Parimenti convinto dei rapporti esistenti tra l’on. Lima e l’associazione mafiosa era il gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, il quale, prima di assumere l’incarico di Prefetto di Palermo, nel corso di un colloquio con il Ministro dell’Interno on. Virginio Rognoni, discusse con lui delle collusioni fra mafia ed ambienti politico-economici, gli preannunziò che avrebbe “toccato” anche esponenti della Democrazia Cristiana
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra
Ciò posto, deve rilevarsi che la vicinanza dell’on. Lima all’associazione mafiosa non era sfuggita ad un autorevole esponente politico come l’on. Piersanti Mattarella, il quale – secondo quanto ha riferito il fratello on. Sergio Mattarella all’udienza dell’11 luglio 1996 – aveva manifestato l’intenzione di chiedere il commissariamento del Comitato Provinciale di Palermo della Democrazia Cristiana anche “perchè era comunque convinto che ci fosse (rectius fossero: n.d.e.) nella posizione dell'onorevole Lima dei rapporti con ambienti mafiosi”.
Parimenti convinto dei rapporti esistenti tra l’on. Lima e l’associazione mafiosa era il gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, il quale, prima di assumere l’incarico di Prefetto di Palermo, nel corso di un colloquio con il Ministro dell’Interno on. Virginio Rognoni, discusse con lui delle collusioni fra mafia ed ambienti politico-economici, gli preannunziò che avrebbe “toccato” anche esponenti della Democrazia Cristiana, e gli espresse la propria preoccupazione per il fatto che si sarebbe dovuto scontrare con ambienti politici, facendo esplicito riferimento alla corrente andreottiana ed alla corrente fanfaniana, e menzionando specificamente i nomi di Ciancimino, Gioia e Lima.
Il teste Rognoni, infatti, all’udienza del 20 maggio 1990 ha riferito quanto segue:
AVVOCATO COPPI: (...) il Generale DALLA CHIESA le ha mai rappresentato sospetti, lei ha mai parlato di voci raccolte sul senatore ANDREOTTI e di vicinanze, di collusioni del senatore ANDREOTTI con ambienti della criminalità organizzata e della mafia in particolare ?
ROGNONI VIRGINIO: Ma devo dire che quando, all’inizio del 1982, in particolare dopo la liberazione del Generale DOZIER, liberazione che a giudizio del governo e a mio giudizio segnava proprio la fine politica del terrorismo, del partito armato, io mi posi il problema dell’impiego del Generale DALLA CHIESA, perché non si poteva non utilizzare la competenza e la professionalità (...) di questo Comandante dei Carabinieri. E allora in quel periodo io, dopo una ricognizione di opinioni politiche, segretari di partiti e così via proposi al governo, Presidente del Consiglio era SPADOLINI, il Generale DALLA CHIESA come Prefetto di Palermo. (...) Io proposi il Generale DALLA CHIESA Prefetto di Palermo. Naturalmente ebbi degli incontri (...) col Generale DALLA CHIESA, una serie di incontri in cui manifestai (…) questo intendimento del governo sia altri incontri e in uno di questi incontri il Generale DALLA CHIESA mi disse che l’incarico che assumeva era un incarico rilevante, era un incarico delicato. Allora non si parlava affatto di un Alto Commissario, si parlava del Prefetto di Palermo, perché era mio convincimento che la lotta alla mafia dovesse iniziarsi proprio con il richiamo di tutte le energie dello Stato, di tutte le strutture ordinarie dello stato. Un Prefetto con la storia personale di DALLA CHIESA, Prefetto di Palermo avrebbe evocato (...) queste “virtù civili”. Questa era la motivazione al fondo del Generale DALLA CHIESA Prefetto di Palermo. E naturalmente non bastava. Sulla base anche... memore delle battaglie fatte per difendere quella struttura extra ordinem di cui ho parlato poc’anzi, si cercava di legittimare, incardinare l’incarico del Prefetto DALLA CHIESA nella famosa Legge 121, che è la legge di riforma della pubblica sicurezza, in base alla quale il Prefetto (...) può, evidentemente per ragioni di ordine pubblico, massima autorità di pubblica sicurezza nella provincia, estendere (...) l’esercizio delle sue iniziative, i suoi poteri anche al di là della provincia. (...) Prefetto DALLA CHIESA doveva essere il terminale della “intelligence”. Sapeva DALLA CHIESA di non potere essere operativo sul piano della sicurezza, sul piano (...) della Polizia, perché era Prefetto, ma terminale della “intelligence” della criminalità organizzata, in particolare della mafia. E mi suggeriva di costruire un gruppo di referenti dislocati nel territorio, altrettanti Prefetti, Prefetto di Torino, Prefetto di Milano, Prefetto di Genova, di Firenze, Roma, Bari, Napoli e così via.
Tra l’altro questo incontro, questo incontro dei Prefetti avrebbe dovuto venire il giorno 7 settembre. Anzi in un primo momento il Generale (...) mi aveva proposto il 3 settembre. Mi propose questa data quando io vidi per l’ultima volta il Generale, il 16 di agosto... o il 20 di agosto a Ficuzza. Non avevo nessuna intenzione di andare a Ficuzza per una serie di ragioni, invece andai di proposito (...) per dare solidarietà, (...) forza, determinazione al Generale DALLA CHIESA. Mi venne a prendere all’aeroporto, andammo insieme a Ficuzza e parlammo, parlammo contro la mafia. Anzi già dice: Ma mi dicono che il protocollo suggerisca che quando c’è il Ministro dell’Interno non debba parlare un Prefetto. Ho detto: No, Generale, lei deve parlare, per una serie di ragioni. Bene, in uno di questi incontri il Generale DALLA CHIESA dice: Io so di andare in un posto di frontiera e dovrò combattere più di un ambiente, dovrò scontrarmi anche con forze (...) della società civile, con forze della società politica e dovrò magari scontrarmi con ambienti anche del suo partito. Queste parole mi venivano rivolte, ambienti... e qui mi fece... alluse alla corrente andreottiana, e io gli dissi: Caro Prefetto, lei è Prefetto della Repubblica e deve andare avanti (...) senza alcuna esitazione. (...)
AVVOCATO COPPI: Senta, professore, in quella occasione il Generale DALLA CHIESA le fece presente di aver fatto un analogo discorso al senatore ANDREOTTI e le fece riferimento di eventuali ostacoli, opposizioni da parte del senatore ANDREOTTI a questa designazione palermitana ?
ROGNONI VIRGINIO: No.
(...)
AVVOCATO COPPI: (...) Di questo colloquio avuto con il Generale DALLA CHIESA lei ha informato il senatore ANDREOTTI ?
ROGNONI VIRGINIO: No, non ne avevo ragione, perché il senatore ANDREOTTI allora, siamo nell’82 (...) era presidente della Commissione Esteri della Camera, quindi non avevo ragione di parlarne.
AVVOCATO COPPI: Riferimenti, invece, specifici al senatore ANDREOTTI non ce ne furono ?
ROGNONI VIRGINIO: Da parte del Generale DALLA CHIESA ?
AVVOCATO COPPI: Sì, da parte del Generale DALLA CHIESA.
ROGNONI VIRGINIO: No, no.
(...)
PUBBLICO MINISTERO: il punto era se nel corso di questo colloquio o di questi colloqui che lei ebbe con DALLA CHIESA, nel corso del quale o nel corso dei quali il Generale DALLA CHIESA le espresse questa preoccupazione di doversi scontrare anche con uomini del suo partito, il Generale DALLA CHIESA le fece dei nomi e dei cognomi.
ROGNONI VIRGINIO: Su queste circostanze io venni interrogato già altre volte. Il Generale DALLA CHIESA mi disse... io l’ho ripetuto qua: Vado ad assumermi una responsabilità forte e mi dovrò scontrare con ambienti civili di quella città, di quella regione e con ambienti politici, e mi fece espressamente l’indicazione della corrente andreottiana, e mi fece il nome di CIANCIMINO, mi fece il nome di GIOIA, parlava anche della corrente fanfaniana. Ecco, questa è la...
PUBBLICO MINISTERO: Ricorda un altro nome riferibile ad ANDREOTTI ?
ROGNONI VIRGINIO: Ricordo LIMA.
PUBBLICO MINISTERO: Ecco, quindi le fece anche il nome dell’onorevole Salvo LIMA ? (...)
ROGNONI VIRGINIO: Sì, sì. Mi pare, sì, credo.
PUBBLICO MINISTERO: No...
ROGNONI VIRGINIO: Sì, sì, mi disse della corrente andreottiana e dice: E quindi c’è CIANCIMINO, LIMA eccetera.
PUBBLICO MINISTERO: CIANCIMINO, LIMA eccetera. Quindi siamo sicuri su questo punto? (…)
ROGNONI VIRGINIO: Se... lo strumento per ricordarsi certi fatti è la memoria; la mia memoria mi dice di sì. (...)
PUBBLICO MINISTERO: Senta, ritorniamo un attimo indietro. Questo colloquio che lei ha con DALLA CHIESA nel corso del quale le parla anche di LIMA. (...) Lei ricorda se DALLA CHIESA in particolare le disse che era ancora convinto, quindi nel 1982, delle dichiarazioni rese tanti anni prima dinanzi alla Commissione Antimafia a proposito dei rapporti tra mafia e politica? Glielo chiedo perché lei ha scritto un libro che è stato allegato a questo verbale.
ROGNONI VIRGINIO: Sì, nell’88. Ma credo che la novità di DALLA CHIESA, dell’ultimo DALLA CHIESA... e DALLA CHIESA mi confermò l’ultima volta che io lo vidi, in occasione (...) del discorso di Ficuzza... il rapporto fra mafia palermitana e mafia catanese, questo sì, e non ricordo che questo rapporto fosse da lui, DALLA CHIESA, sottolineato o indicato all’epoca in cui DALLA CHIESA venne ascoltato dalla Commissione Antimafia degli anni pregressi. Cioè un risveglio mafioso o, comunque, una... un affacciarsi minaccioso della mafia catanese era una delle... delle preoccupazioni del Generale DALLA CHIESA.
PUBBLICO MINISTERO: Mi scusi, questa preoccupazione della mafia catanese è una preoccupazione che il Generale DALLA CHIESA le esprime quando già ha assunto l’incarico di Prefetto e ha cominciato a svolgere le prime indagini oppure prima di recarsi a Palermo ?
ROGNONI VIRGINIO: No, io... almeno dal Generale DALLA CHIESA queste cose le ho sapute quando DALLA CHIESA (...) diventa Prefetto di Palermo.
PUBBLICO MINISTERO: Ecco, ora io le sto dicendo se prima ancora di assumere l’incarico di Prefetto nel parlarle di LIMA e di CIANCIMINO DALLA CHIESA le disse che era ancora convinto delle dichiarazioni che aveva reso alla Commissione Parlamentare Antimafia negli anni precedenti a proposito dei rapporti tra mafia e politica e dei giudizi che allora aveva maturato su esponenti dei vari partiti, compreso, diceva, uomini della Democrazia Cristiana.
ROGNONI VIRGINIO: No, prima no. DALLA CHIESA non mi informava di queste cose (...) anche perché i rapporti... i rapporti più forti che io... e più intensi che io ebbi con DALLA CHIESA furono in relazione alla lotta al terrorismo, quindi non abbiamo avuto occasione di parlare (…) di mafia (...) se non quando DALLA CHIESA viene nominato Prefetto.
PUBBLICO MINISTERO: Allora onorevole io le faccio presente, la forma della contestazione, che il 17 gennaio del ’95 lei ha dichiarato: “Ricordo che in un colloquio svoltosi prima della sua presa di possesso a Palermo il Generale espose il seguente concetto: io vado, ma mi dovrò scontrare con forze o con uomini... Io lo esortai ad andare avanti e lui aggiunse: Anche con forze del suo partito. Al che gli dissi che era un Prefetto della Repubblica. In questo contesto, per quanto riguarda quella parte della domanda che ha come oggetto uomini politici democristiani collusi con la mafia, ricordo che il Generale DALLA CHIESA parlando con me fece riferimento a quanto egli stesso aveva dichiarato ad una Commissione Parlamentare Antimafia, non ricordo se quella PAFUNDI o CATTANEI, circostanza che ho... come già ricordato nel mio libro “Interviste sul terrorismo” a pagina 164, come rilevo dal libro che ho qui con me e che consulto autorizzato dall’ufficio”. Si da atto che vengono acquisite al presente verbale fotocopia della copertina e delle pagine 164 e 165 del libro nelle quali lei dice: “Si aspettava di scontrarsi con ambienti dell’establishment, magari con forze e uomini politici. Ne avevamo parlato a lungo. Tra l’altro mi diceva di essere ancora convinto delle dichiarazioni rese tanti anni prima davanti alla Commissione Antimafia a proposito dei rapporti tra mafia e politica e dei giudizi che allora aveva maturato su esponenti di vari partiti compresi, diceva, uomini della Democrazia Cristiana”. Poi conclude: “Il Generale DALLA CHIESA a tale proposito mi fece i nomi di CIANCIMINO, di GIOIA, di fanfaniani che a lui si riconducevano e infine mi parlò degli amici di ANDREOTTI. Con riferimento a questi ultimi fece il nome di LIMA”. Quindi lei ha dichiarato che nel corso di un colloquio o di più colloqui, comunque prima che andasse a Palermo, esprimendo queste preoccupazioni su questi ambienti politici palermitani e con riferimento a questi nomi il Generale DALLA CHIESA dice: Io sono ancora convinto di quello che dissi quando fui ascoltato dalla Commissione Parlamentare Antimafia sui rapporti mafia – politica. Questo è quello che lei ha dichiarato: ora ricorda ?
ROGNONI VIRGINIO: Sì, ma in occasione... lei poc’anzi mi ha fatto una domanda praticamente analoga, e io pensavo che lei si riferisse a incontri o colloqui col Generale DALLA CHIESA su questa tematica in periodi pregressi. (…) Quando (...) io prendo la decisione di proporre al governo il Generale DALLA CHIESA come Prefetto di Palermo io ho questi incontri e colloqui col Generale DALLA CHIESA, ne ho fatto parola anche prima, e in uno di questi incontri mi dice: Ma io andrò a scontrarmi probabilmente con (...) ambienti anche del suo partito. Lei è Prefetto della Repubblica, non guardi in faccia nessuno e vada avanti. Questa è stata la mia risposta.
PUBBLICO MINISTERO: Quindi conferma queste dichiarazioni ?
ROGNONI VIRGINIO: Certo che confermo queste dichiarazioni.
PUBBLICO MINISTERO: Conferma queste dichiarazioni. Ecco, la domanda successiva è: visto che DALLA CHIESA le aveva espresso queste preoccupazioni che riguardavano LIMA lei andò da ANDREOTTI per comunicargli che il Generale DALLA CHIESA aveva preoccupazione di scontrarsi con uomini della sua corrente e in particolare con LIMA ?
ROGNONI VIRGINIO: No, no.
PUBBLICO MINISTERO: Perché ?
ROGNONI VIRGINIO: Perché non ho ritenuto di farlo. Perché (...) non mi è sembrato opportuno farlo.
PUBBLICO MINISTERO: Perché, scusi ? Lei era Ministro degli Interni.
ROGNONI VIRGINIO: Ero Ministro degli Interni, ma (...) erano giudizi (...) che il Generale DALLA CHIESA dava di probabilità su quello che avrebbe incontrato o con cui si sarebbe scontrato, ma non ho ritenuto che ci fossero estremi per cui io dovessi riferire queste cose (...) a personalità politiche, all’allora Presidente del Consiglio e alla... al Ministro ANDREOTTI, anzi al... ANDREOTTI allora era Presidente della Commissione Esteri.
(...)
AVVOCATO COPPI: (...) quando il Generale DALLA CHIESA le fece alcuni nomi di personaggi democristiani che avrebbero potuto essere eventualmente coinvolti nella sua attività ha fatto anche il nome di CIANCIMINO, ma ha fatto il nome di CIANCIMINO come appartenente alla corrente andreottiana in quella occasione ?
ROGNONI VIRGINIO: No, no, ha parlato della corrente andreottiana nel suo complesso. Naturalmente scontando che non tutti coloro che seguivano in Sicilia l’onorevole ANDREOTTI dovessero essere in qualche modo allineate su quel nome che, viceversa, mi fece. Mi fece il nome di CIANCIMINO, io non so neanche se all’epoca CIANCIMINO appartenesse o non appartenesse alla corrente andreottiana. (...)
AVVOCATO COPPI: E le ha fatto, però, il nome anche di altri deputati siciliani che certamente non erano di corrente andreottiana; GIOIA non era...
ROGNONI VIRGINIO: Esatto, esatto.
AVVOCATO COPPI: E le ha fatto però anche il nome di GIOIA...
ROGNONI VIRGINIO: Esatto, esatto.
Il contenuto del colloquio era stato riassunto nei seguenti termini dall’on. Rognoni nel corso della deposizione testimoniale resa nel c.d. maxiprocesso: «dopo aver ricevuto lo "sta bene" da parte del Governo, curai di incontrarmi con Dalla Chiesa per convincerlo ad accettare l'incarico. Non dovetti faticare molto per convincere il mio interlocutore e, ovviamente, nel corso dei nostri incontri si discusse anche delle strategie migliori per combattere la mafia.
Nel corso di tali colloqui si discusse, ovviamente, anche delle collusioni fra mafia ed ambienti politico- economici. Il Dalla Chiesa, effettivamente, mi disse che avrebbe toccato anche esponenti del mio partito (democristiano) nel senso che, data la natura del fenomeno, non era da escludere che avrebbe potuto avere necessità di compiere indagini su uomini politici, ivi compresi i democristiani. Io gli risposi che egli era un prefetto della Repubblica e, come tale, non aveva da guardare in faccia nessuno» (v. le dichiarazioni dell’11 maggio 1983 del teste on. Rognoni davanti al Giudice Istruttore di Palermo dott. Falcone, confermate nella deposizione resa davanti alla Corte di Assise di Palermo all’udienza dell’11 novembre 1986 ed acquisite al fascicolo del presente dibattimento).
Del suo incontro con il Ministro Rognoni, il gen. Dalla Chiesa aveva parlato anche con il proprio figlio Fernando, il quale riferì quanto segue nella deposizione testimoniale resa il 9 marzo 1983 davanti al Giudice Istruttore del Tribunale di Palermo dott. Falcone e confermata all’udienza del 23 luglio 1986 nel giudizio di primo grado del c.d. maxiprocesso: «mio padre mi disse che, prima di partire per Palermo, ebbe un colloquio col Ministro Rognoni, al quale fece presente che, per effettuare una seria lotta alla mafia, sarebbe stato inevitabile "toccare" uomini di spicco della Democrazia Cristiana, siciliani. Il Ministro lo rassicurò dicendogli che non era il generale della D.C.».
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