Al ministero dell’Economia e delle finanze arriva Giuseppe Chiné, ma si dovrebbe dire torna: il nuovo capo di gabinetto del ministro Daniele Franco conosce bene il palazzo di via XX settembre, vi ha passato cinque anni, anche se non in maniera continuativa.

Cinquantatré anni, origini calabresi di Bovalino, comune alle porte di Reggio Calabria, Chiné dal 2018 è membro del consiglio di stato, la fucina da cui arrivano moltissimi dei tecnici e dei capi di gabinetto che servono i ministeri. E lui nella vita ne ha serviti tanti, di ogni colore politico. 

Magistrato amministrativo da vent’anni, autore di manuali di diritto con Guido Alpa, divenuto celebre nel mondo della politica per essere stato il mentore dell’ex premier Giuseppe Conte. Il suo primo rapporto con gli uffici dell’esecutivo è nel governo di Romano Prodi, al ministero delle infrastrutture di Antonio Di Pietro, ma è con il quarto governo Berlusconi che si approfondisce e diventa strutturale. 

Dal 2008 Chinè diventa magistrato dell’ufficio legislativo del ministero dell’economia, allora guidato dal commercialista Tremonti, di cui diventa rapidamente consigliere giuridico. I due anni al servizio di Tremonti terminano con il trasloco e la promozione a capo dell’ufficio legislativo del ministero che le leggi deve cancellarle, quello della semplificazione amministrativa guidato da Roberto Calderoli e infine con il ritorno alla casa madre: ancora il ministero dell’economia come capo dell’ufficio legislativo. Una poltrona che Chiné mantiene ininterrottamente fino al 2013, passando senza soluzione di continuità dal governo Berlusconi, a quello Monti fino a Letta, e quindi da Tremonti a Saccomanni.

Gli anni alla salute

Nel 2013 poi è Beatrice Lorenzin, allora di Forza Italia, poi Ncd e oggi Pd, a volerlo come capo di gabinetto e con lei resta fino alla fine del governo Gentiloni. Nel frattempo colleziona esperienze come docente a contratto alla Sapienza e a Roma tre, e ruoli nei comitati di gestione dell’agenzia delle dogane e di quella del demanio, incarico che da solo in un anno gli può valere 9mila euro.

Con il governo Movimento cinque stelle Lega è il ministro dell’istruzione leghista, Marco Bussetti, ad assumerlo come capo di gabinetto e di fatto come ghost writer di una riforma dell’università che non vedrà mai la luce perché intanto il governo si chiude.

Solo nel governo M5s Pd, Ghiné non trova casa ma intanto nel dicembre 2019 diventa procuratore federale della Figc. E poi è bastato pazientare: con il governo Draghi torna direttamente alla base, via XX settembre, ad aiutare il neo ministro Daniele Franco, con cui si conoscono da anni, visto che Franco era il ragioniere dello stato dei governi in cui Chiné gestiva il dossier della sanità. 

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