Non senza disagio si ricorda la convocazione nella sua villa di alcuni generali della Repubblica da parte di un personaggio ampiamente al margine dell'ortodossia e della legalità come Licio Gelli; e veramente inaudito appare che essi ascoltassero da questi concioni sullo svolgimento delle loro delicate mansioni, facendosi destinatari dell'ordine di trasmetterle ai propri quadri subalterni
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi
In definitiva, attraverso loro Gelli e la Loggia P2 erano in grado di condizionare scelte importanti di alcuni settori delle Forze Armate con riferimento ai loro obiettivi politici. Indubbiamente almeno alcuni militari agirono, a volte, anche per interessi personali o parteciparono a traffici illeciti, cui erano interessati direttamente e che riguardavano anche uomini politici ad essi collegati, secondo quanto può desumersi dal coinvolgimento di Giudice, Lo Prete e Trisolini in vicende come quelle attinenti al traffico dei petroli, per le quali pendono vari procedimenti avanti l'autorità giudiziaria.
Non si può escludere che anche tali traffici non si esaurissero solo nell'ambito dell'interesse economico di coloro che ne sono stati coinvolti; ma il dato che più interessa ai fini della nostra analisi è quello politico, e a tal fine un episodio meglio di ogni altro illumina questo aspetto della problematica allo studio: la riunione dei generali tenuta ad Arezzo nel 1973.
In proposito un dato analitico di estremo interesse è la brevità del preavviso della convocazione che denuncia chiaramente come quella riunione non fu un evento eccezionale, ma si inseriva in una consuetudine collaudata di rapporti e di frequentazioni.
Non è comunque senza disagio che può essere rievocata la convocazione nella sua villa di alcuni generali della Repubblica da parte di un personaggio ampiamente al margine dell'ortodossia e della legalità come Licio Gelli; e veramente inaudito appare che essi ascoltassero da questi, alla stregua di un capo di Stato maggiore ombra, concioni sullo svolgimento delle loro delicate mansioni, facendosi destinatari dell'ordine di trasmetterle ai propri quadri subalterni.
La lettura dell'audizione del generale Palumbo, delle reticenze, delle scuse e delle mezze ammissioni in ordine all'episodio citato non possono non suonare offesa a quanti, e sono la maggioranza, indossano la divisa con dignità e senso dell'onore.
La propensione degli ambienti militari verso istituzioni di tipo massonico e la forte compenetrazione tra vertici militari e Loggia P2 sono peraltro argomenti che richiedono una qualche considerazione di ordine più generale.
Una conclusione politicamente significativa su tali vicende non può infatti prescindere dalla considerazione che il delicato tema del rapporto tra esercito e società civile va forse, rimeditato alla luce dei gravi episodi illustrati, evitando di cadere nelle opposte ed egualmente perniciose tentazioni di una neutralizzazione che si ammanti di ipocrita tecnicismo da una parte e di una appropriazione partitica mascherata da pretestuosi ideali di motivazione politica dall'altra.
Si pone in primo luogo il problema della responsabilità politica del controllo e della direzione di questi apparati, tema che per sua natura non può che essere rinviato e proposto dalla Commissione al dibattito del Parlamento.
In questa sede, alla luce delle conoscenze acquisite, è peraltro dato rilevare che l'attuazione di forme associative parallele alla struttura gerarchica ufficiale va, prima che stigmatizzata, compresa nelle sue radici e nelle sue motivazioni.
Per valutare appieno questo fenomeno è d'uopo riportarsi alla posizione che i militari sono venuti a rivestire nella società italiana a partire dal dopoguerra, sottolineando la particolare sterilizzazione politica che nei loro confronti si era venuta ad operare, nella classe politica come nella società civile, per una serie di ragioni, che qui non è il caso di analizzare a fondo, sulle quali comunque influirono in modo determinante sia l'esito del conflitto sia il cambiamento istituzionale.
Basti qui riportarsi ai discorsi che gli elementi più accreditati dei nostri vertici militari propongono attualmente sulla esigenza di un accordo permanente e fecondo tra esercito e società civile, per non ritenere azzardato l'affermare in questa sede che l'elemento di novità della Loggia P2 sta nella scoperta, o meglio riscoperta, a partire dalla metà degli anni sessanta, del ruolo e, in termini di presenza politica, dell'importanza che i militari possono assumere ed in fatto assumono nella vita del Paese.
Trattasi di una conclusione che, se accettata, fornisce ampia materia di riflessione non solo ai fini di una valutazione della Loggia P2 nel suo complesso, ma di una interpretazione del personaggio Gelli, del suo peso specifico, dei suoi eventuali punti di riferimento politico e strategico: poiché è di palese evidenza che simile intuizione politica trascende il personaggio Gelli.
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