Il rito mattutino di milioni di italiani rischia di diventare ancora più costoso. Con la quotazione del caffè che ha raggiunto il livello più alto dal 1977, il prezzo della classica tazzina al bar potrebbe crescere ancora dopo gli aumenti dei mesi scorsi. Il boom della materia prima sui mercati internazionali riguarda la varietà Arabica, che è arrivata a sfiorare i 3,30 dollari per libbra, cioè quasi il doppio rispetto a un anno fa, visto che a novembre del 2023 la quotazione si aggirava intorno a 1,70 dollari.

Anche il caffè Robusta ha visto un notevole incremento del prezzo, aggiornando il suo massimo storico a 5.158 dollari per tonnellata. Ma questo aumento vertiginoso non sembra essere un fenomeno passeggero: c’entrano i cambiamenti climatici e le crescenti tensioni geopolitiche. E la speculazione finanziaria, come spesso accade, fa il resto.

Espresso sempre più caro

Le conseguenze dell’aumento del prezzo del caffè si iniziano già a vedere nella vita di tutti i giorni: in Italia una tazza di caffè espresso al banco costa il 15 per cento in più rispetto a tre anni fa, quando l’inflazione era ancora sotto controllo.

Oggi, nelle principali città italiane si arriva a pagare anche 1,50 euro per un caffè al banco e, se questo trend non dovesse invertirsi, il prezzo potrebbe superare i 2 euro in un futuro non troppo lontano. Un altro elemento che concorre all’aumento dei prezzi è l’annuncio di Donald Trump dei dazi alle importazioni di merci negli Stati Uniti, un annuncio che ha scatenato la corsa ad accumulare scorte di caffè dai paesi produttori, in particolare il Brasile, che ha visto crollare le sue scorte del 26 per cento, registrando un record di esportazioni nel 2024. Ma se quello dei dazi può essere considerato un aspetto congiunturale, le crisi climatiche e geopolitiche sono qui per restare, e sono loro a destare maggiore preoccupazione.

Cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici stanno giocando un ruolo fondamentale nell’aumento del prezzo del caffè a livello globale, influenzando in maniera drammatica la produzione e la qualità dei raccolti. Nei principali paesi produttori – come Brasile, Vietnam, Colombia ed Etiopia – gli eventi climatici estremi sono diventati sempre più frequenti, riducendo la produttività delle coltivazioni.

In Brasile, che è il maggiore produttore di caffè Arabica, si sono registrati lunghi periodi di siccità, che hanno limitato la crescita delle piante, mentre gelate improvvise hanno danneggiato milioni di piante negli ultimi anni. Anche il Vietnam, il più grande esportatore di caffè Robusta, è stato colpito da piogge intense e inondazioni, che hanno distrutto parte dei raccolti.

Il riscaldamento globale sta inoltre riducendo le aree coltivabili: con l’aumento delle temperature, molte delle aree tradizionalmente adatte alla coltivazione stanno diventando troppo calde o secche, costringendo i coltivatori a spostarsi verso altitudini più elevate, dove però la terra coltivabile è limitata. L’impatto economico si riflette su tutta la filiera, portando a un aumento dei prezzi al consumo.

La combinazione di eventi climatici estremi, riduzione delle aree coltivabili e diffusione di malattie ha creato uno squilibrio tra domanda e offerta sul mercato globale, che si ripercuote nel suo valore in borsa e dà adito alla speculazione finanziaria.

Tensioni geopolitiche

Anche le sempre più diffuse crisi geopolitiche stanno avendo un impatto rilevante sull’aumento dei prezzi del caffè, alterando profondamente la filiera produttiva e distributiva. I conflitti e le instabilità in alcune regioni chiave stanno obbligando a ripensare le tradizionali rotte commerciali.

Fattori di instabilità – su tutti gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi cargo nel Mar Rosso – spingono le compagnie di trasporto a optare per percorsi alternativi, spesso più lunghi e costosi, un fattore che influisce direttamente sui tempi di consegna e sui costi logistici.

A questi si aggiunge l'impennata dei costi di trasporto marittimo, aggravata dall’aumento dei premi assicurativi e delle spese operative per le compagnie di navigazione, che inevitabilmente si riflette sui prezzi finali.

Le interruzioni nelle catene di approvvigionamento, causate da sanzioni economiche e restrizioni commerciali, stanno ulteriormente complicando il quadro. In alcuni casi, tali misure hanno bloccato le forniture di caffè o dei materiali essenziali per la sua lavorazione, provocando carenze sul mercato e contribuendo a spingere i prezzi verso l’alto.

A complicare la situazione, l’incertezza generata dalle tensioni geopolitiche alimenta la speculazione nei mercati delle materie prime. Gli investitori, temendo potenziali interruzioni nell’offerta, acquistano grandi quantità di caffè, incrementando artificialmente i prezzi.

Anche i paesi produttori soffrono l’impatto delle tensioni geopolitiche: in alcune nazioni esportatrici – su tutte l’Etiopia, dov’è tuttora in corso una guerra civile – l’instabilità politica interna si è tradotta in una riduzione della capacità di produzione e di esportazione. La conseguente diminuzione dell’offerta ha aggravato lo squilibrio tra domanda e disponibilità sul mercato globale. Questa combinazione di fattori sta spingendo il prezzo del caffè a livelli mai visti.

A meno di un radicale cambiamento dello scenario, i consumatori devono prepararsi a un futuro in cui il caffè non sarà più abbondante ed economico come in passato: i suoi sapori complessi e l’aroma inconfondibile, simbolo di convivialità e tradizione in molti paesi, rischiano di tramutarsi in un lusso per pochi nei prossimi anni.

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