- Il nome del nuovo consigliere delegato di Unicredit dovrebbe arrivare entro il 10 febbraio. In pole ci sono l’ex presidente di Ubs Andrea Orcel, sostenuto da soci come la Fondazione Cariverona e l’ex amministratore della Cdp Fabio Gallia.
- Una controlista dei soci, Del Vecchio e la galassia delle Ffondazioni, non c’è, ma gli azionisti chiedono una strategia per tutelare il valore delle azioni che non si è ancora ripreso dall’annuncio dell’addio di Mustier.
- Per Padoan che al momento è solo un consigliere e deve essere votato dall’assemblea assieme alla futura lista è la prova del nove.
Sul nome del nuovo amministratore delegato di Unicredit, il «presidente designato» della seconda banca italiana, Pier Carlo Padoan, si gioca parte del mandato e del destino personale. Padoan, che ieri ha compiuto 71 anni, ex capo economista dell’Ocse, ministro dell’Economia e ex deputato eletto a Siena dopo aver salvato la banca Monte dei Paschi nel dicembre 2016, è ad oggi “solo” un consigliere cooptato nel consiglio di amministrazione di Unicredit dopo che a metà ottobre la consigliera Elena Zambon gli ha lasciato il posto «a seguito di improrogabili impegni professionali» che non le avrebbero più permesso di adoperarsi per la banca amministrata da Jean Pierre Mustier.
Il presidente designato
Ma seguendo il processo già messo in campo con il predecessore Saccomanni, già nel momento della sua nomina come consigliere Padoan era stato descritto come migliore candidato alla posizione di presidente identificato «da una task force di amministratori indipendenti» e come colui sarebbe toccato un ruolo attivo «nella definizione della lista dei candidati per il rinnovo dell'organo amministrativo che l'attuale Consiglio di Amministrazione predisporrà in vista dell'assemblea degli azionisti del 2021», fissata per il prossimo 15 aprile e che dovrebbe anche formalmente investirlo dell’incarico.
E il suo ruolo, con l’annuncio anticipato prima della fine di novembre delle dimissioni dell’amministratore delegato in uscita Mustier, si è rivelato ancora più delicato di quanto già non fosse chiaro all’inizio. A dicembre Padoan ha incontrato i soci, accompagnato dal presidente uscente Cesare Bisoni e in un processo informale di conoscenza, ma da negoziatore di fatto di nomine e futuro della banca. Sullo sfondo intanto continuava il negoziato sulla possibile acquisizione di Monte dei Paschi, a cui il governo attraverso il ministro dell’Economia sta lavorando da mesi e che vede la ferma opposizione di almeno un socio, la Delfin di Del Vecchio che detiene l’1,9 per cento dell’istituto di credito e lo scetticismo delle fondazioni. I soci chiedono una strategia che possa dare valore al loro investimento e sul fronte dei nomi sapevano chi non volevano come l'ex amministratore del Monte dei Paschi, Marco Morelli.
L'interesse dei soci
In generale Padoan risponde ad azionisti che se guardano a Siena lo fanno al massimo in funzione del dividendo e se guardano a Roma lo fanno pensando al generoso decreto con cui Intesa San Paolo acquisì parte delle due banche venete. Ed è a loro che si è rivolto il presidente attuale di Unicredit Bisoni in un’intervista al Sole 24 Ore in cui spiegava che non avrebbe mai accettato alcuna operazione «nell’interesse dei soci», riferendosi a Mps e in cui anche spiegava che la priorità ora è trovare il «consigliere delegato». Eppure pochi giorni dopo, a mercati chiusi, sullo stesso quotidiano è apparsa l’ipotesi che la holding di Del Vecchio e le fondazioni stessero lavorando a una lista alternativa. La lista non c’è, ma l’ipotesi sottolineando la posizione difficile di Padoan dà l’idea delle tensioni sul nome dell’amministratore delegato. Mentre Unicredit non ha ancora recuperato il valore dell'azione da quando Mustier ha annunciato il suo addio: era a 8,64 il 30 novembre ora è viaggia ancora sotto i 7,9 euro.
Tra Orcel e Gallia
Più di due terzi degli azionisti d degli investitori della banca sono fondi e investitori istituzionali: tra gli azionisti rilevanti ci sono Blackrock e il fondo Capital research management company, entrambi sopra al cinque per cento. Poi c’è il fondo pensione della banca centrale norvegese, Norges Bank al tre per cento e Atic, società del fondo sovrano degli Emirati Arabi al due.
Di fronte alla rilevanza di Unicredit, banca sistemica che gestisce un attivo di circa 400 miliardi, lo standing internazionale era il minimo comune denominatore della rosa di candidati che aveva ipotizzato il Financial times. La rosa includeva anche il banchiere di investimento, Andrea Orcel, ex presidente di Ubs, il cui nome oggi è in pole per andare a riempire la poltrona che lascerà Mustier. Assieme a lui c’è l'attuale direttore generale di Fincantieri e ex amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti e di Bnl, Fabio Gallia. Orcel che conosce Unicredit e Mps come clienti, ha dalla sua la specializzazione in operazioni di acquisizione e contro la spericolata operazione Abn Amro - Antonveneta, Gallia è per forza di cose un maggiore conoscitore degli equilibri romani. Il nome dovrebbe arrivare almeno per il 10 febbraio quando l’approvazione del bilancio 2020 dovrebbe chiudere l’era Mustier in Unicredit.
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