- In crescita la paura per l’estendersi globale della guerra: dal 10 per cento di fine marzo, al 17 dei primi di ottobre, al 20 per cento di questa settimana.
- Salgono i timori per il ricorso alle armi nucleari: dal 21 per cento di luglio al 30 di questi giorni.
- Molto ampia è la sensazione della scarsa efficacia delle sanzioni, avvertita dal 58 per cento dell’opinione pubblica.
A quasi otto mesi dall’inizio del conflitto russo-ucraino è utile fare il punto sulle opinioni presenti tra gli italiani utilizzando le puntuali indagini continuative di Ipsos sul tema.
La preoccupazione per il conflitto è sempre altissima (78 per cento) ed è in crescita: da luglio ad oggi le persone che si dicono molto preoccupate sono salite dal 26 al 33 per cento. Insieme alle apprensioni per la situazione del conflitto, sono cresciute sia la paura per l’estendersi globale della guerra, con una escalation delle inquietudini proprio nelle ultime settimane (dal 10 per cento di fine marzo, al 17 dei primi di ottobre, al 20 per cento di questa settimana); sia il timore che ci sia il ricorso alle armi nucleari (dal 21 per cento di luglio al 30 di questi giorni).
Il sostegno a Zelensky
Nel corso del tempo, con lo scorrere dei mesi di conflitto, si è un po’ affievolito il sostegno all’Ucraina e al suo premier. Nei primi mesi delle ostilità i sostenitori delle ragioni ucraine erano la maggioranza del paese (56 per cento). Oggi la quota di quanti affermano di essere schierati con l’Ucraina è scesa, invece, al 43 per cento.
Sempre uguale la percentuale dei supporter della Russia (7 per cento oggi come ad aprile), mentre si è ampliata la fascia di persone che non si schiera con nessuna delle due parti (38 per cento ad aprile, 50 per cento questa settimana).
Su questo infragilimento delle posizioni pro Ucraina influiscono molti fattori, come le apprensioni per il prolungarsi della guerra, i timori per gli approvvigionamenti energetici, il rincaro dei prezzi, ma anche la sensazione, presente in una parte dell’opinione pubblica italiana, che il sistema dell’informazione sia eccessivamente sbilanciato verso Zelensky (35 per cento).
Permane alto, tuttavia, il favore verso le sanzioni alla Russia (42 per cento), anche se vi è stato un calo di nove punti rispetto ad aprile 2022 (allora era al 51 per cento). Molto ampia è, invece, la sensazione della scarsa efficacia delle sanzioni, avvertita dal 58 per cento dell’opinione pubblica.
Su quale debba essere la strategia per il futuro da parte di Unione europea e Stati Uniti, le opinioni si suddividono in modo articolato. Abbiamo un 19 per cento di italiani che è per la linea dura a tutti i costi.
Si tratta di quella parte di cittadini schierata per un chiaro e netto sostegno concreto all'Ucraina, con nuove armi e supporti logistici, fino alla liberazione di tutti i territori annessi alla Russia. Sempre sul fronte del sostegno netto all’Ucraina troviamo un ulteriore 27 per cento.
Si tratta di quella percentuale di persone che ritiene giusto sostenere diplomaticamente l'Ucraina nella sua scelta di non trattare con la Russia, senza però incrementare la fornitura di armi. Abbiamo, quindi, un 46 per cento dell’opinione pubblica orientato a dare chiaramente tutto il sostengo possibile all’Ucraina, anche se con posizioni differenti sull’invio delle armi.
La maggioranza del paese
L’altra parte del Paese, la maggioranza (54 per cento), è su posizioni orientate a fare pressioni sui contendenti per sollecitarli ad addivenire a una reale trattativa per mettere fine al tuoneggiar dei cannoni. Il 25 per cento dell’opinione pubblica vorrebbe che venissero rallentate le forniture di armi all'Ucraina e abbassati i toni contro la Russia, per facilitare il raggiungimento di un’intesa tra le parti.
Un altro 29 per cento, infine, suggerisce un aumento delle pressioni sull’Ucraina per sollecitare Zelensky a trattare con Putin e la Russia, facendo alcune concessioni, anche territoriali. Sulle posizioni dell’opinione pubblica nazionale rispetto al futuro del conflitto diverse apprensioni.
In primo luogo incidono i timori per le conseguenze economiche per l’Italia (rincari dei prezzi di beni e servizi, ma anche i rischi per i risparmi), che toccano il 55 per cento del Paese. Secondariamente pesano le preoccupazioni per gli effetti bellici incontrollati che si possono innescare, in particolare l’estendersi del conflitto e il possibile coinvolgimento diretto dell’Italia (24 per cento).
Infine, pesano anche le dimensioni sempre più grandi delle conseguenze umanitarie che la guerra sta scaricando sulla popolazione ucraina (8 per cento). I dati mostrano che la pace e non la vittoria di una delle due parti è l’obiettivo prioritario. Ma la pace non può essere un mero auspicio.
Essa deve essere perseguita con tenacia, saggezza e coscienza. La pace, come diceva Nelson Mandela “non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare”.
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