A livello globale sono in crescita, invece, le preoccupazioni per l’aumento della violenza e della criminalità. Il tema è salito al secondo posto nella classifica delle tensioni, con un +6 per cento rispetto all’autunno 2022. Nel nostro paese l’apprensione sul tema è praticamente raddoppiata
Le dinamiche dei fattori di tensione globale e quelle italiane hanno subito alcune trasformazioni nel corso dell’ultimo anno. Il tema dei morsi dell’inflazione resta, a livello globale, al primo posto con il 38 per cento.
Un dato di nuovo in crescita rispetto al periodo estivo di quest’anno (+1 per cento), ma in rallentamento rispetto al 42 per cento di un anno fa. Il quadro italiano è in controtendenza e non si palesa alcun rallentamento del peso inflattivo: il dato oscilla sempre intorno al 33 per cento come nell’autunno 2022.
A livello globale sono in crescita, invece, le preoccupazioni per l’aumento della violenza e della criminalità. Il tema è salito al secondo posto nella classifica delle tensioni, con un incremento di 6 punti percentuali rispetto all’autunno 2022. Nel nostro paese l’apprensione sul tema è praticamente raddoppiata. Si è passati dal 13 per cento del settembre 2022 al 25 per cento di oggi.
Povertà e lavoro
Questi sono alcuni dati che emergono dall’indagine mensile What worries the world? che realizza Ipsos global su 29 paesi, su un campione di 20.570. Al terzo posto, nella classifica mondiale dei fattori che preoccupano le persone, c’è l’aumento delle disuguaglianze e della povertà (31 per cento).
A livello europeo svettano su questo tema l’Olanda (42 per cento), l’Ungheria (40 per cento), la Germania (37 per cento), seguita dall’Italia (29 per cento) e dalla Gran Bretagna (28 per cento). Spagna (27), Belgio (26) e Francia (25) chiudono questa graduatoria.
Differente è il quadro relativo alla paura di perdere il lavoro. Qui a svettare sono sempre l’Italia e la Spagna (38 per cento) che si collocano al terzo posto nella classifica globale, superate solo dal Sudafrica (64 per cento) e dall’India (39 per cento). Negli altri paesi europei il dato è molto più limitato e coinvolge al massimo un sesto della popolazione, come in Belgio (16 per cento), mentre in Gran Bretagna è al 13 per cento, in Germania al 10 cento e in Francia al 9.
Leggermente in crescita, a livello globale, è l’attenzione al tema della corruzione (26 per cento). Rispetto allo scorso anno si nota un aumento di due punti. I paesi europei che guidano questa graduatoria sono l’Ungheria (46 per cento) e la Polonia (30 per cento). Seguono Spagna e Belgio (rispettivamente al 20 e 19 per cento). L’Italia e la Germania, con il loro 10 per cento di preoccupazione, arrivano dopo Gran Bretagna (16 per cento) e Olanda (13 per cento) e sono superate solo da Francia e Svezia, che fanno registrare rispettivamente il 7 e il 5 per cento di preoccupazione.
Clima e Covid
Crescono a livello globale le preoccupazioni per i cambiamenti climatici. Si è passati dal 16 per cento del novembre dello scorso anno al 19 di quest’anno. In cima alla classifica dei livelli di tensione per i mutamenti del clima troviamo Olanda e Italia (29 e 28 per cento), seguite dalla Germania e dalla Gran Bretagna (27 per cento), dalla Spagna (26 per cento) e dalla Francia (24 per cento). Più bassi sono i tassi di apprensione in Belgio (20 per cento), in Svezia (18 per cento) e in Polonia (17 per cento). Chiude l’Ungheria con il suo 11 per cento.
In calo, invece, le apprensioni per la guerra e i conflitti militari. Si è scesi dal 10 per cento dello scorso anno al 7 per cento di settembre 2023. Maggiormente preoccupati per i conflitti in corso sono i tedeschi e gli svedesi (15 e 12 per cento), seguiti dagli olandesi (10 per cento). Inglesi, francesi e italiani sono tutti con tassi inferiori al 10 per cento (in Italia il 7 per cento).
Infine, la preoccupazione per il Covid. Nonostante l’imperversare delle molteplici varianti i livelli di tensione su questa malattia sono molto bassi e sono scesi globalmente dal 10 per cento dello scorso anno al 4 per cento di settembre 2023. Nel nostro paese c’è una leggera crescita, rispetto a prima dell’estate, del numero di persone che avvertono il Covid come una minaccia elevata: passano dal 12 per cento al 15.
Il quadro globale mostra una società planetaria attraversata da faglie di tensione simili, con accentuazioni differenti da paese a paese. Globalmente le grandi problematiche sono: l’inflazione, la costante crescita delle disuguaglianze sociali e l’aumento della povertà, la crescita della violenza nella società e l’aumento del senso di insicurezza delle persone, il permanere di livelli di corruzione e di evasione, nonché la crisi del lavoro e la paura della disoccupazione.
L’affresco della società globale non è quello di un capitalismo dinamico, generatore di benessere, ma quello di una società arcigna che sta consumando le proprie risorse, il proprio capitale umano e sta accentuando divisioni, violenza, paure, insicurezze e tensioni. Un capitalismo malato che premia le classi abbienti e i furbetti, spremendo sempre di più il resto della società.
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