Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo


Troia Mariano, Matranga Antonino e Nicoletti Vincenzo nel rapporto di denunzia del 31 luglio 1963 sono indicati come capi della “famiglia” mafiosa della zona compresa tra Resuttaua Colli e Pallavicino. Nei confronti di costoro può ben sostenersi che l’attributo di mafioso é provato dalla notorietà della loro preminente posizione di mafiosi nelle borgate di Resuttana Colli, S. Lorenzo e Pallavicino.

Secondo la Polizia gli imputati, nel conflitto scatenatosi tra il gruppo capeggiato dai La Barbera e quello capeggiato dai Greco, si sarebbero mantenuti in disparte, tant’è vero che Troia Mariano e Matranga Antonino verso il 1962/1963 decisero di allontanarsi da Palermo e di trasferirsi insieme a Milano dove si resero irreperibili.

Nel rapporto suppletivo del 31 agosto 1963 la personalità dei predetti viene meglio messa in evidenza attraverso i loro precedenti penali per gravi reati tipicamente mafiosi, la loro rapida ascesa, da umile condizione a quella di facoltosi commercianti e possidenti, e la frequente applicazione, nei loro confronti, di misure di prevenzione, rivelatesi del tutto inefficaci.

Dalla deposizione di Di Carlo Angelo, implicato nell’associazione mafiosa di Corleone in separato procedimento penale, si ricava che Matranga e Troia riuscirono ad inserirsi nella società ippica siciliana – S.1.S. costituitasi nel 1947 per la costruzione e gestione di un ippodromo e per la organizzazione e lo sviluppo dello sport ippico.

Di tale società entrò à far parte anche Sorci Antonino e ciò costituisce una incontestabile dimostrazione dei legami esistenti, sin da vecchia data, tra i predetti imputati e il Sorci indipendentemente dalla dubbia circostanza dell’annotazione contenuta nell’agenda telefonica sequestrata nel domicilio di Matranga Antonino, a Milano, relativa al numero telefonico 270264 corrispondente a Sorci Salvatore, giacché tale annotazione, come si ricava dalla deposizione di Sorci Giuseppe potrebbe riferissi ai fratelli di costui a nome Salvatore e Antonino, cugini dell’imputato Sorce Antonino, tutti dimoranti a Palermo nello stesso edificio di via Dante, 49.

Quanto a Vincenzo Nicoletti, dalle indagini della Polizia e dalle ammissioni dell’imputato, si desume la esistenza del vincolo associativo con Matranga e Troia, quest’ultimo suo cognato.

Tutti e tre, non appena ebbero sentore di essere ricercati, si diedero alla latitanza, in cui ancora Troia e Matranga si mantengono.

Per Nicoletti è da aggiungere che sul suo conto sorsero gravi sospetti di connivenza con la malavita americana in occasione delle indagini compiute in merito all’uccisione del gangster Francesco Scalici o Francis Scalici commessa a New York il 17 giugno 1957. Fu infatti sequestrata una lettera indirizzata allo stesso da certo Nino Torres, contenente accenni al sig. Nicoletti a a certi affari dei quali il Nicoletti avrebbe dovuto occuparsi.

“Nino Torres” si identifica in Torres Antonino, temibile mafioso, implicate ripetutamente dal 1921 al 1954 in processi per omicidii, furto, rapina, estorsione, associazione per delinquere, falsificazione di biglietti di banca e altri reati minori, indiziato di essere un trafficante di stupefacenti, morto il 17 ottobre 1963.

Nella stessa lettera si faceva il nome di “Nino Marsiglia”, identificato in Marsiglia Antonino, indiziato, una decina di anni fa, come uno dei capi della mafia della città, ridotto ad un rottame umano per effetto della poliomielite, dalla cui deposizione non è emerso nulla di positivo circa i rapporti dello Scalici con Torres e Nicoletti, ma è risultata dimostrata l’esistenza di oscuri rapporti tra il gangster americano e la mafia siciliana, attraverso l’incarico affidato dallo Scalici al Marsiglia, quando costui nel 1952 rimpatriò da New York, incarico descritto dal Marsiglia nei termini più innocenti.

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