Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo


Nel rapporto si poneva in evidenza il legame esistente tra Lallicata Giovanni e Galeazzo Giuseppe in seguito ad un periodo di carcerazione comune nelle carceri di Palermo e si riferiva che Galeazzo Giuseppe senza alcun plausibile motivo si era allontanato da Palermo dopo le due esplosioni di Villabate e di Villa Sirena, facendo ritorno in città alcuni giorni dopo.

Tale circostanza era stata confermata anche da Galeazzo Alfredo, padre del Galeazzo Giuseppe, il quale era solito mettere a disposizione del figlio e di Lallicata Giovanni la sua autovettura "Giulietta".

Nei confronti di Alberti Gerlando ben conosciuto per i suoi trascorsi penali, i verbalizzanti rilevavano che egli, pur vivendo abitualmente in Milano, aveva costantemente mantenuto i rapporti con la malavita di Palermo: infatti era molto vicino a Calò Giuseppe, a Cavataio Michele ed a Buscetta Tommaso. Inoltre particolarmente intimi dell'Alberti Gerlando e di Calò Giuseppe erano stati, senza alcun giustificabile motivo, Dolce Filippo, Lipari Giovanni, Camporeale Antonino, Vitrano Arturo, Fiorenza Vincenzo, Messina Calogero, Schillaci Salvatore, ed i fratelli Lazzara Gaetano e Lazzara Salvatore nonché Badalamenti Pietro, Sorce Vincenzo, Giunta Luigi, Ulizzi Giuseppe, Pomo Riuseppe e Geraci Giuseppe.

Il Cavataio Michele annoverava invece tra le persone a lui più fedeli Sirchia Giuseppe, Gambino Francesco, Taormina Antonino, Di Fresco Pietro, Di Dia Salvatore e Maiorana Francesco.

Nei confronti di Maiorana Francesco, indicato come persona esperta nella preparazione di ordigni esplosivi, i verbalizzanti ponevano in evidenza che egli era state l'abituale fornitore di materiale per costruzione di Cavataio Michele, il quale da poco tempo aveva iniziato l'attività di imprenditore edile, sfruttando le sue relazioni con Torretta Pietro, amministratore della famiglia patrizia Di Gregorio. Attraverso il Torretta gli era stato infatti possibile ottenere dal principe Di Gregorio la lottizzazione di un agrumeto come terreno edificabile a condizioni vantaggiose; in tale attività di accaparramento delle terre appartenenti alla famiglia Di Gregorio il Torretta Pietro era stato coadiuvato dal campiere Di Martino Francesco, pure denunziato per associazione per delinquere.

Cancelliere Leopoldo e Fiore Giuseppe venivano indicati nel rapporto come mafiosi dipendenti da Greco Salvatore.. Matranga Antonino, Nicoletti Vincenzo e Troia Mariano erano denunziati come gregari del Torretta Pietro e di Buscetta Tommaso nel contrasto per la designazione dei nuovi capi, essendo rispettivamente gli esponenti delle famiglie mafiose delle borgate di Resuttana Colli, S.Lorenzo e Pallavicino, comprese tutte nella parte periferica occidentale della città.

La partecipazione dei fratelli Prestifilippo Giovanni e Prestifilippo Salvatore al sodalizio criminoso e la loro qualità di mafiosi sostenitori di Greco Salvatore veniva nel rapporto argomentata con la considerazione che l'esplosione verificatasi nel fondo Sirena altro non era se non una intimidazione diretta nei loro confronti per indurli a recedere dall'appoggio dato al Greco, al quale erano legati da antichi legami. La loro consapevolezza di essere stati oggetto dell'intimidazione veniva desunta altresì dalla condotta tenuta dai loro congiunti Prestifilippo Francesco e Prestifilippo Stefano nello informare la polizia del rinvenimento di un'autovettura abbandonata. Questi ultimi si erano limitati infatti a denunciare il rinvenimento dell'autovettura nel loro fondo tacendo che all'interno era ben visibile l'esistenza di un ordigno esplosivo.
 

L'inspiegabile irreperibilità del Prestifilippo Giovanni e del Prestifilippo Salvatore subito dopo l'esplosione e l'allontanamento di Francesco Paolo Bontate il quale veniva tratto in arresto alcuni giorni dopo in altro Comune dell'Isola, dalla vicina contrada di Villagrazia, costituivano motivo per i verbalizzanti di ritenere che essi appartenevano al gruppo mafioso facente capo a Greco Salvatore.

Peraltro, per quanto riguarda il Bontate F. Paolo erano stati accertati i suoi frequenti rapporti, mascherati da motivi di commercio, con Diana Bernardo ucciso alcuni giorni prima.

© Riproduzione riservata