania occidentale. Dopo decenni, però, la situazione non è ancora cambiata, perché le persone che detengono il potere tendono a promuovere persone simili a loro» dice Christian Bangel, giornalista di Zeit nato nello stato del Brandeburgo nel 1979, ex Germania est.
Männer des Westens
La sottorappresentanza dei politici dell’est è evidente nel recente confronto per la leadership della Cdu, il partito di Merkel. Si sono sfidati tre uomini di mezza età della Renania Settentrionale-Vestfalia, il Land più popoloso della Germania. I tre candidati hanno studiato legge nella stessa università, quella di Bonn. Sono piuttosto simili, insomma.
Diverse persone della Germania occidentale ricordano che Merkel e l’ex presidente federale Joachim Gauck, in carica dal 2012 al 2017, sono entrambi della ex Germania est. «Dire che non abbiamo problemi con la divisione tra est e ovest, perché abbiamo una cancelliera tedesca orientale, è come dire che non c'è razzismo negli Stati Uniti, perché hanno avuto un presidente nero» commenta Bangel,
Secondo Belinda Grasnick, giornalista di Taz nata a Berlino est nel 1989 pochi mesi prima della caduta del muro, il fatto che i tedeschi occidentali tendano a non vedere le differenze tra est e ovest è un buon indicatore di quanto la cultura tedesca orientale sia sottorappresentata. «Ci sono alcune differenze tra le due regioni, ma non sono riconosciute dalla maggioranza. La più grande differenza secondo me può essere vista nella pianificazione familiare. Fino ad oggi i tedeschi dell'est hanno figli prima, più giovani rispetto ai tedeschi dell’ovest, ed è più comune che le giovani madri vadano a lavorare. Penso comunque che le differenze diminuiranno nel tempo, visto che le nuove generazioni non hanno mai avuto a che fare con la Germania est» dice Grasnick.
Secondo Bangel, i mezzi di comunicazione tedeschi tendono a non parlare approfonditamente del problema. Anche in questo campo però, per quanto la situazione stia parzialmente cambiando, la voce della Germania orientale rimane marginale e i giornalisti della Germania occidentale, chiamati spesso a parlare della Germania orientale, ricorrono in media a delle narrative semplicistiche.
Questo però non vuol dire, secondo il giornalista di Zeit, che la copertura della Germania orientale debba diminuire. Al contrario molti dei problemi che caratterizzano la Germania tendono a emergere nei Lander orientali, prima di essere visibili su scala federale.
«Nella Germania dell’est, per esempio, stiamo assistendo a una crescente divisione tra le aree rurali e alcune città come Lipsia, Rostock e Dresda che stanno invece prosperando» commenta Bangel.
I giornalisti della ex Germania est spiegano che questi temi, come anche l’estremismo di estrema destra e il razzismo, sono rimasti marginali durante la campagna elettorale. Sarebbero stati scomodi. I tre partiti in testa (i cristiano-democratici della Cdu/Csu, i socialisti della Spd e gli ambientalisti Verdi) si sono concentrati invece sull’elettore mediano, sull’immagine del tedesco tipo.
L’unico partito al momento che sottolinea lo scontento della popolazione della Germania est è il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd). Afd ha per diversi anni strappato voti al partito di sinistra Die Linke, considerato troppo vicino alla leadership della ex Germania est. Nel corso delle ultime elezioni, però, Afd ha perso consensi in Germania orientale, dove il mercato del lavoro sta funzionando sempre meglio. Le tendenze populiste tendono così a diminuire.
La politica è solo un simbolo
I problemi sembrano quindi risolti, ma la sottorappresentanza ai vertici e le differenze salariali ancora presenti sono solo alcuni aspetti simbolici di una marginalizzazione della cultura dell’est che trova le radici in una integrazione “a metà”, spiega la sociologa e autrice Katharina Warda, nata in Sassonia-Anhalt, nella ex Germania ovest, nel 1985.
«Le differenze ancora esistenti tra est e ovest sono secondo me un residuo della guerra fredda. L’occidente è emerso come vincitore. L’est, con la sua storia e la sua cultura, è stato schiacciato in stereotipi, per lo più negativi. Ora è in gran parte invisibile» dice Warda.
Secondo la sociologa, questa marginalizzazione ha portato alla strumentalizzazione della Germania orientale, permettendo all’elettore mediano di distanziarsi dai problemi strutturali della Germania, come il razzismo.
«Il più delle volte in Germania il dibattito sul razzismo viene ridotto all’estremismo di destra. Questo, a sua volta, viene attribuito interamente all’est. ‘Noi in Germania non abbiamo un problema di razzismo. Ma abbiamo dei razzisti. Ma quelli sono i tedeschi dell’est.’ L’est viene virtualmente trattato come corpo estraneo rispetto alla propria cultura. ‘Noi non abbiamo un problema, ma loro sì. Quindi noi non dobbiamo preoccuparcene.’ Questo alleggerisce le coscienze e distrae dal vero problema, che è affrontare il razzismo, sia nell’est che nell’ovest. D’altra parte, all’est, funziona in modo simile. La reazione generale è: ‘Non abbiamo un problema di razzismo. L’ovest vuole solo proiettarlo su di noi.’ E questo è vero. Allo stesso tempo, però, il problema del razzismo è comunque reale e non viene analizzato seriamente. Così la differenza tra est e ovest mantiene una funzione strutturale. Risulta utile» spiega Warda.
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