Un estratto dal recente discorso della cancelliera sul coronavirus, sul valore della scienza e sui rischi che corrono gli anziani se non si riducono i contatti prima di Natale. E su cosa penseranno in futuro di noi, se non riusciremo a farlo
- Abbiamo messo alle nostre spalle un grosso pezzo di strada. All’inizio dell’anno avevamo a che fare con un virus totalmente sconosciuto.
- Insomma: vediamo la luce alla fine del tunnel. Perché è così? È così perché l’uomo è creativo e perché abbiamo uno spirito di ricerca incredibile.
- Voglio solo dire che se nei giorni precedenti al Natale avremo tanti contatti e poi si trasformerà nell’ultimo Natale dei nonni, avremo sbagliato qualcosa.
Pubblichiamo un estratto dell’ultimo discorso della cancelliera tedesca Angela Merkel al Bundestag. La Germania tornerà al lockdown dal 16 dicembre al 10 gennaio.
Stiamo vivendo settimane davvero fuori dall’ordinario. Siamo in una fase decisiva, forse la fase decisiva della lotta alla pandemia, e tutte le esperienze storiche insegnano che proprio la seconda ondata di una pandemia è di portata nettamente più ampia rispetto alla prima. Insegnano anche che una seconda ondata come questa può essere molto dolorosa.
Per questo motivo pensiamo anche alle persone che giorno per giorno muoiono per o con il virus. Pensiamo a coloro che in questo momento lottano per la loro vita negli ospedali, a quelli che danno tutto per loro, medici e infermieri. E vi dico apertamente che in questi giorni vedo il loro operato un po’ trascurato. Cosa succede in quegli ospedali, cosa si riesce a realizzare merita un ringraziamento sincero.
(…) Da un lato credo che possiamo essere orgogliosi di quel che siamo riusciti a raggiungere negli ultimi dieci mesi dall’inizio della pandemia, ciascuna e ciascuno di noi, ma anche noi come comunità. Abbiamo messo alle nostre spalle un grosso pezzo di strada. All’inizio dell’anno avevamo a che fare con un virus totalmente sconosciuto.
Oggi sappiamo molto di più sull’infezione, sulle possibilità di proteggersi, su sintomi e cure. All’inizio dell’anno non potevamo dire quanto ci avremmo messo a sviluppare un vaccino. Che oggi vengano realizzati in molti luoghi centri vaccinali – e con la speranza fondata che arriverà anche il vaccino – è una cosa che non è mai successa in un tempo così breve in tutta la storia dell’umanità. Dobbiamo tenerlo presente.
Insomma: vediamo la luce alla fine del tunnel. Perché è così? È così perché l’uomo è creativo e perché abbiamo uno spirito di ricerca incredibile, perché in tutto il mondo le migliori scienziate e i migliori scienziati ci hanno mostrato cosa è in grado di fare l’uomo. Ne sono certa: se la pandemia ha avuto un lato positivo è stato quello di mostrarci cosa è in grado di fare l’uomo, se prendiamo il cuore in mano, agiamo con perseveranza e creatività e se collaboriamo scavalcando le frontiere.
Ma prima parlavo di sentimenti contrastanti. Il che significa che per vedere il quadro completo, d’altra parte bisogna anche considerare che le limitazioni ai contatti in vigore dal 2 novembre hanno bloccato la crescita esponenziale delle infezioni, ma è mancata l’inversione del trend. I casi sono troppi ed è molto allarmante quanto stia crescendo il numero di persone che devono essere curate in terapia intensiva e di quelle che stanno morendo per il virus.
Voglio ricordarlo: la prima lettura di questa legge di bilancio è iniziata martedì 29 settembre. C’erano 1.827 casi al giorno, 352 letti occupati in terapia intensiva e 12 morti. Oggi abbiamo 20.815 casi – 3.500 in più rispetto alla scorsa settimana – 4.257 letti occupati in terapia intensiva e 590 morti. (...)
Io credo alla forza dell’Illuminismo. Che l’Europa abbia raggiunto il ruolo che oggi ricopre lo deve all’Illuminismo e alla convinzione che esistano scoperte scientifiche che sono reali e che sarebbe meglio rispettare. E ne sono sicurissima. Nella Ddr ho deciso di seguire gli studi di fisica – probabilmente non l’avrei fatto nella Germania Ovest – perché ero sicura che si possono sospendere molte cose, ma non la forza di gravità, non la velocità della luce e neanche altri fatti. (...)
Per quanto sia dura – e so quanto amore c’è dietro uno stand di vin brulé o di waffel – non possono coesistere con la decisione di acquistare solo cibo d’asporto per consumarlo a casa. Mi dispiace, dal profondo del cuore, ma se il prezzo è la morte di 590 persone in un solo giorno, non è una cosa accettabile dal mio punto di vista. (...)
E se la scienza arriva a pregarci di rendere possibile una settimana di riduzione dei contatti prima di Natale, cioè prima di quando rivediamo i nonni e altri anziani, allora forse dovremmo ragionare di nuovo se non riusciamo a trovare un qualche modo per far cominciare le vacanze di Natale già il 16 dicembre e non il 19 (...) Voglio solo dire che se nei giorni precedenti al Natale avremo tanti contatti e poi si trasformerà nell’ultimo Natale dei nonni, avremo sbagliato qualcosa.
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