Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie del Blog Mafie è dedicata al maxi processo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci


L'acquisizione al processo principale di tutti gli elementi di prova raccolti nei sopra citati procedimenti, istruiti in una prima fase separatamente, si rendeva necessaria a seguito delle dichiarazioni di Buscetta Tommaso, il quale, consentendo di ricostruire la struttura dell'organizzazione mafiosa, di conoscerne le regole e le dinamiche interne, di cogliere i moventi e i nessi causali e temporali di numerosissimi omicidi, indicandone anche i responsabili, conferiva organicità ad una serie di elementi emersi "aliunde", che, presi e valutati singolarmente, non potevano che offrire degli interessanti squarci sull'attività dell'organizzazione e dei suoi adepti, ma certamente non consentivano di comprendere la complessità del fenomeno criminale su cui si indagava.

Dalle dichiarazioni di Buscetta su "Cosa nostra" (cosi' verrebbe denominata l'organizzazione mafiosa) emergeva, infatti, una struttura estremamente articolata ma sostanzialmente unitaria ed a carattere verticistico, del tutto diversa da quella intuitivamente descritta nell'iniziale rapporto del 13 luglio 1982 (cosiddetto rapporto dei 162).

Pertanto, il mandato di cattura n.323-84 del 29 settembre 1984, emesso dai G.l. del Tribunale di Palermo contro Abbate Giovanni + 365, ai quali si dava carico dei reati di associazione per delinquere, associazione di stampo mafioso ed associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, nonché di altri delitti descritti nei 321 capi di imputazione (originale al Vol.100 fogli 118-292),

mentre per alcuni fatti delittuosi gia' contestati agli imputati assumeva una funzione meramente ripetitiva, per quanto concerneva i reati associativi, come puo' chiaramente rilevarsi dalle estese ed approfondite motivazioni, costituiva la contestazione di una nuova realta' associativa molto piu' ampia, articolata e complessa sia sotto il profilo spaziale che temporale, oltre che per il numero e per i ruoli dei singoli associati.

A distanza di un breve lasso di tempo, si verificava un altro avvenimento di eccezionale importanza per le indagini istruttorie: l'inizio, dopo anni di travaglio, della collaborazione con l'Autorità Giudiziaria anche di Contorno Salvatore (interrogatorio del 16 ottobre 1984 Vol.125).

Membro di spicco della "famiglia" di Santa Maria di Gesù, detenuto sin dal 23 marzo 1982, il Contorno, oltre a confermare in aderenza alle informazioni di Buscetta Tommaso, la struttura, le regole ed il funzionamento di "Cosa nostra", indicava gli autori del tentato omicidio consumato nei suoi confronti il 25 giugno 1981, narrava le fasi piu' salienti della "guerra di mafia", nel corso della quale aveva subito una serie impressionante di uccisioni di parenti ed amici e faceva i nomi di altri membri dell'associazione mafiosa.

Sulla scorta di tali dichiarazioni, i G.r. emettevano il mandato di cattura n.361-84 del 24 ottobre 1984 contro Adelfio Giovanni + 126. Le dichiarazioni di Buscetta e Contorno, fornivano, inoltre, ulteriori elementi in ordine ad un'altra complessa istruttoria da tempo in fase di svolgimento nei confronti di Salvo Antonino e Salvo Ignazio, gia' indiziati, sulla scorta di intercettazioni telefoniche, di indagini bancarie, di dichiarazioni di altri testi, quali Bono Benedetta, e di prove documentali, di costituire un preciso tramite tra gli interessi mafiosi, di cui apparivano portatori a seguito degli accertati collegamenti con taluni esponenti di rilievo dell'organizzazione "Cosa nostra", ed i centri di potere politico-affaristici.

Pertanto, nei loro confronti veniva emesso dai G.I. il mandato di cattura n.390-84 del 12 novembre

1984, con il quale si contestavano loro i delitti di associazione per delinquere semplice e di stampo mafioso, nonche' il delitto di favoreggiamento per l'ospitalita' prestata al latitante Buscetta Tommaso. Successivamente, veniva emesso dai G.I. mandato di cattura n.418/84 del 4 dicembre 1984, contro Baiamonte Angelo + 22, con il quale, oltre a riparare a taluni errori ed omissioni dei precedenti provvedimenti restrittivi, si estendevano a Motisi Ignazio, Greco Leonardo e Di Carlo Andrea, indicati da Contorno Salvatore come membri della "Commissione", le contestazioni dei numerosi omicidi attribuiti a tale organismo di vertice dell'organizzazione mafiosa, cui si facevano risalire le relative decisioni.

Anche l'omicidio nei confronti del professore Giaccone Paolo, gia' attribuito a Rotolo Salvatore, quale autore materiale, ed a Marchese Filippo ed al suo vice Baiamonte Angelo quali mandanti, veniva ritenuto, per l'importanza del personaggio, come deciso dalla medesima "Commissione" di "Cosa nostra", per cui anche ai componenti della stessa si dava carico di tale delitto con mandato di cattura n.58/8S del 16 febbraio 1985.

Ulteriori dichiarazioni rese da Contorno Salvatore, in riferimento ad altri gruppi di associati, tra cui quelli appartenenti alla famiglia di Belmonte Mezzagno, provocavano l'emissione del mandato di cattura n.76-85 del 28 febbraio 1985 contro Bonaccorso Domenico + 24, ai quali venivano contestati i medesimi reati associativi di cui al precedente mandato di cattura n.361-84. Pregresse ed approfondite indagini, svolte dalla Squadra Mobile di Palermo, avevano, intanto, accertato numerose devastazioni e danneggiamenti di abitazioni e di autovetture appartenenti a persone residenti nella borgata di Ciaculli, ritenute dalla cosca dominante ostili e comunque non pienamente fidate, tanto da causarne con atti di intimidazioni, poste in essere anche con scritti anonimi, l'esodo da Ciaculli. Pertanto, veniva emesso contro Greco Michele + 6, cioe' contro coloro che avevano assunto una posizione di preminenza nell'ambito della famiglia mafiosa di Ciaculli, il mandato di cattura n.79-85 del 4 marzo 1985, con il quale si contestavano i reati di violenza privata continuata e di danneggiamento seguito da incendio.

Le indagini proseguivano con l'acquisizione agli atti del procedimento delle dichiarazioni di Anselmo Salvatore il quale, chiamato in correita' da Coniglio Salvatore, aveva fornito importanti conferme alle dichiarazioni di quest'ultimo su episodi e persone gravitanti nello stesso ambiente di fornitori e spacciatori di stupefacenti, operanti tra Palermo, Milano ed altre città del Nord.

Proprio per aver reso tali dichiarazioni, l'Anselmo Salvatore era stato ucciso, dinanzi la propria abitazione, ove si trovava agli arresti domiciliari, e la medesima sorte sarebbe toccata a Coniglio Mario, fratello di Coniglio Salvatore.

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