- I principali timori dei giovani di fronte al lavoro sono: di non essere apprezzato (29 per cento); di non avere più tempo per se stessi e di essere completamente risucchiati nel vortice professionale e lavorativo senza più spazio per la propria esistenza al di fuori del lavoro (28 per cento); diventare un mero numero (28 per cento)
- Fra le paure dei giovani incontriamo anche alcuni aspetti significativi della relazione interna al luogo di lavoro, come ad esempio, il terrore di essere giudicato (18 per cento), la paura di incontrare un capo eccessivamente autoritario (16 per cento), l’angoscia nel restare l’ultima ruota del carro (16 per cento) o di essere discriminato (14 per cento).
- I ragazzi e le ragazze chiedono di essere valutati in un’ottica costruttiva (19 per cento), sperano di trovare un capo che ascolta e riconosce i meriti dei propri dipendenti e collaboratori (29 per cento) e aspirano a sentirsi parte di un gruppo affiatato (23 per cento).
Il lavoro è uno dei fattori fondamentali della vita che si iscrive, per i giovani, tra gli altri valori della vita, quali la famiglia (60 per cento), l’amicizia (54 per cento), l’amore (50 per cento), il divertimento (46 per cento), l’istruzione (44 per cento) e il lavoro (38 per cento). A spaventare i ragazzi e le ragazze non è la fatica, bensì la paura di finire in ingranaggi che snaturano il loro essere persone.
Il primo elemento di preoccupazione è quello di essere sfruttato. È il tema che sovrasta tutti gli altri con il 48 per cento delle persone della Generazione Z che lo mette al primo posto delle inquietudini. Al secondo posto troviamo il tema della mancanza di tutele (34 per cento). Per i giovani l’idea della precarizzazione a lungo termine è una pesante ipoteca sul futuro e genera la sensazione di dover vivere perennemente nell’incertezza.
Terza angoscia è quella legata alla complessiva dimensione dell’alienazione, del sentirsi estraniato dal lavoro che si fa. Di qui il timore di non essere apprezzato (29 per cento); la paura di non avere più tempo per se stessi e di essere completamente risucchiati nel vortice professionale e lavorativo senza più spazio per la propria esistenza al di fuori del lavoro (28 per cento); la volontà di rifuggire dal diventare un mero numero (28 per cento), un ingranaggio spersonalizzato, all’interno di un contesto complesso e alienante. Un rischio di alienazione in cui rientrano anche la preoccupazione per l’orario di lavoro (26 per cento) e il timore di non avere buone relazioni con i colleghi.
Fra le paure dei giovani incontriamo anche alcuni aspetti significativi della relazione interna al luogo di lavoro, come ad esempio, il terrore di essere giudicato (18 per cento), la paura di incontrare un capo eccessivamente autoritario (16 per cento), l’angoscia nel restare l’ultima ruota del carro (16 per cento) o di essere discriminato (14 per cento). Questo è il quadro che emerge dall’ultima indagine dell’osservatorio centro studi Legacoop – Ipsos di aprile 2023. Va segnalato che i giovani della generazione Z, rispetto agli adulti, sono meno concentrati sull’aspetto remunerativo (39 per centro contro il 48 degli adulti), mentre sono più concentrati sul fare esperienza (31 per cento), sull’essere guidati e formati (21 per cento), sull’eccellere e farsi notare (18 per cento).
I ragazzi e le ragazze chiedono di essere valutati in un’ottica costruttiva (19 per cento), sperano di trovare un capo che ascolta e riconosce i meriti dei propri dipendenti e collaboratori (29 per cento) e aspirano a sentirsi parte di un gruppo affiatato (23 per cento).
Tra i giovani, in particolare, troviamo l’esigenza di essere tutelati dalle associazioni dei lavoratori (16 per cento), di trovarsi a operare in un ambiente ben strutturato e organizzato (24 per centro) e in cui poter esprimere tutto il proprio potenziale (23 per cento). Le tipologie di aziende in cui i giovani ambiscono lavorare, rispetto alla media dei lavoratori italiani, sono innanzitutto le multinazionali internazionali (+10 per cento rispetto alla media), le cooperative (+ 6 per cento) e l’avere una propria azienda (+ 6 per cento). Sono meno attratti, invece, dalle grandi aziende nazionali (- 12 per cento) e dalle piccole aziende (-6 per cento). Nel confronto tra imprese capitalistiche e cooperative, per i giovani è meglio decisamente una impresa cooperativa che garantisce maggiori tutele dei lavoratori (55 per cento), luoghi di lavoro più inclusivi, con minori discriminazioni (56 per cento), un miglior bilanciamento ed equilibrio tra vita lavorativa e vita privata (53 per cento), un maggior interesse e cura del benessere dei lavoratori (55 per cento). Unici aspetti su cui le imprese capitalistiche risultano più appetibili sono quelli legati alle retribuzioni e alla possibilità di fare carriera.
Per i giovani della generazione Z, gli aspetti fondanti e più attesi di fronte al lavoro sono, rispetto alla media nazionale, la possibilità di avere orari flessibili e tempo libero (+ 5 per cento), la possibilità di fare carriera e di crescere professionalmente (+ 6 per cento), l’opportunità di viaggiare molto e di stare all’aria aperta (+ 5 per cento), il poter svolgere dei lavori socialmente utili per la collettività (+ 5 per cento).
L’idea del lavoro sta vivendo alcuni significativi mutamenti di paradigma e si vanno sempre più affermando, insieme ai fattori di anti precarizzazione, quelli di fluidità esistenziale, di appagamento e riconoscimento personale, di rispetto dell’individuo e dei suoi livelli di benessere personale e familiare.
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