Nei primi mesi dell’anno sono state presentate oltre 13mila denunce di scomparsa: sono soprattutto giovani uomini di nazionalità straniera che fanno perdere le loro tracce e si spostano in altri paesi. Cosa cambia da regione a regione e come funzionano le ricerche
Si è molto parlato di un uomo, Adamo Guerra, che tutti credevano morto, suicida dieci anni fa, e che invece si era ricostruito una vita in Grecia. E lì, a Patrasso, lo hanno scovato le telecamere di Chi l’ha visto?. Nei giorni scorsi si è scoperto che non era proprio così: l’ex moglie in realtà sarebbe stata a conoscenza della sua nuova vita da tempo, almeno dal 2016. Guerra dovrà rispondere di violazione degli obblighi di assistenza familiare, in un processo che si celebrerà presto a Ravenna.
Fatti come questo, e altri grandi casi di cronaca di persone che sembrano sparite nel nulla, sono soltanto la superficie di un fenomeno più diffuso. Riguarda minori portati all’estero da uno dei genitori ma anche molti giovani fragili, stranieri piombati in un incubo di indigenza economica e indifferenza. O anziani piegati dalla solitudine.
Nei primi sei mesi dell’anno sono state presentate in Italia 13.031 denunce di scomparsa di persone. I ritrovamenti – rivela un report del ministero dell’Interno – sono stati 6.297, mentre 6.734 sono i casi ancora aperti. Nonostante l’entità del fenomeno, c’è una tendenza positiva: rispetto alla seconda metà del 2022, le denunce sono diminuite di quasi l’11 per cento.
L’identikit degli scomparsi
Ma chi è che scompare in Italia? Il report firmato dal commissario straordinario per le persone scomparse, la prefetta Maria Luisa Pellizzari, conferma un dato ormai assodato: la fascia dei minorenni è quella più interessata, con il 74 per cento, mentre il 22 per cento riguarda la fascia di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Meno colpiti sono gli over 65, che costituiscono il 4 per cento dei casi.
Notevole è anche il divario degli scomparsi per quanto riguarda il genere. Se l’82 per cento sono uomini, la percentuale delle scomparse di genere femminile è drasticamente più bassa e non va oltre il 18 per cento. La forte incidenza dei minorenni stranieri si ripercuote poi sul dato generale, che indica come il 65 per cento degli scomparsi siano di origine straniera (8.500 rispetto a 4.531 italiani).
Minori e stranieri
I minorenni che scompaiono sono in larga parte stranieri (il 78 per cento rispetto al 22 di italiani) e appartengono alla categoria dei giovani immigrati entrati in Italia ma che vedono il paese come un luogo di transito: una tappa prima di spostarsi nel centro e nord Europa. Non a caso è la Sicilia – approdo di varie rotte dal Nordafrica – la regione con il più alto numero di minorenni stranieri scomparsi.
In testa ai paesi di provenienza ci sono Egitto, Tunisia, Guinea, Costa d’Avorio e Afghanistan. Pur essendo tecnicamente scomparsi, spesso si tratta di allontanamenti programmati già prima della partenza: per quanto riguarda i ritrovamenti, gli esiti favorevoli sono più numerosi quando a scomparire è un italiano rispetto a uno straniero, che può aver fatto perdere le sue tracce varcando il confine.
Il fenomeno dei minori scomparsi interessa in buona parte giovani stranieri che si allontanano dalle strutture di accoglienza in cui sono ospitati, per raggiungere famiglie o parenti, anche all’estero. Il profilo del minore italiano che scompare, invece, riguarda nella maggioranza dei casi giovani che si allontanano per motivi di disagio e che il più delle volte sono rintracciati o rientrano spontaneamente.
Allontanamenti volontari
Ma a cosa sono legate tutte queste scomparse? Il report uscito a inizio settembre distingue tra cittadini italiani e cittadini stranieri. Nel primo caso, il 77 per cento delle volte si tratta di allontanamenti volontari, a cui segue un 11 per cento di cause non accertate e un 10 per cento di scomparse dovute a disturbi psicologici.
I dati sono simili per gli stranieri, anche se la percentuale di allontanamenti volontari sale all’87 per cento del totale e diventa significativa la porzione di scomparsi in fuga da un istituto o una comunità (l’8 per cento rispetto all’1,5 degli italiani). Solo in pochi casi, invece, la persona di cui non si hanno più notizie è vittima di un reato.
In quali regioni?
A registrare i numeri più significativi di scomparse sono le regioni del Sud Italia, con una sola eccezione al Nord. Al primo posto – nella prima metà del 2023 – c’è infatti la Sicilia con 3.366 denunce, seguita da Lombardia e Campania (con 1.467 e 1.290 persone). Subito dietro si piazzano Puglia, Lazio e Friuli-Venezia Giulia.
Anche per quanto riguarda i ritrovamenti, i numeri più alti sono quelli di Sicilia (1.092), Lombardia (959) e Campania (580). In coda a questa classifica, invece, si collocano Trentino-Alto Adige, Basilicata e Valle d’Aosta, che sono anche le regioni con meno scomparse: il dato è ovviamente influenzato dal numero di abitanti e di denunce di partenza.
Un sistema complesso
Quando viene segnalata una scomparsa si attiva un articolato meccanismo per ritrovare la persona. In relazione alle circostanze che hanno portato agli eventi, la prefettura di competenza attiva uno specifico piano che può coinvolgere la polizia, i vigili del fuoco e il soccorso alpino e speleologico. Ma anche gli psicologi e il vasto mondo del volontariato.
Oltre che sulle attività di ricerca, l’ufficio del commissario straordinario guarda alle strategie di prevenzione. In questo senso, i protocolli sottoscritti con varie istituzioni consentono di affrontare il problema da diverse angolazioni. L’attività della commissaria straordinaria Pellizzari è poi supportata dalla Consulta nazionale per le persone scomparse, un organismo che include le associazioni dei familiari e formula proposte e suggerimenti.
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