- La riprotezione dei biglietti che Alitalia continua a vendere, assieme alle carte fedeltà di una compagnia che tra poco non esisterà più, costerà attorno ai 110 milioni di euro.
- Soldi pubblici che si vanno ad aggiungere ai costi per il lancio di una nuova compagnia di stato che, è oramai chiaro, è più un ammortizzatore sociale.
- Tutta la gestione del passaggio a Ita, dalle gare per le singole rotte a nessun tentativo di ricollocazione di professionalità come quelle dei piloti, è già un’ipoteca sul futuro di Ita.
Sarebbe una beffa se la riprotezione dei voli oggi effettuati da Alitalia quando l’ex compagnia di bandiera, da tre anni in amministrazione straordinaria, sarà sostituita da Italia trasporto aereo venisse effettuata da Ryanair. Cioè dalla compagnia che più di altre ha approfittato dell’inefficienza di Alitalia e della sua gestione politico-clientelare. La riprotezione che secondo stime costerà oltre 110 milioni di euro sarà un nuovo pesante costo da aggiungere a quelli già sostenuti per dar vita alla nuova compagnia di stato che, è oramai chiaro, è più un ammortizzatore sociale, piuttosto che un vettore aereo competitivo ed efficiente. Ita farebbe così le veci dell’Inps per la gestione dei 5mila addetti che resteranno in attività mentre i 6mila esuberi verranno gestiti con i prepensionamenti visto che i “nuovi” ammortizzatori sociali sono ancora tra le ali della cicogna del governo Draghi.
La ricetta non cambia
Anziché difendere le alte professionalità di molti piloti perennemente inattivi che si disperderebbero dall’inevitabile piano di esuberi derivanti dal ridimensionamento di Ita e pensare ad una loro ricollocazione nelle ferrovie italiane che si dice di voler rilanciare assieme alla sostenibilità dei trasporti, il governo sta pensando ad un piano fatto di sola cassa integrazione e esuberi. Piano che si aggiungerebbe a quelli del passato decennio, caratterizzato da cassa integrazione e prepensionamenti d’oro.
I costi di riprotezione si aggiungeranno a quelli dei prestiti ponte da 400 e 900 milioni di euro concessi tra il 2017 e il 2019 ad Alitalia visto che l'Ue sta ultimando una specifica indagine sulla loro concessione. Nonostante Draghi queste risorse andranno restituite aumentando i costi del salvataggio della ex Alitalia. È questo un pilastro del debito “buono” che gli italiani dovranno sostenere loro malgrado visto che quello “cattivo” è evidentemente ritenuto la bonifica dei siti inquinati, la spesa per il rilancio della sanità territoriale, l’innovazione tecnologica o la transizione ambientale le cui tracce sono quasi invisibili nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
La gara che serve
Per evitare che la prima operazione costitutiva di Ita parta anche questa con il piede sbagliato il ministero delle Infrastrutture dovrebbe mettere in gara le rotte oggi vendute irresponsabilmente dai commissari di Alitalia non singolarmente alle compagnie che ne faranno incetta come Ryanair, ma a pool di compagnie per evitare che una volta cessata l’attività sia una sola a tenersi gli slot degli scali principali italiani. I meccanismi di chiusura della vecchia Alitalia e la nascita di Ita sono lo specchio del futuro di Ita.
Chi paga?
Visto che per indennizzare i passeggeri che hanno acquistato un biglietto per voli venduti da Alitalia ora per il futuro ci si chiede quanto sia iniqua e discorsiva della concorrenza questa modalità di passaggio delle “consegne” in carico esclusivo dello stato. Bene fa l’Ue a chiedere concreti elementi di discontinuità tra la vecchia compagnia e quella nuova ma se la discontinuità è a carico dei contribuenti – debito buono - così non va caro governo Draghi. Volete buttare via 75 euro per una carta Alitalia mille miglia Classic o 150 euro per la carta Alitalia Plus? Oltre che vendere biglietti che non gestirà più in futuro, l’Alitalia chiede con un grande messaggio commerciale che troneggia in questi giorni sul web e sugli organi d’informazione di acquistare una carta fedeltà, ben sapendo che tra due mesi la compagnia aerea a cui essa è legata non esisterà più. Che gli iscritti molto difficilmente verranno rimborsati, e che le eventuali miglia accumulate non potranno essere recuperate con la nuova compagnia Ita. Al momento, infatti, non si sa che fine faranno i biglietti venduti da Alitalia, che non potranno essere travasati nella nuova compagnia visto che, secondo l’Ue, Ita dovrà accaparrarsi i clienti da sola.
Il rischio concreto è che i consumatori perdano quei soldi: il regolamento europeo dei diritti del viaggiatore in Europa prevede rimborsi solo in caso di voli cancellati, ma niente per i clienti di compagnie defunte. E un analogo discorso varrà presumibilmente per le miglia accumulate, salvo che il programma fedeltà non venga acquistato da altre compagnie.
Cosa fanno gli altri
Lufthansa Cargo ha annunciato che intende convertire in modo permanente due Airbus A321 da passeggeri a merci per i trasporti domestici continentali, per rispondere alla domanda in crescita di trasporto aereo. Oltre alla rimozione dei sedili per creare una stiva dedicata ai container. L’autonomia degli aerei raggiunge i 3500 chilometri. Le più quotate ed efficienti Swissair e Lufthansa stanno cercando anche di ricollocare una parte dei loro piloti in esubero nelle ferrovie dei rispettivi paesi. In situazioni analoghe senza macchinisti da una parte, ed eccesso di piloti d’aereo dall’altra – i sindacati e i piloti svizzeri e tedeschi stanno negoziando l’ingresso dei piloti nelle compagnie ferroviarie.
Con il Covid, la crisi del trasporto aereo ha messo in ginocchio vettori ben più robusti di Alitalia, i quali però non aspettano di uscirne solo con aiuti di stato e ammortizzatori sociali senza riforma degli stessi.
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