- L’agenda delle preoccupazioni globali e quella italiana: in vetta paura di perdere il lavoro, diseguaglianze sociali e inflazione. Al primo posto la paura di perdere il lavoro (41 per cento). Il dato più allarmante, tuttavia, è l’ampia forbice che distanzia il quadro italiano da quello degli altri principali paesi europei. In Germania la preoccupazione per il lavoro coinvolge il 7 per cento della popolazione, in Gran Bretagna il 10 e in Francia il 14.
- Al secondo posto il tema delle diseguaglianze sociali e della povertà (31 per cento). Il dato italiano è simile a quello spagnolo, francese e britannico (che sono tra il 29 e il 30 per cento). Si inverte, invece, la dinamica in Germania: le diseguaglianze sociali preoccupano il 35 per cento delle persone
- L’80 per cento degli italiani descrive come pessima l'attuale situazione economica del paese e l’82 per cento definisce sbagliata la direzione in cui sta andando l’Italia
Mentre la campagna elettorale imperversa è utile ampliare lo sguardo e osservare le dinamiche globali che si stanno delineando. Per tracciare il quadro ci avvaliamo del monitoraggio “What worries the world?” di Ipsos Global Advisor, realizzato nell’agosto 2022 in 28 paesi su un campione rappresentativo di circa 19.508 adulti tra i 16 e i 74 anni. A livello globale i primi cinque temi dell’agenda dei cittadini sono l’inflazione (39 per cento), le diseguaglianze sociali (31 per cento), il lavoro e la disoccupazione (27 per cento), la sicurezza (26 per cento) e la corruzione (25 per cento). Il Covid, a livello globale, è sceso al nono posto. I cambiamenti climatici sono al settimo, la guerra, invece, è al quattordicesimo posto. L’agenda italiana marca alcune differenze. Al primissimo posto c’è il tema della paura di perdere il lavoro (41 per cento). In questo ambito le preoccupazioni nostrane sono tra le più alte fra i 28 paesi monitorati. Livelli di tensione superiori ai nostri sul tema del lavoro sono presenti solo in Sud Africa, Spagna e Indonesia. Il dato più allarmante, tuttavia, è l’ampia forbice che distanzia il quadro italiano da quello degli altri principali paesi europei. In Germania la preoccupazione per il lavoro coinvolge il 7 per cento della popolazione, in Gran Bretagna il 10 e in Francia il 14. Al secondo posto, nell’agenda nostrana c’è il tema delle diseguaglianze sociali e della povertà (31 per cento). Il problema è meno polarizzato rispetto agli altri paesi Europei. Il dato italiano è simile a quello spagnolo, francese e britannico (che sono tra il 29 e il 30 per cento).
Si inverte, invece, la dinamica in Germania: le diseguaglianze sociali preoccupano il 35 per cento delle persone, mostrando uno dei lati deboli e fragili del paese guidato da Olaf Scholz. Il terzo podio della scala delle preoccupazioni nel nostro paese è occupato dall’inflazione e dal caro prezzi (30 per cento). È chiaro che i primi due elementi sono strettamente connessi a questo terzo. La crescita dei prezzi sta incidendo sia sulle diseguaglianze sia sulla paura per il lavoro. Se confrontiamo il dato italiano con quello degli altri principali paesi europei scopriamo che il quadro è ancora più in tensione: in Germania e in Gran Bretagna lo scatto inflattivo inquieta il 44 per cento e in Francia il 33. In ogni caso, anche se con alcune dinamiche differenti, la scala delle apprensioni presenti nell’opinione pubblica italiana mette ai primi tre posti gli stessi temi che attanagliano il resto degli altri 28 paesi, con l’incedere del tema caro vita e del caro energia che diventa sempre più come un’enorme nuvolone nero che rischia di oscurare tutto l’orizzonte e di incrementare ulteriormente gli altri ambiti economici e sociali. Il quadro dell’agenda italica, tuttavia, ha anche alcune peculiarità di gradazione rispetto alla mappa globale. Al quarto posto troviamo i problemi legati ai cambi climatici (28 per cento). Un aspetto che vede in prima linea la Germania e la Francia (32 per cento), seguite da Gran Bretagna, Olanda e Italia. Il Covid è sceso al 14 per cento, così come il tema della sicurezza e della criminalità. Permane al quinto posto l’annoso tema della corruzione (15 per cento), mentre l’ansia legata al conflitto in corso è al 10 per cento. A completamento del quadro ci sono le percezioni relative alla direzione presa dal paese e all’andamento economico dell’Italia. In entrambi i casi il manometro segna profondo rosso. L’80 per cento degli italiani descrive come pessima l'attuale situazione economica del paese e l’82 per cento definisce sbagliata la direzione in cui sta andando l’Italia. Le dinamiche degli altri paesi europei non sono brillanti, ma hanno tinte un po’ meno fosche. Giudicano pessima la situazione economica nazionale il 71 per cento di spagnoli e britannici, il 67 per cento dei francesi e il 51 per cento dei tedeschi. Chiunque vinca le elezioni del 25 settembre avrà a che fare con un quadro complesso, marcato da tensioni sociali in fieri, da una matassa di diseguaglianze sociali pesante da districare e una situazione economica fragile e incerta. L’Italia appare come un transatlantico in affanno, appesantito dai suoi fardelli, che ha bisogno di un governo che non laceri ulteriormente il paese, ma punti a compattarlo per affrontare almeno i cinque temi principali di preoccupazione. Una sfida che non si vince né con gli slogan, né attaccando gli avversari sempre a testa bassa, ma provando a costruire. Esercizio improbo per molti politici di questa generazione.
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