In Europa cinque paesi non prevedono un limite minimo di retribuzione. Fra questi c’è l’Italia. Gli altri stati hanno una soglia garantita: si va dai 14 euro l’ora del Lussemburgo ai 2,40 della Bulgaria. Come influisce il costo della vita e le mosse di Scholz in Germania e Sánchez in Spagna
Le opposizioni chiederanno questa settimana la calendarizzazione di una proposta di legge per introdurre un salario minimo legale di 9 euro lordi l’ora. La proposta – sottoscritta da M5s, Pd, Alleanza verdi e sinistra, +Europa e Azione, e da cui si è sfilata Italia viva – ha incontrato la contrarietà del governo: «Non penso che al salario minimo si possa arrivare per legge, bisogna investire sulla contrattazione collettiva di qualità» ha commentato la ministra del Lavoro, Marina Calderone.
Scetticismo è stato espresso anche da una parte del sindacato (Cisl e Uil): «Rischiamo di creare alibi e pretesti alle imprese, che potranno decidere di uscire dall’applicazione dei contratti» ha detto Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl. Mentre Carlo Bonomi, intervenuto lunedì all’assemblea di Assolombarda, ha negato ci sia un veto da parte di Confindustria: «I nostri contratti sono tutti più alti, ma ci si può ragionare».
La situazione in Europa
La direttiva dell’Ue in materia non impone di cambiare i sistemi nazionali sul salario minimo, ma stabilisce un quadro procedurale per promuovere «salari minimi adeguati ed equi» nell’Unione europea. Il tutto nel rispetto delle differenze nei modelli di mercato del lavoro fra i diversi stati membri e tenendo presente che i Trattati vietano alla Commissione di legiferare in tema di remunerazioni.
Nell’Ue l’Italia è uno dei cinque paesi che non prevedono un limite minimo di retribuzione, in compagnia dei “frugali” Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia. Gli altri 22 paesi hanno introdotto una soglia minima, a seconda del costo della vita e dell’andamento economico nazionale: si va dai 2,37 euro l’ora della Bulgaria (pari a 399 euro al mese) ai 13,37 euro del Lussemburgo (2.387 euro al mese). I livelli variano quindi fra gli stati membri, che possono essere divisi in tre gruppi.
Dove il minimo è massimo
Al primo gruppo appartengono i paesi con un salario minimo superiore ai 1.500 euro al mese. Come riporta l’ultimo aggiornamento Eurofound, la tariffa oraria è di quasi 14 euro in Lussemburgo, intorno ai 12 euro in Germania e Belgio (come anche nel Regno Unito) e sopra gli 11 euro in Irlanda, Francia e Paesi Bassi; un lavoratore tedesco guadagna almeno 1.981 euro al mese, un olandese 1.934 e un francese 1.709 al mese.
Esemplare in questo senso è il caso della Germania, dove il Mindestlohn è stato introdotto otto anni fa e nel 2022 è stato aumentato dal governo Scholz. In molti settori, i lavoratori tedeschi godono però di un salario minimo superiore ai 12 euro l’ora: per il personale che assiste gli anziani è di 15 euro l’ora, nel settore delle pulizie è di 13 euro, mentre in quello dell’edilizia è di poco inferiore. La presenza di una busta paga base non ha alimentato una spirale verso il basso nella dinamica degli stipendi.
Più di mille euro
Nel secondo gruppo si trovano due paesi che hanno un salario minimo compreso fra i 1.000 e i 1.500 euro al mese. Sono Spagna e Slovenia, dove le tariffe orarie si aggirano attorno ai 7 euro l’ora: se i lavoratori spagnoli ricevono almeno 7,82 euro (pari a 1.260 euro al mese), i loro colleghi sloveni possono contare su 6,92 euro l’ora (1.203 euro al mese).
Per reagire all’inflazione e alle crisi economiche degli ultimi anni, i governi dei paesi Ue hanno più volte aumentato il salario minimo: dal 2013 al 2023 in alcuni stati è praticamente raddoppiato, mentre in altri – che partivano da una soglia già alta – la crescita è stata inferiore. Un caso intermedio è quello della Spagna, dove a febbraio il governo Sánchez ha alzato la retribuzione minima dell’8 per cento; a Madrid il salario di base ammonta ora al 60 per cento dello stipendio medio spagnolo.
Quando il minimo è minimo
Un terzo gruppo di stati si caratterizza per salari minimi più bassi, inferiori ai 1.000 euro al mese. Fra questi 14 paesi, un primo sottogruppo vede salari minimi di circa 5 euro l’ora: è il caso di Lituania, Polonia e di alcuni paesi mediterranei (Portogallo, Malta, Grecia e Cipro). Gli ultimi otto stati, tutti dell’Est Europa e di più recente annessione all’Ue, hanno tariffe orarie che oscillano dagli oltre 4 euro di Repubblica Ceca, Estonia, Croazia e Slovacchia ai 3 euro l’ora di Ungheria e Bulgaria.
Come riporta Eurostat, fra il 2013 e il 2023 il tasso di crescita annuale del salario minimo è stato più alto in Romania, con un aumento medio del 14 per cento, in Lituania con l’11 per cento e in Bulgaria con il 10 per cento. I tassi di crescita più bassi si sono invece registrati in Grecia e in Francia (+2 per cento) e a Malta (+1,7 per cento).
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